Categorie Vini


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Croda Bianca - annata 2016 - metodo ancestrale

Pubblicato in Vini Bianchi

Vino Spumante Bianco Extra Brut METODO ANCESTRALE.

Profumo di buona intensità fresco e citrino con note fruttate di mela verde, pera, limone e cedro, nel finale emerge lo speziato mediterraneo con salvia e timo. Al gusto salato, croccante, con spiccata acidità e finale asciutto.

UVE: 50% Muller Turgau, 50% Bianchetta

COLORE DEL VINO: Colore giallo paglierino scarico. 

GRADO ALCOLICO: 12,5%

TEMPERATURA DI SERVIZIO: 8-10°C.

ABBINAMENTO: Aperitivi, antipasti, piatti e grigliate a base di pesce e carni bianche, ma anche a tutto pasto.

ZONA DI PRODUZIONE: Feltre, località Vignui (altitudine 580 m/slm).

RESA PER ETTARO: 70 q/ha

NUMERO BOTTIGLIE: 3.900 bottiglie prodotte.

VENDEMMIA: Manuale in cassetta con selezione in vigna.

AFFINAMENTO: Dopo 48 ore di criomacerazione sulle bucce si affina in acciaio per 8/9 mesi e poi in bottiglia per almeno 4 mesi. 

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Croda Bianca - annata 2016 - metodo ancestrale

Pubblicato in Spumanti

Vino Spumante Bianco Extra Brut METODO ANCESTRALE.

Profumo di buona intensità fresco e citrino con note fruttate di mela verde, pera, limone e cedro, nel finale emerge lo speziato mediterraneo con salvia e timo. Al gusto salato, croccante, con spiccata acidità e finale asciutto.

UVE: 50% Muller Turgau, 50% Bianchetta

COLORE DEL VINO: Colore giallo paglierino scarico. 

GRADO ALCOLICO: 12,5%

TEMPERATURA DI SERVIZIO: 8-10°C.

ABBINAMENTO: Aperitivi, antipasti, piatti e grigliate a base di pesce, carni bianche ma anche a tutto pasto.

ZONA DI PRODUZIONE: Feltre, località Vignui (altitudine 580 m/slm).

RESA PER ETTARO: 70 q/ha

NUMERO BOTTIGLIE: 3.900 bottiglie prodotte.

VENDEMMIA: Manuale in cassetta con selezione in vigna.

AFFINAMENTO: Dopo 48 ore di criomacerazione sulle bucce si affina in acciaio per 8/9 mesi e poi in bottiglia per almeno 4 mesi. 

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Chardonnay 2018 - IGT Vigneti delle Dolomiti

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all’olfatto il vino può presentare con approccio di feccia nobile, man mano che si ossigena si evolve con profumo intenso e complesso da cui emergono in modo deciso le note di tostato, di caffè e vaniglia. Buona la mineralità e, nel finale, ancora presente il fruttato con sentori di frutta tropicale.
Questo vino è decisamente coerente con il mondo che ruota attorno alle Dolomiti il gusto si può definire elegante, sottile, morbido, con un finale potente al palato, sapido, asciutto e persistente.

UVE: Chardonnay 100 %

COLORE DEL VINO: giallo paglierino.

GRADO ALCOLICO: 13%

TEMPERATURA DI SERVIZIO: 10-12°C.

ABBINAMENTO: Abbinamenti con piatti a base di carne bianche, fritture di pesce e formaggi erborinati freschi.  

ZONA DI PRODUZIONE: Feltre, località Vignui (altitudine 580 m/slm).

RESA PER ETTARO: di 60 q/ha, davvero contneuta proprio per poter raggiungere il massimo della qualità del vino e non stressare le piante,

NUMERO BOTTIGLIE: 700 bottiglie prodotte.

VENDEMMIA: a mano in cassetta coerentemente con con la nostra filosofia, con selezione direttamente in vigna

Vinificazione: dopo 6 mesi passati in barrique, il vino viene messo in vasca di acciaio dove si effettuano vari travasi per arrivare alla filtrazione naturale che si ottiene attraverso una precipitazione spontanea, per mantenere una maggiore presenza proteica che dona aromi ancora più intriganti e selettivi. Questi processi possono provocare la presenza di una carbonica che si manifesta con una leggera coroncina al servizio, ma è davvero il suo punto di forza, questa naturalità non forzata.

