Categorie Vini


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L'Indicazione Geografica Tipica "Vigneti delle Dolomiti".

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Le Dolomiti sono da sempre considerate le montagne più belle del mondo, uno straordinario arcipelago fossile che si estende su cinque province e tre regioni e che, grazie alla sua bellezza intrinseca e alle sue eccezionali caratteristiche ambientali e geografiche, è entrato ufficialmente nel 2009 a far parte del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO.

Ma il territorio delle Dolomiti è caratterizzato anche dalla presenza di incantevoli luoghi e mete turistiche ideali per coniugare l'amore per la montagna all'interesse per la gastronomia e il vino di queste speciali terre di montagna. Proprio per esaltare l'alta qualità dei vini tipici delle Dolomiti, nel 1996 nasce l'Indicazione Geografica Tipica Vigneti delle Dolomiti (o Weinberg Dolomiten IGP in lingua tedesca), una denominazione interregionale attribuita ai vini bianchi, rossi e rosati prodotti nei territori delle Province di Trento, Bolzano e Belluno, particolari zone geografiche che per clima e conformazione dei terreni, risultano molto vocate per una viticoltura improntata alla ricerca della massima qualità.

I vini Vigneti delle Dolomiti IGT possono essere ottenuti con uve provenienti da vitigni idonei alla coltivazione nelle Province di Bolzano e Trento nella Regione Trentino Alto Adige, e Belluno nella Regione Veneto, iscritti nell'apposito Registro Nazionale delle Varietà di Vite per Uva e Vino, ad esclusione del vitigno Moscato Giallo per i vini bianchi e del Moscato Rosa per i vini rossi e rosati.

La zona di produzione e la sua storia.

La coltivazione della vite e la produzione di vini di alta qualità rappresenta nelle Province di Trento, Bolzano e Belluno un elemento caratterizzante del paesaggio e, inoltre, un importante fonte di tutela del territorio da fenomeni di degrado ambientale e d'abbandono. Tutto questo è oggi dovuto anche grazie all'impegno di piccoli viticoltori locali che, per ragioni di affetto e di tradizioni storiche, più che per necessità economica, hanno ripreso a coltivare appezzamenti di modeste dimensioni, talvolta lavorabili solo manualmente.

Oltre a questa realtà, esistono ovviamente vere e proprie aziende agricole di più considerevoli grandezze ed estensioni che coltivano la maggior parte della superficie vitata, come ad esempio Pian delle Vette Cantina di Montagna in Provincia di Belluno.

Nell'arco di tempo in cui la coltivazione della vite e la storia dell'uomo si sono accompagnate ed intrecciate, si sono sviluppati forti legami che si trasmettono e si rafforzano ancor'oggi nella cultura locale di questi territori (tradizioni, cultura popolare, arte, antiche usanze, gastronomia).

Le più antiche testimonianze sulla coltivazione della vite nell'area interessata alla IGT "Vigneti delle Dolomiti" risalgono all'età del Bronzo Antico e del Ferro Finale e sono rappresentate da antichi vinaccioli rinvenuti nell'insediamento palafitticolo di Ledro e nei dintorni delle città di Bolzano e Merano attribuibili alla cultura Fritzens - Sanzeno. 

Un'innumerevole serie di altri ritrovamenti ci porta fino alla situla reto - estrusca rinvenuta a Cembra sulla quale è ancora riportata una delle più estese iscrizioni di epoca etrusca inneggianti al consumo simposiale del vino.

Un'ulteriore significativa testimonianza sulla produzione e il commercio di vini della regione è rappresentata dalla stele funeraria risalente al II - III secolo d.C. dedicata al commerciante di vini P. Tenatius Essimnus, rinvenuta in Germania. 

Risalgono al periodo medioevale invece le prime regole vendemmiali; nel XII secolo furono emanati gli "Statuti di Trento", ovvero delle norme protezionistiche della produzione locale mirate a prevenire e ad ostacolare l'introduzione di vini prodotti nelle zone confinanti.

Per quanto concerne la Provincia di Belluno, questa è stata caratterizzata fino agli anni '60 da un'economia povera e di sussistenza, basata sopratutto sull'alpeggio e con una forte vocazione agricola. In particolare, il Feltrino è stata per centinaia di anni un'area vocata per la viticoltura.

