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Il nostro Pinot Nero fa impazzire i cinesi.

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Lo chef stellato Graziano Prest, patron del ristorante Tivoli di Cortina D'Ampezzo, che propone da oltre vent'anni ad una clientela particolarmente esigente e raffinata menù della tradizione veneta rivisitati e rielaborati con sapiente creatività e fantasia, utilizzando i prodotti d'eccellenza del territorio delle Dolomiti Bellunesi come i fagioli IGT di Lamon, i funghi del Cadore, l'Agnello dell'Alpago oppure il pesce fresco dei vicini mercati ittici di Venezia e Chioggia, ha recentemente allestito e curato una cena di gala a Palazzo Labia, in occasione della 75esima edizione della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia

Un importante evento enogastronomico in cui ha scelto di proporre, ad accompagnamento di uno dei suoi piatti, il nostro vino IGT Vigneti delle Dolomiti "Pinot Nero annata 2012 - Raffinatezza ed Eleganza. 

La cena di gala.

La cena di gala in onore di un gruppo di imprenditori cinesi è una tradizione che persiste ormai da più di tre anni. Nella prima edizione la cornice era quella della vecchia fonderia di Murano, mentre quest'anno la location era ancora più esclusiva e d'eccellenza, ossia quella di Palazzo Labia, attuale sede della RAI di Venezia

L'appuntamento enogastronomico dedicato in particolar modo a un produttore cinematografico cinese che presto andrà in pensione, e che tra i suoi primi film aveva prodotto "Marco Polo", è stato abilmente impostato dalo Che sulla preparazione di un menù incentrato su piatti relativi a illustri personaggi storici che a Venezia erano di casa come lo scrittore Hemingway e Casanova.

Proprio per mantenere un contesto di regionalità, Graziano Prest ha deciso di servire in tavola il nostro pluripremiato Pinot Nero che, fin da subito, ha riscosso un notevole successo ed apprezzamento da parte di questo noto produttore cinese, a tal punto che i dirigenti RAI presenti all'evento hanno pensato di fargli recapitare dodici bottiglie di questo nostro pregiato vino di alta qualità prodotto a Vignui di Feltre, nel cuore del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi

Questa è l'ennesima dimostrazione che il vino bellunese sta conquistando sempre più nuovi mercati e che le cose fatte con il cuore, serietà e conoscenza, stanno pian piano emergendo non solo nel nostro bel Paese, ma anche e soprattutto all'estero. 

 

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Alla scoperta del Fiume Piave... in bicicletta.

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Turismo, paesaggio, identità, accoglienza, viaggio ed esperienza. In un'unica parola Piave, che è anche il nome del progetto che vede coinvolto come protagonista principale il Centro Consorzi di Sedico, nell'intento di far interagire il turista con gli aspetti più caratteristici e peculiari del territorio veneto, permettendogli di vivere un'esperienza di viaggio unica e personalizzabile alla scoperta del percorso ciclabile "La Piave" uno straordinario itinerario che si snoda per 220 chilometri, partendo dalle Sorgenti in Provincia di Belluno e giungendo fino al Mare Adriatico, proprio in prossimità della nota località balneare di Jesolo, dopo aver attraversato da Nord a Sud le provincie di Belluno, Treviso e Venezia, lungo un percorso che va dai 1.700 metri di quota al livello del mare.

Il percorso del Fiume Piave rappresenta un viaggio nella Storia, segnando il passaggio dal microclima artico a quello più mediterraneo. Il suo corso ha visto dialogare gli instancabili navigatori veneziani con gli orgogliosi popoli stanziali stabilitisi lungo il fiume, dando vita a nuove dinamiche culturali di notevole interesse, sviluppando anche vere e proprie economie che nel corso dei secoli hanno permesso di unire la biodiversità alpina e lagunare.

Non va inoltre dimenticato che il Piave, fiume Sacro alla Patria e corso d'acqua che ha fatto grande Venezia tra il '400 e il '500, è un importante filo conduttore che lega due siti della WHL Unesco: Le Dolomiti e Venezia e la sua Laguna, due ambiti morfologicamente lontani ma fortemente legati dalla stessa genesi geomorfologica. 

Infatti le Dolomiti derivano dalla profonda interazione tra il mare e la terra, proprio come la laguna, nata dai numerosi sedimenti provenienti dal bacino alpino, modellati nel tempo dalle correnti marine.