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L'Indicazione Geografica Tipica "Vigneti delle Dolomiti".

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Le Dolomiti sono da sempre considerate le montagne più belle del mondo, uno straordinario arcipelago fossile che si estende su cinque province e tre regioni e che, grazie alla sua bellezza intrinseca e alle sue eccezionali caratteristiche ambientali e geografiche, è entrato ufficialmente nel 2009 a far parte del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO.

Ma il territorio delle Dolomiti è caratterizzato anche dalla presenza di incantevoli luoghi e mete turistiche ideali per coniugare l'amore per la montagna all'interesse per la gastronomia e il vino di queste speciali terre di montagna. Proprio per esaltare l'alta qualità dei vini tipici delle Dolomiti, nel 1996 nasce l'Indicazione Geografica Tipica Vigneti delle Dolomiti (o Weinberg Dolomiten IGP in lingua tedesca), una denominazione interregionale attribuita ai vini bianchi, rossi e rosati prodotti nei territori delle Province di Trento, Bolzano e Belluno, particolari zone geografiche che per clima e conformazione dei terreni, risultano molto vocate per una viticoltura improntata alla ricerca della massima qualità.

I vini Vigneti delle Dolomiti IGT possono essere ottenuti con uve provenienti da vitigni idonei alla coltivazione nelle Province di Bolzano e Trento nella Regione Trentino Alto Adige, e Belluno nella Regione Veneto, iscritti nell'apposito Registro Nazionale delle Varietà di Vite per Uva e Vino, ad esclusione del vitigno Moscato Giallo per i vini bianchi e del Moscato Rosa per i vini rossi e rosati.

La zona di produzione e la sua storia.

La coltivazione della vite e la produzione di vini di alta qualità rappresenta nelle Province di Trento, Bolzano e Belluno un elemento caratterizzante del paesaggio e, inoltre, un importante fonte di tutela del territorio da fenomeni di degrado ambientale e d'abbandono. Tutto questo è oggi dovuto anche grazie all'impegno di piccoli viticoltori locali che, per ragioni di affetto e di tradizioni storiche, più che per necessità economica, hanno ripreso a coltivare appezzamenti di modeste dimensioni, talvolta lavorabili solo manualmente.

Oltre a questa realtà, esistono ovviamente vere e proprie aziende agricole di più considerevoli grandezze ed estensioni che coltivano la maggior parte della superficie vitata, come ad esempio Pian delle Vette Cantina di Montagna in Provincia di Belluno.

Nell'arco di tempo in cui la coltivazione della vite e la storia dell'uomo si sono accompagnate ed intrecciate, si sono sviluppati forti legami che si trasmettono e si rafforzano ancor'oggi nella cultura locale di questi territori (tradizioni, cultura popolare, arte, antiche usanze, gastronomia).

Le più antiche testimonianze sulla coltivazione della vite nell'area interessata alla IGT "Vigneti delle Dolomiti" risalgono all'età del Bronzo Antico e del Ferro Finale e sono rappresentate da antichi vinaccioli rinvenuti nell'insediamento palafitticolo di Ledro e nei dintorni delle città di Bolzano e Merano attribuibili alla cultura Fritzens - Sanzeno. 

Un'innumerevole serie di altri ritrovamenti ci porta fino alla situla reto - estrusca rinvenuta a Cembra sulla quale è ancora riportata una delle più estese iscrizioni di epoca etrusca inneggianti al consumo simposiale del vino.

Un'ulteriore significativa testimonianza sulla produzione e il commercio di vini della regione è rappresentata dalla stele funeraria risalente al II - III secolo d.C. dedicata al commerciante di vini P. Tenatius Essimnus, rinvenuta in Germania. 

Risalgono al periodo medioevale invece le prime regole vendemmiali; nel XII secolo furono emanati gli "Statuti di Trento", ovvero delle norme protezionistiche della produzione locale mirate a prevenire e ad ostacolare l'introduzione di vini prodotti nelle zone confinanti.

Per quanto concerne la Provincia di Belluno, questa è stata caratterizzata fino agli anni '60 da un'economia povera e di sussistenza, basata sopratutto sull'alpeggio e con una forte vocazione agricola. In particolare, il Feltrino è stata per centinaia di anni un'area vocata per la viticoltura.