Le origini storiche della coltivazione della vite nel distretto vitivinicolo Feltrino risalgono molto probabilmente ai primi secoli dopo il mille quando le più favorevoli condizioni climatiche dei terreni posti sulle pendici della conca e la particolare posizione geografica del distretto stesso, hanno portato presto alla vera e propria diffusione della viticoltura. 

L'esportazione di vino di buona qualità poteva indirizzarsi sia verso la vicina Valle di Primiero, ma anche verso le zone del Cadore o dell'Agordino, o ancora raggiungere i territori alpini di lingua tedesca. 

L'antichità e la complessità sociale raggiunta nel Feltrino dalla viticoltura è confermata dallo Statuto dei Vignaioli, approvato nel 1518 subito dopo l'incendio della Città di Feltre, dove sono riportate tutte le norme indispensabili per garantire sia la protezione delle vigne, sia la qualità finale del vino.

Questo particolare settore prospera sino agli inizi del Settecento quando cominciano a manifestarsi i primi segnali di difficoltà. Gli inverni presto si fanno sempre più rigidi, mettendo così a dura prova la resistenza degli impianti, colpiti sempre più da morie di gelo. Tra l'Ottocento e il Novecento sono invece le epidemie di peronospora e fillossera a mettere a serio rischio le coltivazioni con i vitigni tradizionali favorendo la diffusione, anche in Provincia di Belluno, delle viti americane molto più resistenti  alle malattie e caratterizzate da un'alta resa per ettaro. Il loro vino, più abbondante ma di scarsa qualità, ha finito per identificare la produzione locale sino ad oggi. 

Una produzione che fino agli anni Cinquanta del secolo scorso poteva vantare ancora centinaia di ettari, circa cinquecento nel solo Feltrino. Nell'immediato secondo dopoguerra il territorio bellunese è diventato protagonista dello sviluppo industriale del Paese; l'industria dell'occhiale e l'avvento del settore manifatturiero hanno portato all'abbandono progressivo della coltivazione dei campi decretando la quasi scomparsa della viticoltura a Belluno

Eppure nel corso di questi ultimi anni alcuni coraggiosi imprenditori agricoli bellunesi come Egidio D'Incà e Walter Lira, hanno voluto scommettere ed investire su varietà internazionali, riuscendo ad ottenere pregiati vini di alta qualità, che vengono sempre di più apprezzati, riconosciuti e premiati sia in Italia, sia all'estero.

Oggi, proprio alcune rinomate etichette prodotte dall'Azienda Agricola Pian delle Vette si fregiano dell'Indicazione Geografica Tipica Vigneti delle Dolomiti come, ad esempio, il Granpasso Uve Teroldego Annata 2010 - Carattere Deciso.

Il Granpasso Uve Teroldego Annata 2010 - Carattere Deciso.

Questo vino al naso presenta in modo decisivo un fruttato di prugna in confettura, una composizione di fiori appassiti, cioccolatino ripieno di liquore di marasca e note balsamiche.

Al gusto è avvolgente e strutturato, con tannino piacevolmente levigato. Persistente e intenso il finale che rimane a lungo sul palato ricordando le note di ciliegia matura.

Si consiglia il suo abbinamento con carni rosse, cacciagione e selvaggina. Si sposa molto bene anche con i piatti tipici della cucina di montagna come polenta e capriolo e con alcune tipologie di formaggi stagionati.

Proprio l'anno scorso questo speciale vino di montagna ha ottenuto la medaglia d'oro al Concorso "Wine of the Year 2017" indetto dalle Associazioni "Via Claudia Augusta Altinate" di Germania, Austria e Italia e, inoltre, altri numerosi riconoscimenti e premi ufficiali sia in Italia, sia all'estero, tra cui la medaglia d'argento al Concorso BeoWine Fair" di Belgrado, la più importante fiera enologica del Sud Est Europa.

 

 

 

 

  

 

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L'etichetta del vino: una storia millenaria.