Questo stupendo itinerario può essere affrontato a piedi o in bicicletta, seguendo vari temi in base ai propri interessi personali: i Musei, il Piave e la Grande Guerra, Castelli, Torri e Abbazie, le Chiese Affrescate, i Grandi Capolavori del Piave, gli Opifici Storici, Le Ville, i Paesaggi del Piave. 

Il turista può sempre decidere in qualsiasi momento di personalizzare come meglio crede il suo viaggio, scegliendo di comprenderli tutti, oppure solo alcuni di essi, grazie anche all'ospitalità diffusa sviluppata in collaborazione con la DMO Belluno - Dolomiti, il Consorzio Turistico Dolomiti Prealpi e quello della Marca Trevigiana, il GAL (Gruppo Azione Locale) e la rete d'impresa Cycling in the Venice Garden, unendo così ambiti diversi che spaziano dallo storico all'artistico, dall'antropologico all'emozionale, dal paesaggistico all'architettonico, per una camminata o pedalata che vuole essere anche un'occasione in più per scoprire ed ammirare la Storia d'Italia.

 

 

 

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Le Spade delle Dolomiti.

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In Provincia di Belluno, dal'400 alla prima metà del '600, si forgiavano lame di spada che armavano svariati eserciti - dalla Scozia al lontano Oriente, in particolare per le milizie della Serenissima, e i cui esemplari sono esposti nei più importanti musei del mondo, ma non ancora in quelli delle Dolomiti Bellunesi, dichiarate dal 2009 Patrimonio Unesco.

Proprio lungo il corso del torrente Ardo, a nord - est di Belluno, nelle località di Brusighel e Fisterre, venivano prodotte più di 25.000 spade all'anno, mentre attraverso un documento risalente al 1578 sappiamo con certezza che gli inglesi siglarono un contratto con gli armaioli di Belluno per la fornitura di 600 spade delle Dolomiti al mese per un periodo di 10 anni.

Riuscire a processare questo enorme quantitativo di armi fu possibile solo grazie all'alta qualità del ferro estratto dalle miniere delle Vallate dell'Agordino e dello Zoldano.

Molto importanti furono le miniere del Fursil il cui minerale ferroso, ricco di manganese, era particolarmente adatto alla fucinatura di lame che all'epoca venivano forgiate utilizzando la tecnica denominata "a stoffa", che consisteva nel martellare a caldo, lamine d'acciaio e di ferro finchè si saldavano per bollitura. Questo permetteva inoltre di ottenere anche tempra della lama dura nel fondere, ma non facile a scheggiarsi.

Certamente quello delle spade fu il periodo di massimo sviluppo dell'Alto Veneto. In quei secoli, la bravura degli artigiani bellunesi primeggiò a livello europeo. Celebri furono soprattutto i maestri spadari come Pietro da Formicano, Giandonato Ferara (fratello del più noto Andrea) e i fratelli Giorgiutti, dei quali si possono ammirare ancora oggi nella Sala d'Armi del Consiglio dei Dieci al Palazzo Ducale di Venezia, due splendidi spadoni a due mani. 

Le spade forgiate da questi abili maestri raggiunsero, in molti casi, livelli qualitativi così alti da essere ricercate dai sovrani più importanti di quei tempi, che le vollero per arricchire e dare maggiore lustro alle loro collezioni personali.

Sicuramente il più noto tra i maestri spadari bellunesi è stato Andrea Ferara, originario del Comune di Fonzaso e molto attivo nella seconda metà del Cinquecento a tal punto che le sue spade, con l'elegantissimo fornimento a "tre vie" fecero epoca e, proprio da questo fornimento, Ferara diede vita alla gabbia del primo tipo di Schiavona, la spada più nota della Repubblica Veneziana, essendo legata ai suoi ultimi due secoli di storia, terminando il suo servizio con l'occupazione napoleonica del territorio della Serenissima.

La Schiavona, sviluppata verso la fine del XV secolo, era una spada molto pesante con guardia a gabbia metallica pensata appositamente per proteggere la mano del soldato che la brandiva garantendogli la possibilità di colpire con il pugno il suo nemico se si fosse avvicinato troppo a lui.

Il cesto paramano era realizzato con una griglia di lamine metalliche, assicurata alla crociera e all'arco paramano invece che al pomello. Quest'ultimo con la sua forma a "testa di gatto", era un'altra caratteristica distintiva di quest'arma, che raggiunse la sua massima notorietà nel XVII secolo.