Le origini storiche della coltivazione della vite nel distretto vitivinicolo Feltrino risalgono molto probabilmente ai primi secoli dopo il mille quando le più favorevoli condizioni climatiche dei terreni posti sulle pendici della conca e la particolare posizione geografica del distretto stesso, hanno portato presto alla vera e propria diffusione della viticoltura. 

L'esportazione di vino di buona qualità poteva indirizzarsi sia verso la vicina Valle di Primiero, ma anche verso le zone del Cadore o dell'Agordino, o ancora raggiungere i territori alpini di lingua tedesca. 

L'antichità e la complessità sociale raggiunta nel Feltrino dalla viticoltura è confermata dallo Statuto dei Vignaioli, approvato nel 1518 subito dopo l'incendio della Città di Feltre, dove sono riportate tutte le norme indispensabili per garantire sia la protezione delle vigne, sia la qualità finale del vino.

Questo particolare settore prospera sino agli inizi del Settecento quando cominciano a manifestarsi i primi segnali di difficoltà. Gli inverni presto si fanno sempre più rigidi, mettendo così a dura prova la resistenza degli impianti, colpiti sempre più da morie di gelo. Tra l'Ottocento e il Novecento sono invece le epidemie di peronospora e fillossera a mettere a serio rischio le coltivazioni con i vitigni tradizionali favorendo la diffusione, anche in Provincia di Belluno, delle viti americane molto più resistenti  alle malattie e caratterizzate da un'alta resa per ettaro. Il loro vino, più abbondante ma di scarsa qualità, ha finito per identificare la produzione locale sino ad oggi. 

Una produzione che fino agli anni Cinquanta del secolo scorso poteva vantare ancora centinaia di ettari, circa cinquecento nel solo Feltrino. Nell'immediato secondo dopoguerra il territorio bellunese è diventato protagonista dello sviluppo industriale del Paese; l'industria dell'occhiale e l'avvento del settore manifatturiero hanno portato all'abbandono progressivo della coltivazione dei campi decretando la quasi scomparsa della viticoltura a Belluno

Eppure nel corso di questi ultimi anni alcuni coraggiosi imprenditori agricoli bellunesi come Egidio D'Incà e Walter Lira, hanno voluto scommettere ed investire su varietà internazionali, riuscendo ad ottenere pregiati vini di alta qualità, che vengono sempre di più apprezzati, riconosciuti e premiati sia in Italia, sia all'estero.

Oggi, proprio alcune rinomate etichette prodotte dall'Azienda Agricola Pian delle Vette si fregiano dell'Indicazione Geografica Tipica Vigneti delle Dolomiti come, ad esempio, il Granpasso Uve Teroldego Annata 2010 - Carattere Deciso.

Il Granpasso Uve Teroldego Annata 2010 - Carattere Deciso.

Questo vino al naso presenta in modo decisivo un fruttato di prugna in confettura, una composizione di fiori appassiti, cioccolatino ripieno di liquore di marasca e note balsamiche.

Al gusto è avvolgente e strutturato, con tannino piacevolmente levigato. Persistente e intenso il finale che rimane a lungo sul palato ricordando le note di ciliegia matura.

Si consiglia il suo abbinamento con carni rosse, cacciagione e selvaggina. Si sposa molto bene anche con i piatti tipici della cucina di montagna come polenta e capriolo e con alcune tipologie di formaggi stagionati.

Proprio l'anno scorso questo speciale vino di montagna ha ottenuto la medaglia d'oro al Concorso "Wine of the Year 2017" indetto dalle Associazioni "Via Claudia Augusta Altinate" di Germania, Austria e Italia e, inoltre, altri numerosi riconoscimenti e premi ufficiali sia in Italia, sia all'estero, tra cui la medaglia d'argento al Concorso BeoWine Fair" di Belgrado, la più importante fiera enologica del Sud Est Europa.

 

 

 

 

  

 

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Come si degusta un buon bicchiere di vino.

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Degustare un vino significa saperlo valutare, quindi riconoscere i suoi pregi e difetti, nonchè individuare i caratteri di tipicità. Questa non è una cosa da poco, perchè presuppone, oltre ad un affinamento del gusto, anche una conoscenza enologica e un'esperienza continua fatta di ricerche e assaggi che devono rimanere a lungo impressi nel tempo.