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L'etichetta del vino ha una storia molto più lunga di quanto si possa credere comunemente. Per quanto riguarda l'antichità la prima forma di etichetta è stata ideata dagli antichi Egizi che l'apponevano sulle anfore contenenti vino dopo la loro sigillatura con fango e argilla.

Le anfore erano ristrette alla base e sulla chiusura venivano iscritti i dati relativi al loro contenuto, quali ad esempio, l'anno di produzione, la provenienza, il nome del produttore. Inoltre su alcune anfore era riportata  anche la dicitura "vino rosso delle migliori uve".

Secondo alcuni studi condotti sulle anfore ritrovate nel corredo funerario della tomba del faraone Tutankhamon, morto nel 1324 a.C. a soli diciannove anni, ritrovata dall'egittologo Howard Carter nel 1922, proviene il primo esempio di etichettatura del vino.

Si tratta per lo più di iscrizioni compiute direttamente sui contenitori di terracotta in cui si conservava il vino, ma la cosa più sorprendente è senza ombra di dubbio il tipo di informazioni che queste iscrizioni contenevano. Si possono leggere frasi come "Anno 4 per la casa di Tutankhamon", oppure "Vino dei possedimenti di Tutankhamon", o ancora "Vino di buona qualità dei possedimenti di Aton"

Dopo gli antichi Egizi arriva il tempo dei Greci e dei Romani, e anche in questo caso le anfore venivano inscritte con il nome del vino o riportando il suo luogo di provenienza. La stessa operazione sarà compiuta più avanti anche sulle botti di legno, almeno fino al '600, quando inizia a diffondersi l'uso della bottiglia di vetro.

Il metodo dell'incisione venne utilizzato fino al 1600. Proprio in questo periodo in Inghilterra si incominciarono ad utilizzare delle pesanti bottiglie di vetro prodotte da sir Kenelm Digby che venivano chiuse ermeticamente con tappi di sughero per l'imbottigliamento di sparkling Champagne

La diffusione delle bottiglie di vetro insieme alla crescente varietà di vini prodotti, creò sempre più la necessità di un'agile, sicura e precisa identificazione dei vini stessi, sia sotto il profilo dell'origine, sia sotto quello della qualità. E' proprio in questo periodo che nasce e si diffonde quella che tutti noi oggi chiamiamo comunemente "etichetta"

La più antica è sicuramente quella scritta dal monaco benedettino Dom Pierre Pèrignon, il quale introdusse il metodo di vinificazione "Champenoise". Il monaco, proprio per non confondere le annate e le vigne di origine, etichettò le sue bottiglie con una particolare pergamena legata al collo della bottiglia con uno spago. 

Successivamente, verso la metà del Seicento, i nobili inglesi servivano il vino in caraffe ornate da una placca di peltro o di argento su cui veniva inciso il nome del suo contenuto.

Rivelandosi molto costosi, tali metodi di etichettatura vennero sostituiti da etichette di carta stampate con inchiostro nero; tra le più famose si ricorda quella di Claud Moèt, oggi conosciuto come Moèt & Chandon.

Sul finire del Settecento, l'etichetta subì una radicale trasformazione in seguito all'invenzione della litografia da parte del cecoslovacco Alois Senefelder.

Tale sistema permetteva la possibilità di stampare più copie della stessa etichetta, disegnando un bozzetto da riprodurre su pietra, facendo passare sopra quest'ultima un rullo inchiostrato. Tuttavia l'inventore dell'etichetta come noi oggi la intendiamo sembra sia lo svizzero Henri - Marc, proprietario della Maison De Venoge, che nel 1840 propose le proprie bottiglie di Champagne con etichette illustrate sul tipo di quelle oggi in commercio. 

Con il successivo sviluppo dell'industria del vetro e con l'incremento dei trasporti, aumentò a sua volta la richiesta di produrre nuove bottiglie di vino.

Divenne indispensabile l'impiego delle etichette: le prime erano per lo più generiche, stampate su rettangoli di carta che riportavano solamente la tipologia del vino, ma una volta perfezionatesi le nuove tecniche di stampa, le etichette assunsero una nuova veste grafica ed artistica ad opera di artigiani e pittori.