Proprio nel momento di massima produzione delle spade bellunesi, la Serenissima decise di nazionalizzare il Bosco del Cansiglio (allora importante riserva di carbone), per utilizzarlo come "bosco da remi". Alla fine del Cinquecento gli spadari bellunesi furono costretti ad andarsene. 

La produzione di armi bianche entrò in crisi nel XVII secolo abbandonando definitivamente le montagne bellunesi, a seguito dell'introduzione della polvere da sparo. Fu allora che Venezia spostò in Val Trompia la fabbricazione delle nuove e più potenti armi da combattimento. 

Nonostante questo, la nostra manodopera qualificata e specializzata non si perse d'animo contribuendo, poi, allo sviluppo del distretto delle coltelleria di Maniago, che  impiega più di 1.000 addetti nel solo ciclo produttivo degli articoli da taglio, comprendo gran parte del fabbisogno nazionale ed esportando verso i mercati europei e americani. 

 

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Pian delle Vette alla presentazione della Guida ai Sapori e Piaceri del Veneto.

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Anche il mese di novembre 2017 si è concluso in modo trionfale per l'Azienda Agricola Pian delle Vette che è riuscita a portare a casa un altro prestigioso riconoscimento ufficiale per l'alta qualità dei suoi pregiati vini di montagna prodotti a Vignui di Feltre, un piccolo borgo immerso nella natura incontaminata del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.

Lunedì 27 novembre Egidio D'Incà e Walter Lira, i due soci titolari di Pian delle Vette Cantina di Montagna, sono stati invitati alla presentazione della Guida ai Sapori e Piaceri di Venezia e del Veneto, che si è tenuta nella prestigiosa sede storica del Caffè Pedrocchi di Padova, in quanto inseriti nella Guida da parte di Giovanni Zanon, titolare del Ristorante Corte dell'Hotel Villa Abazia di Follina (TV) che presenta il Pinot Nero - annata 2012 - "come il gioiello che più mi attrae tra le 800 etichette della nostra carta vini". 

La Guida ai Sapori e Piaceri del Veneto.

Dal 2004 il quotidiano Repubblica accompagna i lettori alla scoperta dei più significativi ed importanti cambiamenti della società, del territorio e della cultura, prestando un particolare occhio di riguardo anche ai Sapori gastronomici più tradizionali e innovativi che ogni regione d'Italia propone. 

La Guida ai Sapori e ai Piaceri del Veneto si presenta come uno scrigno delle eccellenze non solo gastronomiche, ma anche storiche e paesaggistiche, in grado di promuovere e rappresentare un territorio da sempre ricco di tradizioni, usanze e costumi, ma anche di numerose bellezze e storie spesso sconosciute che meritano di essere conosciute, raccontate e vissute. Un viaggio che percorre le province di Venezia, Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Verona e Vicenza, per promuovere e valorizzare tradizioni ed usanze venete di un tempo, ma soprattutto i Sapori e i Piaceri che dalla tavola arrivano agli incantevoli scorci che il paesaggio Veneto sa proporre ed offrire.

Ci sono volute più di 500 pagine per raccontare la Regione Veneto attraverso una dettagliata presentazione dei luoghi dei suoi grandi scrittori come Buzzati o Mario Rigoni Stern, Goethe o Hemingway, dei vari percorsi storici dedicati alla Grande Guerra e alle numerose Ville Venete

Ovviamente la parte più consistente della Guida è riservata ai Sapori e Piaceri del Veneto. Nei 648 ristoranti dislocati tra le province e le aree urbane della nostra regione, si possono assaggiare proposte di piatti più tradizionali della cucina veneta, con la possibilità di effettuare piacevoli tappe gourmet nei locali degli Chef più innovativi e all'avanguardia.

Le 266 botteghe del gusto, insieme con gli 88 locali per cicchetti e spunciotti vari, le 92 dimore di charme, i 41 caseifici e i 126 produttori di vino permettono di scoprire particolari itinerari enogastronomici che spaziano dalla città alla campagna, all'insegna della conoscenza e della promozione dei prodotti tipici della Regione Veneto.

Non solo suggerimenti culinari, ma anche un ritratto complessivo di questa magnifica regione, alla scoperta di tesori storici e naturalistici e delle numerose mete turistiche venete  ideali per trascorrere una splendida vacanza, oppure un indimenticabile e romantico weekend all'insegna del benessere e del cibo di alta qualità; è questo l'obiettivo che si pone la Guida ai Sapori e Piaceri di Venezia e del Veneto 2018, che è già disponibile in edicola (in allegato al quotidiano Repubblica a € 9,90 in più), oppure acquistabile nelle librerie, o presso lo store online di Repubblica e, infine, sui siti di Amazon e IBS.