Di seguito, troverete 10 semplici regole, rispettando le quali potrete anche voi amplificare le piacevoli sensazioni che si provano degustando un buon vino, seguite da qualche nostro prezioso consiglio per metterle in pratica correttamente.

L'abbinamento.

La scelta del vino giusto da servire in tavola è condizionata ovviamente dalle varie portate alle quali si accompagna. Il vino può anche essere degustato a se stante, senza quindi essere per forza di cose inserito in un particolare contesto gastronomico. E' però un'opinione molto diffusa che le vere qualità di un vino vengono rispecchiate meglio se sono accompagnate dalla presenza di alcune pietanze che ne possono esaltare entrambi i sapori, creando così un'esperienza enogastronomica più ricca e complessa.

La regola del pesce - vino bianco, carne - vino rosso rimane sempre valida, ma possiamo fornirvi qualche spunto riflessivo in più. Di solito i principali criteri che regolano gli abbinamenti sono due: equilibrio e tradizione.

Per tradizione s'intende un abbinamento gastronomico che accosti insieme piatti e vini tipici di una regione italiana, avvicinando così sapori ed elementi già accostati da lunga data, ancor prima che tali comportamenti venissero codificati.

Per equilibrio si intende un abbinamento che preveda o una concordanza di sapori, oppure una loro discordanza. Un esempio del primo caso, è quello del "dolce con il dolce", mentre la discordanza è il principio secondo il quale il risultato finale di un accostamento deve risultare il più possibile armonico, con la scelta di un vino che abbia caratteristiche in grado di andare a compensare gli squilibri gustativi del cibo. 

La corretta temperatura di servizio. 

Ogni vino deve essere degustato alla giusta temperatura. Generalmente per i vini bianchi questa è più bassa, mentre risulta più alta per i vini rossi.

Questa consente ad ogni bottiglia di vino di poter esprimere le proprietà organolettiche del vino che risulterebbero alterate nel caso in cui la temperatura di servizio non fosse quella adeguata. Quasi sempre la corretta temperatura di servizio è riportata nel retro dell'etichetta del vino. Per abbassarla oppure innalzarla rapidamente, vi consigliamo di immergere la vostra bottiglia in un cestello contenente ghiaccio (oppure acqua molto fredda), o con dell'acqua tiepida, fino al raggiungimento della temperatura di servizio ideale che, per i vini bianchi oscilla mediamente fra i 10° e i 12°C, mentre per i vini rossi si aggira intorno ai 16 - 18°C, arrivando a 20°C per i vini più invecchiati.

La decantazione del vino.

Una bottiglia di vino importante deve essere sempre aperta con il dovuto anticipo. Questo vale soprattutto per i vini rossi e per quelli più affinati e strutturati.

Se un vino è giovane questa procedura risulta del tutto inutile e superflua. Nel caso in cui avete di fronte a voi un vino di buona struttura e che ha riposato per diversi anni in cantina, vi consigliamo di aprire la bottiglia almeno alcune ore prima della sua degustazione. Ricordatevi sempre che più il vino è vecchio, maggiore sarà il tempo necessario per la sua ossigenazione, ovvero la fase in cui il vino, dopo un lungo periodo in cui è rimasto tappato in bottiglia, a contatto con l'ossigeno recupera pienamente tutte le sue principali qualità organolettiche.

La scelta del giusto bicchiere.

Ogni vino va bevuto con il giusto bicchiere in quanto questo influenza la vostra esperienza gustativa, aumentando o diminuendo l'intensità, a seconda che si faccia o meno la scelta giusta. La forma e la dimensione del bicchiere sono le caratteristiche principali che dovete prendere in considerazione.

Nel caso in cui dovete servire dello champagne oppure uno spumante secco,in questi ultimi anni si è passati dall'usare un calice stretto, lungo e affusolato tipo flute, ad un bicchiere con base più larga e con la bocca che si restringe per far convogliare maggiormente il sapore ed i profumi sprigionati dal vostro vino.

Un vino rosso, più strutturato e invecchiato, necessita di un bicchiere dall'ampia pancia, in modo tale che il vino possa adagiarsi sul suo fondo offrendo così una maggiore superficie all'ossigenazione, consentendovi di percepire fino in fondo la complessità dei suoi profumi.