Nel nostro Paese, i primi utilizzatori di etichette furono i produttori di vino piemontesi (fornitori della Casa Savoia) e siciliani. Nell'archivio storico di Santa Vittoria ad Alba, ad esempio, sono oggi conservate alcune bottiglie di Vermouth etichettate dalla Cinzano, risalenti alla fine del 1700 e primi inizi del 1800.

Le etichette italiane del XIX secolo non risaltavano di certo la qualità del vino, ma concedevano ampio spazio all'immaginazione e alla fantasia riportando spesso immagini che traevano spunto dalla vita contadina o dall'araldica, riproducendo ad esempio stemmi, medaglie o targhe appartenenti alle famiglie produttrici. 

All'inizio del nostro secolo, le etichette venivano decorate con paesaggi o personaggi pittoreschi, tipici della ricchezza ornamentale della Belle Epoque. Questo fino al 1950, anno in cui la legge impose un'etichetta più didascalica e sempre più descrittiva del vino.

Con l'affermarsi della quadricromia, si incominciò ad utilizzare il clichè, in sostituzione della pietra nella litografia. Attraverso quattro o cinque impressioni tipografiche, si potevano ottenere impasti di colore che conferivano all'etichetta un aspetto molto più smagliante.

Le etichette di questo periodo storico si potevano riconoscere dalle piccole sbavature lasciate dai diversi inchiostri, ma anche dai leggeri rilievi prodotti dal taccheggio, un particolare rilievo cartaceo che l'artigiano creava per dare evidenza alle scritte presenti nel cartellino.

Con l'avvento della stampa offset, i colori assunsero un aspetto molto più opaco. L'etichetta divenne a tutti gli effetti più commerciale ma, da un punto di vista estetico, molto meno pregiata. Proprio per questo, molti produttori oggi richiedono una stampa diretta che comporta costi più elevati ma risultati molto più soddisfacenti.

Le grandi case produttrici di liquori preferiscono oggi riproporre immagini che comparivano sulle loro bottiglie agli inizi dell'attività produttiva, rivendicando in tal modo l'attribuzione di una caratteristica prestigiosa che deriva proprio dalla storia del prodotto stesso. La stampa più accurata e arricchita con l'aggiunta di rilievi in oro, conferisce ai loro distillati un aspetto ancora più superbo e avvincente.

Attualmente le tecniche di stampa evolvono con grande velocità ed è proprio per questo che esistono una grande varietà di sistemi e di soluzioni innovative per la realizzazione delle etichette che si avvalgono sempre più dell'utilizzo di materiali diversi, fino ad arrivare a vere e proprie etichette che sembrano far parte integrante della bottiglia di vino

Se è vero che dalle etichette settecentesche ad oggi, tutto o quasi è cambiato, è però rimasta immutata la necessità di far conoscere al consumatore finale la propria bottiglia attraverso il ricorso ad un "segnale" forte, accattivante, e didascalico che resta tuttora ineliminabile: l'etichetta

 

 

  

 

 

 

 

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Come si degusta un buon bicchiere di vino.

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Degustare un vino significa saperlo valutare, quindi riconoscere i suoi pregi e difetti, nonchè individuare i caratteri di tipicità. Questa non è una cosa da poco, perchè presuppone, oltre ad un affinamento del gusto, anche una conoscenza enologica e un'esperienza continua fatta di ricerche e assaggi che devono rimanere a lungo impressi nel tempo.

Di seguito, troverete 10 semplici regole, rispettando le quali potrete anche voi amplificare le piacevoli sensazioni che si provano degustando un buon vino, seguite da qualche nostro prezioso consiglio per metterle in pratica correttamente.

L'abbinamento.

La scelta del vino giusto da servire in tavola è condizionata ovviamente dalle varie portate alle quali si accompagna. Il vino può anche essere degustato a se stante, senza quindi essere per forza di cose inserito in un particolare contesto gastronomico. E' però un'opinione molto diffusa che le vere qualità di un vino vengono rispecchiate meglio se sono accompagnate dalla presenza di alcune pietanze che ne possono esaltare entrambi i sapori, creando così un'esperienza enogastronomica più ricca e complessa.

La regola del pesce - vino bianco, carne - vino rosso rimane sempre valida, ma possiamo fornirvi qualche spunto riflessivo in più. Di solito i principali criteri che regolano gli abbinamenti sono due: equilibrio e tradizione.