 

 

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Pian delle Vette presente alla quinta edizione di "Vini da Terre Estreme".

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Vini eroici, viticoltori eroici. 60 cantine, oltre 300 etichette, si sono date appuntamento dal 19 al 20 novembre a Villa Braida di Mogliano Veneto (TV) per la quinta edizione di "Vini da Terre Estreme", la più importante manifestazione nata per celebrare l'unicità del "vino estremo", ovvero quello prodotto con uve coltivate in zone spesso sconosciute, geograficamente impervie, dislocate in piccoli fazzoletti di terra strappati alle rocce, alla montagna o al mare, o in aree con pendenze superiori al 30%.

L'evento divenuto ormai un appuntamento fisso per tutti i consumatori di vino più evoluti, gli appassionati di enologia e gli opinion leader del settore vitivinicolo, ha avuto come obiettivo valorizzare e far conoscere al mondo intero vini che hanno come denominatore comune l'essere stati prodotti con la tenacia, la passione e i sacrifici di pochi e appassionati viticoltori che hanno saputo mantenere negli anni un forte legame ed attaccamento alle proprie radici storiche tramandate di generazione in generazione, riuscendo così a salvaguardare non solo la qualità del prodotto finale, ma anche il paesaggio stesso e la sua biodiversità, regalandoci la possibilità di continuare a degustare vini autentici, straordinari, rari (anche con produzioni limitate a qualche migliaio di bottiglie) e preziosi per la loro unicità e tipicità.

A questa prestigiosa manifestazione che da anni focalizza l'attenzione sui vini eroici, coltivati in terre estreme, non poteva mancare l'Azienda Agricola Pian delle Vette con una selezione di pregiati vini di alta qualità prodotti a Vignui di Feltre, un piccolo borgo rurale immerso nelle Dolomiti Bellunesi, che ricordano l'armonia del paesaggio, la quiete dei luoghi di montagna, il benessere dei vigneti e la ricca biodiversità, che li arricchisce di profumi e aromi unici garantendo tipicità e unicità.

Nella splendida dimora storica di Villa Brada, esempio di architettura veneta dell'800 distante solo pochi chilometri da Venezia e dislocata in uno dei più importanti crocevia commerciali tra il Nord Est Italia, l'Austria e la Slovenia, si sono svolti numerosi workshop, incontri, seminari e convegni dedicati al mondo del vino, accompagnati da degustazioni di prestigiose etichette che hanno permesso di far conoscere e riscoprire questa fetta di "economia coraggiosa" attraverso un percorso che ha attraversato l'intero Paese: dal Trentino Alto Adige alla Sardegna, dalla Valle d'Aosta all'isola di Pantelleria, passando per la Valtellina e la Costiera Amalfitana, le Cinque Terre e le pendici dell'Etna, il Friuli Venezia Giulia, la Toscana e il Veneto. Anche quest'anno l'ospite d'onore di questa manifestazione è stata la Croazia, con una selezione di "produttori eroici" provenienti dall'Istria e dalle isole della Dalmazia.

Ma la vera novità di questa edizione è stata l'introduzione di un "bicchiere intelligente" che ha permesso di creare una reazione coinvolgente e interattiva fra produttore e degustatore con il vantaggio, per quest'ultimo, di poter ricevere via email il promemoria dei vini degustati e le loro schede tecniche dettagliate.   

 

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La storia del vino in Veneto.

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Non c'è al mondo un territorio dove il vino abbia radici tanto estese, identitarie, variegate e antiche come il Veneto. 

La vite e il vino sono parte integrante della storia, della cultura e del paesaggio di questa regione, della quale hanno caratterizzato nei secoli i modi di vita, l'economia, la fama e le tradizioni gastronomiche. 

La storia del vino in Veneto inizia molto prima dei tempi dei Greci a cui si riconosce l'introduzione della vite in Italia.

Si ritiene che la vite fosse presente in Veneto allo stato selvatico già a partire da molti secoli prima di Cristo e l'uva era utilizzata dalle popolazioni di quei tempi soprattutto come alimento.