L'esame visivo: anche l'occhio vuole la sua parte.

Durante una degustazione l'aspetto visivo presenta una sua importanza e rilevanza in quanto permette di acquisire alcune informazioni importanti sul vino.

Prima di tutto vi permette di stabilirne il suo colore; non solo se rosso o bianco, ma anche le sue sfumature che, nel caso di un vino rosso, possono tendere al violaceo nei vini più giovani, oppure al granato in quelli più affinati. Nel caso dei vini bianchi se tendono al giallo paglierino (oppure ad un giallo scarico), vuol dire che avete di fronte ai vostri occhi un vino molto giovane, fresco e poco strutturato, mentre se è di un giallo dorato può indicare una maggiore struttura, un passaggio in barrique o un maggiore grado alcolico.

L'esame olfattivo.

L'esame olfattivo rappresenta il primo passo per comprendere dal punto di vista sensoriale la vera natura del vino che avete nel vostro bicchiere.

Partendo dal suo profumo sarete in grado di farvi un'idea precisa sulla qualità e sull'importanza del vino che state accingendovi a degustare. L'olfatto può informarvi sull'eventuale presenza di difetti presenti nel vino.

Se ad esempio dal suo bicchiere sentite provenire uno sgradevole odore di straccio bagnato, il suo contenuto è da buttare in quanto sono presenti nella sostanza muffe che ne hanno alterato il suo odore e sapore. In conclusione possiamo affermare che più un vino presenta un profumo intenso e un odore ampio e persistente che invade le vostre narici, più è un vino di struttura complessa. Da ciò ne deriva una diversificazione nei profumi. Per consentirvi un effluvio più consistente, procedete a ruotate leggermente il vostro bicchiere accostandolo al naso. 

La degustazione, il momento più importante.

Attraverso l'inserimento del vino nel cavo orale, grazie all'interazione avvenuta con l'olfatto, sarete in grado di portare a termine la vostra esperienza gustativa. Uno dei primi aspetti che dovete tenere in considerazione è la gradazione alcolica del vino. Più questa è elevata, maggiore sarà la sensazione di calore che avvertirete sul vostro corpo grazie ad un rossore generalizzato del viso e sulla punta delle vostre orecchie. Un'altra caratteristica immediatamente riconoscibile è la presenza dei tannini, presenti in abbondanza soprattutto nei grandi vini rossi. La loro maggiore concentrazione ed eventuale delicatezza o ruvidezza, viene rilevata soprattutto dalle vostre mucose e dalla mancanza di salivazione. Per un giudizio finale sul vino che avete appena degustato, altri elementi da tenere in considerazione sono la valutazione della sua intensità e persistenza gustativa, dei profumi e dei sapori sprigionati nel cavo orale dal vino. 

La corretta conservazione del vino.

Quando si possiedono delle bottiglie di vino è necessario creare sempre le giuste condizioni affinchè non perdano le proprietà organolettiche che le contraddistinguono, soprattutto se si tratta di vini importanti e costosi.

Prima cosa che dovete evitare è quella di conservarle in ambienti umidi che consentano la proliferazione di muffe. Il locale in cui dovete conservare le bottiglie di vino deve essere areato e presentare un tasso di umidità basso.

Le bottiglie vanno adagiate in posizione orizzontale, in modo che il suo contenuto bagni interamente il tappo, preservandolo così dal rischio di eventuali aggressioni da parte di muffe. Deve essere inoltre un ambiente che riceve poca illuminazione, in quanto un'elevata e continua esposizione alla luce solare potrebbe alterarne le sue proprietà. Un ultimo aspetto molto importante riguarda anche la durata della conservazione.

Ogni vino va idealmente bevuto quando ha raggiunto la sua maturità, ovvero quando non è ne troppo giovane, ne troppo vecchio. Non tutti i vini però possiedono le caratteristiche strutturali per invecchiare molti anni. Ricordatevi che aspettare a lungo il momento giusto per stappare un'ottima bottiglia di vino, alle volte può riservarvi spiacevoli e sgradite sorprese.

La degustazione va sempre fatta in compagnia e con la massima cautela.