Per tradizione s'intende un abbinamento gastronomico che accosti insieme piatti e vini tipici di una regione italiana, avvicinando così sapori ed elementi già accostati da lunga data, ancor prima che tali comportamenti venissero codificati.

Per equilibrio si intende un abbinamento che preveda o una concordanza di sapori, oppure una loro discordanza. Un esempio del primo caso, è quello del "dolce con il dolce", mentre la discordanza è il principio secondo il quale il risultato finale di un accostamento deve risultare il più possibile armonico, con la scelta di un vino che abbia caratteristiche in grado di andare a compensare gli squilibri gustativi del cibo. 

La corretta temperatura di servizio. 

Ogni vino deve essere degustato alla giusta temperatura. Generalmente per i vini bianchi questa è più bassa, mentre risulta più alta per i vini rossi.

Questa consente ad ogni bottiglia di vino di poter esprimere le proprietà organolettiche del vino che risulterebbero alterate nel caso in cui la temperatura di servizio non fosse quella adeguata. Quasi sempre la corretta temperatura di servizio è riportata nel retro dell'etichetta del vino. Per abbassarla oppure innalzarla rapidamente, vi consigliamo di immergere la vostra bottiglia in un cestello contenente ghiaccio (oppure acqua molto fredda), o con dell'acqua tiepida, fino al raggiungimento della temperatura di servizio ideale che, per i vini bianchi oscilla mediamente fra i 10° e i 12°C, mentre per i vini rossi si aggira intorno ai 16 - 18°C, arrivando a 20°C per i vini più invecchiati.

La decantazione del vino.

Una bottiglia di vino importante deve essere sempre aperta con il dovuto anticipo. Questo vale soprattutto per i vini rossi e per quelli più affinati e strutturati.

Se un vino è giovane questa procedura risulta del tutto inutile e superflua. Nel caso in cui avete di fronte a voi un vino di buona struttura e che ha riposato per diversi anni in cantina, vi consigliamo di aprire la bottiglia almeno alcune ore prima della sua degustazione. Ricordatevi sempre che più il vino è vecchio, maggiore sarà il tempo necessario per la sua ossigenazione, ovvero la fase in cui il vino, dopo un lungo periodo in cui è rimasto tappato in bottiglia, a contatto con l'ossigeno recupera pienamente tutte le sue principali qualità organolettiche.

La scelta del giusto bicchiere.

Ogni vino va bevuto con il giusto bicchiere in quanto questo influenza la vostra esperienza gustativa, aumentando o diminuendo l'intensità, a seconda che si faccia o meno la scelta giusta. La forma e la dimensione del bicchiere sono le caratteristiche principali che dovete prendere in considerazione.

Nel caso in cui dovete servire dello champagne oppure uno spumante secco,in questi ultimi anni si è passati dall'usare un calice stretto, lungo e affusolato tipo flute, ad un bicchiere con base più larga e con la bocca che si restringe per far convogliare maggiormente il sapore ed i profumi sprigionati dal vostro vino.

Un vino rosso, più strutturato e invecchiato, necessita di un bicchiere dall'ampia pancia, in modo tale che il vino possa adagiarsi sul suo fondo offrendo così una maggiore superficie all'ossigenazione, consentendovi di percepire fino in fondo la complessità dei suoi profumi.

L'esame visivo: anche l'occhio vuole la sua parte.

Durante una degustazione l'aspetto visivo presenta una sua importanza e rilevanza in quanto permette di acquisire alcune informazioni importanti sul vino.

Prima di tutto vi permette di stabilirne il suo colore; non solo se rosso o bianco, ma anche le sue sfumature che, nel caso di un vino rosso, possono tendere al violaceo nei vini più giovani, oppure al granato in quelli più affinati. Nel caso dei vini bianchi se tendono al giallo paglierino (oppure ad un giallo scarico), vuol dire che avete di fronte ai vostri occhi un vino molto giovane, fresco e poco strutturato, mentre se è di un giallo dorato può indicare una maggiore struttura, un passaggio in barrique o un maggiore grado alcolico.

L'esame olfattivo.