Si dovrà attendere fino al VII secolo a.C. per poter trovare le prime testimonianze della produzione enologica in Veneto per opera delle popolazioni Etrusco - Retiche.

Durante il Medioevo, lo sviluppo della vitivinicoltura Veneta fu determinato dalla potenza commerciale di Venezia, che consentì l'esportazione dei vini Veneti in altri paesi, oltre che l'introduzione di vini stranieri in Italia, in particolare quelli prodotti in Grecia e a Cipro.

I commercianti Veneziani introdussero inoltre anche nuove specie di viti, favorendone la loro diffusione nei territori vicini, come nel caso della Malvasia che da Venezia si diffuse nel Friuli Venezia Giulia e in Dalmazia.

Anche i vetrai di Murano contribuirono alla diffusione del vino e al suo migliore apprezzamento: le bottiglie e i bicchieri di vetro soffiato di Murano, si diffusero rapidamente nelle tavole dei nobili andando a sostituire progressivamente i contenitori di ceramica, argento e peltro.

I nuovi contenitori di vetro furono associati ai vini di qualità e in poco tempo arrivarono anche in forme più semplici e meno pregiate, nelle tavole della gente comune di tutta l'Europa. 

Con il decadimento della potenza commerciale di Venezia nell'area del Mediterraneo e nelle terre d'oriente, verso la metà del 1500, l'importazione dei vini Greci diminuì drasticamente offrendo una possibilità di sviluppo ai vini locali. Fu proprio in questo periodo che iniziò la fama dei vini della zona di Treviso, di Vicenza e della Valpolicella.

Durante il XVI secolo il destino del vino Veneto fu caratterizzato da periodi alterni di grande diffusione così come di decadimento, a causa delle devastazioni provocate dalle guerre e dall'epidemia di peste.

Nel 1709 si registrò un'incredibile stagione fredda che, a causa delle gelate, distrusse completamente la maggioranza dei vigneti sconvolgendo radicalmente la viticoltura Veneta.

In seguito a questo catastrofico evento, la viticoltura Veneta fu molto approssimativa e la produzione di vino seguì inevitabilmente la stessa sorte.  Fu solo nel 1800 che si tentò di fare rinascere l'enologia Veneta attraverso un approfondito studio delle caratteristiche del territorio e delle varietà che meglio si adattavano. 

Nonostante questi nuovi propositi, altre catastrofi erano in agguato, non solo in Veneto, ma in tutta Europa. Con la diffusione dell'oidio, nella prima metà del 1800, iniziò un'altra epoca buia per la viticoltura, seguito poi dalla peronospora e dalla fillossera. 

Questi eventi non condizionarono comunque l'impulso della rinascita dell'enologia Veneta che aveva ormai avviato il suo cammino. Nel 1876 fu fondata la celebre Scuola di Enologia di Conegliano e nel 1923 la Stazione Sperimentale di Viticoltura ed Enologia.

Grazie agli studi e all'impegno di questi due istituti, fu possibile rilanciare l'enologia Veneta verso la sfida degli anni '90.

Dopo il 1950, in Veneto come in altre regioni italiane, iniziò la ripresa dell'enologia e si cominciò a comprendere l'importanza strategica della qualità: un processo che si è sviluppato concretamente negli anni 1990 e che ancora oggi non mostra segni di cedimento.

Oggi i vini veneti sono uno straordinario biglietto da visita di questa regione: se ne producono circa 8 milioni di ettolitri l'anno, dei quali quasi 3,2 milioni a Denominazione.

Gli esportatori della regione vendono all'estero una quantità di vini equivalenti a circa il 60% della produzione regionale, per una quantità e un valore superiore al miliardo di euro, equivalente al 28% del totale dell'export italiano di vino.

Il vino Veneto DOC e DOCG è unico perché proviene per la gran parte da vitigni autoctoni e originari e anche da tecniche autoctone, come l'appassimento delle uve su graticci, per ottenere un vino maestoso come l'Amarone

In Veneto si è affermata una cultura enologica che interpreta una gloriosa tradizione: una delle peculiarità è di privilegiare quelle caratteristiche di unicità e tipicità che le varie zone di produzione vinicola hanno saputo determinare ed affinare nel tempo.

Produrre vino richiede un lavoro scrupoloso fatto di sperimentazioni e ricerche che spesso possono durare per intere generazioni. Quello su cui oggi si deve puntare riguarda soprattutto la qualità e la tipicità dei vini. 

 

 

 

 

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