Il miglior modo per degustare una pregiata bottiglia di vino è di farlo con la giusta compagnia di amici; una serata piacevole, passata in allegria è sempre il miglior contesto che si possa desiderare per degustare un bicchiere di vino. Conservare questo piacevole ricordo risulta anche fondamentale per le vostre prossime degustazioni. Incappare in episodi spiacevoli dovuti ad eccessi legati ad un eccessivo consumo di vino, non rappresenta certamente una buona base di partenza per diventare dei consumatori esperti e consapevoli. 

Va ovviamente ricordato che il consumo eccessivo e frequente di sostanze alcoliche danneggia gravemente la salute umana rendendo precario l' autocontrollo, la vigilanza e i vostri riflessi; per questi motivi vi invitiamo a non mettervi mai al volante se siete in stato di ebbrezza alcolica

 

 

 

 

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I vini Pian delle Vette protagonisti alla Festa dell'Uva e alla Mostra - Mercato.

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E' stato un altro fine settimana ricco di partecipazioni ad eventi legati al settore Food & Wine per Pian delle Vette Cantina di Montagna che, dal 29 settembre al 1 ottobre 2017, ha portato in giro per la Provincia di Belluno i suoi pregiati vini di alta qualità in occasione della 12^ Festa dell'Uva di Fonzaso e della 35^ Mostra - Mercato delle attività agricole, artigianali e commerciali di Santa Giustina. 

La Festa dell'uva di Fonzaso.

Come di consueto, anche quest'anno si è tenuta a Fonzaso la Festa dell'Uva, un'iniziativa che venne creata nel 2005 dall'Amministrazione Comunale di Gianluigi Furlin, in collaborazione con la Pro Loco e le associazioni di volontariato locali, per valorizzare e promuovere la coltivazione della vite che a Fonzaso, Arten, Frassenè, Agana e Giaroni trova ancora numerosi appassionati agricoltori desiderosi di produrre e vendere il proprio vino.

Sabato 30 settembre la Festa dell'Uva è entrata nel vivo con un partecipato convegno dedicato alla viticoltura in Provincia di Belluno che ha visto la presenza degli studenti dell'Istituto Agrario "Antonio Della Lucia" di Feltre, dell'Associazione Italiana Sommelier regionale e del Consorzio dei viticoltori "Le Coste del Feltrino". 

Durante l'incontro tutti i relatori hanno posto particolare attenzione sul fatto che in questi anni, anche nel nostro territorio montano, è ritornata la passione per la viticoltura e la vinificazione soprattutto da parte delle giovani generazioni.

Negli anni Quaranta gli ettari di coltivazione della vite erano 10, nel 2010 si è passati a 40 e adesso si sta risalendo la china, perchè attualmente gli ettari registrati sono circa un centinaio con una produzione di vini che è arrivata ad un livello di tutto rispetto.

A conclusione del convegno si è tenuta la premiazione del "Concorso enologico dei vini bellunesi" che ha registrato la partecipazione di numerose aziende vitivinicole locali.

A giudicare i vini è stata una commissione di 8 Sommelier di Belluno, tra cui erano presenti anche Nicoletta Lanzato e Paolo Cavasini.

In quest'edizione del concorso le categorie di vini presenti in gara sono state quattro: vini rossi e bianchi, spumante metodo classico e spumante metodo Martinotti.

Per la categoria vino spumante metodo classico ha trionfato il nostro MAT'55 Millesimo 2009 - Sublimazione dell'attesa; il miglior vino bianco è stato giudicato il Bianchetta prodotto dall'azienda vitivinicola Claudio Polesana di Feltre; il premio al vino rosso è andato al Vanduja dell'Azienda Agricola De Bacco di Seren del Grappa, così come quello per lo spumante metodo Martinotti.

La Mostra - Mercato delle attività agricole di Santa Giustina.

Questo fine settimana a Santa Giustina è ritornato il tradizionale appuntamento con la Mostra - Mercato delle attività agricole, artigianali e commerciali organizzata dal Comune in collaborazione con la Pro Loco locale. Anche in occasione di questa nuova edizione, la partecipazione di aziende e produttori è stata molto numerosa e, questo, ha permesso ai visitatori di poter ammirare, conoscere ed acquistare tanti prodotti gastronomici locali e nazionali.