L'esame olfattivo rappresenta il primo passo per comprendere dal punto di vista sensoriale la vera natura del vino che avete nel vostro bicchiere.

Partendo dal suo profumo sarete in grado di farvi un'idea precisa sulla qualità e sull'importanza del vino che state accingendovi a degustare. L'olfatto può informarvi sull'eventuale presenza di difetti presenti nel vino.

Se ad esempio dal suo bicchiere sentite provenire uno sgradevole odore di straccio bagnato, il suo contenuto è da buttare in quanto sono presenti nella sostanza muffe che ne hanno alterato il suo odore e sapore. In conclusione possiamo affermare che più un vino presenta un profumo intenso e un odore ampio e persistente che invade le vostre narici, più è un vino di struttura complessa. Da ciò ne deriva una diversificazione nei profumi. Per consentirvi un effluvio più consistente, procedete a ruotate leggermente il vostro bicchiere accostandolo al naso. 

La degustazione, il momento più importante.

Attraverso l'inserimento del vino nel cavo orale, grazie all'interazione avvenuta con l'olfatto, sarete in grado di portare a termine la vostra esperienza gustativa. Uno dei primi aspetti che dovete tenere in considerazione è la gradazione alcolica del vino. Più questa è elevata, maggiore sarà la sensazione di calore che avvertirete sul vostro corpo grazie ad un rossore generalizzato del viso e sulla punta delle vostre orecchie. Un'altra caratteristica immediatamente riconoscibile è la presenza dei tannini, presenti in abbondanza soprattutto nei grandi vini rossi. La loro maggiore concentrazione ed eventuale delicatezza o ruvidezza, viene rilevata soprattutto dalle vostre mucose e dalla mancanza di salivazione. Per un giudizio finale sul vino che avete appena degustato, altri elementi da tenere in considerazione sono la valutazione della sua intensità e persistenza gustativa, dei profumi e dei sapori sprigionati nel cavo orale dal vino. 

La corretta conservazione del vino.

Quando si possiedono delle bottiglie di vino è necessario creare sempre le giuste condizioni affinchè non perdano le proprietà organolettiche che le contraddistinguono, soprattutto se si tratta di vini importanti e costosi.

Prima cosa che dovete evitare è quella di conservarle in ambienti umidi che consentano la proliferazione di muffe. Il locale in cui dovete conservare le bottiglie di vino deve essere areato e presentare un tasso di umidità basso.

Le bottiglie vanno adagiate in posizione orizzontale, in modo che il suo contenuto bagni interamente il tappo, preservandolo così dal rischio di eventuali aggressioni da parte di muffe. Deve essere inoltre un ambiente che riceve poca illuminazione, in quanto un'elevata e continua esposizione alla luce solare potrebbe alterarne le sue proprietà. Un ultimo aspetto molto importante riguarda anche la durata della conservazione.

Ogni vino va idealmente bevuto quando ha raggiunto la sua maturità, ovvero quando non è ne troppo giovane, ne troppo vecchio. Non tutti i vini però possiedono le caratteristiche strutturali per invecchiare molti anni. Ricordatevi che aspettare a lungo il momento giusto per stappare un'ottima bottiglia di vino, alle volte può riservarvi spiacevoli e sgradite sorprese.

La degustazione va sempre fatta in compagnia e con la massima cautela.

Il miglior modo per degustare una pregiata bottiglia di vino è di farlo con la giusta compagnia di amici; una serata piacevole, passata in allegria è sempre il miglior contesto che si possa desiderare per degustare un bicchiere di vino. Conservare questo piacevole ricordo risulta anche fondamentale per le vostre prossime degustazioni. Incappare in episodi spiacevoli dovuti ad eccessi legati ad un eccessivo consumo di vino, non rappresenta certamente una buona base di partenza per diventare dei consumatori esperti e consapevoli. 

Va ovviamente ricordato che il consumo eccessivo e frequente di sostanze alcoliche danneggia gravemente la salute umana rendendo precario l' autocontrollo, la vigilanza e i vostri riflessi; per questi motivi vi invitiamo a non mettervi mai al volante se siete in stato di ebbrezza alcolica

 

 

 

 

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I vini Pian delle Vette protagonisti alla Festa dell'Uva e alla Mostra - Mercato.