Nell'ottica della valorizzazione del prodotto tipico locale e delle tradizioni di una volta, nella tre giorni non sono mancate numerose iniziative ed eventi culturali tra cui la mostra del radicchio e le degustazioni dei vini bellunesi.

Anche l'Azienda Agricola Pian delle Vette ha partecipato a questo evento con un proprio stand che potete vedere in foto. 

 

 

 

 

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Come si serve il vino a tavola.

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Servire il vino a tavola non è una pratica affatto scontata e banale e anzi, se affrontata da persone inesperte oppure con troppa sufficienza, può causare momenti di imbarazzo e brutte figure con i propri ospiti.

Oggi esiste un galateo di regole ben precise che sono state codificate nel corso di decenni di esperienza da parte di sommelier e professionisti del mondo del vino.

Che vi troviate a una cena conviviale con amici, a un pranzo in famiglia, oppure ad un incontro galante, ecco un breve vademecum di consigli per conoscere cosa dovete fare per servire correttamente il vino a tavola, evitando di incappare in errori e distrazioni.

Come si serve il vino a tavola.

Dopo aver scelto e prelevato la vostra bottiglia di vino dal frigorifero oppure direttamente dalla cantina, portatela in tavola tenendola in posizione verticale rendendo ben visibile a tutti la sua etichetta. Ai commensali dovete sempre far conoscere il nome del vino, il cru (ovvero il singolo vitigno da cui il vino è stato prodotto, se riportato), l'annata e il produttore.

Nel caso in cui voleste mostrare tutta la vostra competenza, potete anche sbizzarrirvi nel fornire ulteriori dettagli descrivendo le varietà impiegate, la vinificazione, l'affinamento oppure la sua gradazione alcolica

Il galateo del vino impone che la presentazione della bottiglia avvenga alla sinistra dei vostri commensali, per poi servirla nel bicchiere da destra, incominciando prima dalle donne e poi dagli uomini, in ordine di età oppure di importanza; l'ultima persona a ricevere il vino è sempre il padrone di casa. 

Come si apre una bottiglia di vino.

La corretta apertura di una bottiglia di vino inizia con l'incisione della capsula usando il coltellino del cavatappi.

Evitate di fare troppi tagli in modo disordinato, incidete solo tre volte il materiale con cui è fatta la capsula effettuando un primo taglio netto intorno al collo della bottiglia, in senso orario; procedete con un secondo taglio deciso in senso antiorario, per completare l'incisione; terminate questa operazione con un terzo taglio dall'alto verso il basso, dal tappo all'incisione fatta sul collo, cercando di eseguire dei tagli precisi e profondi, così risulterà molto più facile rimuovere definitivamente la capsula; vi basterà infilare la lama del cavatappi sotto il rivestimento del tappo e questo verrà via molto facilmente.

Ricordatevi che durante questa prima operazione è importante tenere ben ferma e salda la bottiglia, senza inclinarla troppo. 

Una volta rimossa la capsula, inserite la punta della spirale del cavatappi nel tappo. Anche questo passaggio è molto delicato in quanto dovete stare attenti a non fare uscire la punta dalla parte opposta del tappo per evitare che possano cadere dei frammenti di sughero nel vino. 

Giunti a questo punto, appoggiate la leva del cavatappi sul bordo della vostra bottiglia estraendo il tappo con delicatezza evitando il più possibile rotture e rumori.

Quando il tappo è quasi completamente fuori dal collo della bottiglia, concludete la sua estrazione con la mano e, successivamente, pulite con un tovagliolo il collo della bottiglia da eventuali residui e avvicinate il naso al tappo  per cercare eventuali difetti; terminata quest'analisi procedete a servire il vino evitando di far cadere gocce sulla tovaglia. 

Come si apre una bottiglia di spumante.

Le bottiglie di spumante si differenziano dal seguire la procedura vista sopra per la presenza del tappo a fungo. In occasione di feste di compleanno oppure cenoni di capodanno, l'usanza vuole che si "faccia il botto" lasciando che il tappo in sughero si liberi nell'aria. In alcuni contesti o situazioni particolari è meglio evitare di mettere in pratica questo comportamento in quanto il tappo potrebbe causare danni ai mobili o ai lampadari della vostra casa, oppure procurare ferite al volto a qualcuno dei vostri ospiti.

Dopo aver rimosso la capsula e la gabbietta, con il pollice tenete assicurato il fungo alla bottiglia. Successivamente tenete fermo il tappo con la mano sinistra e con l'altra mano inclinate la bottiglia di 45 gradi, per poi ruotarla dolcemente facendo uscire il tappo con la massima delicatezza. 

La temperatura di servizio del vino.

Ogni vino deve essere servito e degustato alla temperatura più adatta proprio perchè quest'ultima può influenzare la capacità di distinguere ed apprezzare le diverse percezioni, aromi e sensazioni che quel vino emana. 

L'intervallo delle temperature di servizio è molto ampio e diversificato e va dai 6 - 8°C degli spumanti, ai 18 - 20°C dei vini rossi strutturati e maturi.

Le temperature basse tendono ad esaltare le sensazioni di durezza del vino, come ad esempio la sapidità, la tannicità e nei vini giovani la loro freschezza gustativa.

Di conseguenza la temperatura di servizio deve aumentare gradualmente nei vini bianchi più maturi, per i rosati e i vini rossi giovani.

Quando si arriva ad un vino rosso evoluto la temperatura deve essere più elevata per esaltarne al meglio la sua morbidezza, attenuare la tannicità permettendo la sua perfetta liberazione dei profumi che compongono l'ampio bouquet di quel particolare bicchiere. 

Un ulteriore fattore da tenere in considerazione è quello che in estate o in ambienti caldi, la temperatura del vino nel bicchiere tende ad aumentare rapidamente di un paio di gradi mentre quello nella bottiglia subisce un incremento di circa 4 - 5°C ogni ora. Proprio per questo motivo, nel momento in cui il vino è servito in tavola la temperatura deve essere un po' inferiore rispetto a quella ideale di degustazione. 

Sia i vini rossi che i bianchi vanno stappati qualche minuto prima per permettere al vino di ossigenarsi. Annusate il tappo, se il sughero è andato a male lo sentirete subito ed è un primo segnale importante per farvi comprendere che anche il vostro vino molto probabilmente saprà di tappo.

Procedete con l'assaggio del vino servendone due dita nel vostro bicchiere; se non presenta difetti, prima di servirlo potete "avvinare" i bicchieri dei vostri commensali. 

Per compiere questa operazione versate un dito di vino nel primo bicchiere, facendolo ruotare in modo da bagnare le sue pareti uniformemente, svuotate il contenuto nel secondo bicchiere mentre ruotate il bicchiere che state svuotando in modo da bagnare di vino anche tutto il suo bordo interno, e così via fino a quando avete bagnato l'ultimo bicchiere che andrà poi svuotato nel secchiello o nel vostro lavandino di casa.

Questo permette di rimuovere gli odori cattivi che possono essere rimasti sui bicchieri se non sono stati lavati bene, oppure se è da molto tempo che non li usate.

L'avvinamento non è sempre necessario, ma sicuramente vi permette di fare molta scena e di donare un tocco di allegria in più al vostro pranzo o cena in compagnia!

 

 

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Storia dei nomi dei vini_quindicesimo episodio

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PHALANX - Falanghina. 

Phalanx come falange greca, modello militare al quale si ispira la legione romana. Phalanx perchè il primo legionario impugna un'asta appuntita che da anche il nome al palo attorno al quale si arrampica la vite nel cocente sole campano.

Phalanx come il nome che fu dato al sorso dell'ultima ora: è il vino la disperata risorsa del miles condannato alla lotta, il cui cervello va inebriato per affrontare il duello dal quale uscirà vincitore o morto. Questa la cruda origine della poetica Falanghina, che tuttavia arricchisce la propria nobiltà etimologica con la qualifica, spesso utilizzata, di Falernina.

Ovvero Falerno bianco, vino pregiato apprezzato dai Romani e dai Sunniti, frutto del Falernus Ager, territorio dove la sua coltivazione era molto diffusa. Studiosi come Frojo e Fiorito vi individuano l'antenato del Falernum Gauranum, conosciuto come vino degli imperatori, acclamato da Plinio il Vecchio.

Attualmente i territori dai quali nasce la Falanghina nella sua migliore versione sono gli stessi della prima avanzata romana: Sennio Beneventano, Campi Flegrei, Casertano. 

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