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E' stato un altro fine settimana ricco di partecipazioni ad eventi legati al settore Food & Wine per Pian delle Vette Cantina di Montagna che, dal 29 settembre al 1 ottobre 2017, ha portato in giro per la Provincia di Belluno i suoi pregiati vini di alta qualità in occasione della 12^ Festa dell'Uva di Fonzaso e della 35^ Mostra - Mercato delle attività agricole, artigianali e commerciali di Santa Giustina. 

La Festa dell'uva di Fonzaso.

Come di consueto, anche quest'anno si è tenuta a Fonzaso la Festa dell'Uva, un'iniziativa che venne creata nel 2005 dall'Amministrazione Comunale di Gianluigi Furlin, in collaborazione con la Pro Loco e le associazioni di volontariato locali, per valorizzare e promuovere la coltivazione della vite che a Fonzaso, Arten, Frassenè, Agana e Giaroni trova ancora numerosi appassionati agricoltori desiderosi di produrre e vendere il proprio vino.

Sabato 30 settembre la Festa dell'Uva è entrata nel vivo con un partecipato convegno dedicato alla viticoltura in Provincia di Belluno che ha visto la presenza degli studenti dell'Istituto Agrario "Antonio Della Lucia" di Feltre, dell'Associazione Italiana Sommelier regionale e del Consorzio dei viticoltori "Le Coste del Feltrino". 

Durante l'incontro tutti i relatori hanno posto particolare attenzione sul fatto che in questi anni, anche nel nostro territorio montano, è ritornata la passione per la viticoltura e la vinificazione soprattutto da parte delle giovani generazioni.

Negli anni Quaranta gli ettari di coltivazione della vite erano 10, nel 2010 si è passati a 40 e adesso si sta risalendo la china, perchè attualmente gli ettari registrati sono circa un centinaio con una produzione di vini che è arrivata ad un livello di tutto rispetto.

A conclusione del convegno si è tenuta la premiazione del "Concorso enologico dei vini bellunesi" che ha registrato la partecipazione di numerose aziende vitivinicole locali.

A giudicare i vini è stata una commissione di 8 Sommelier di Belluno, tra cui erano presenti anche Nicoletta Lanzato e Paolo Cavasini.

In quest'edizione del concorso le categorie di vini presenti in gara sono state quattro: vini rossi e bianchi, spumante metodo classico e spumante metodo Martinotti.

Per la categoria vino spumante metodo classico ha trionfato il nostro MAT'55 Millesimo 2009 - Sublimazione dell'attesa; il miglior vino bianco è stato giudicato il Bianchetta prodotto dall'azienda vitivinicola Claudio Polesana di Feltre; il premio al vino rosso è andato al Vanduja dell'Azienda Agricola De Bacco di Seren del Grappa, così come quello per lo spumante metodo Martinotti.

La Mostra - Mercato delle attività agricole di Santa Giustina.

Questo fine settimana a Santa Giustina è ritornato il tradizionale appuntamento con la Mostra - Mercato delle attività agricole, artigianali e commerciali organizzata dal Comune in collaborazione con la Pro Loco locale. Anche in occasione di questa nuova edizione, la partecipazione di aziende e produttori è stata molto numerosa e, questo, ha permesso ai visitatori di poter ammirare, conoscere ed acquistare tanti prodotti gastronomici locali e nazionali.

Nell'ottica della valorizzazione del prodotto tipico locale e delle tradizioni di una volta, nella tre giorni non sono mancate numerose iniziative ed eventi culturali tra cui la mostra del radicchio e le degustazioni dei vini bellunesi.

Anche l'Azienda Agricola Pian delle Vette ha partecipato a questo evento con un proprio stand che potete vedere in foto. 

 

 

 

 

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Come si serve il vino a tavola.

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Servire il vino a tavola non è una pratica affatto scontata e banale e anzi, se affrontata da persone inesperte oppure con troppa sufficienza, può causare momenti di imbarazzo e brutte figure con i propri ospiti.

Oggi esiste un galateo di regole ben precise che sono state codificate nel corso di decenni di esperienza da parte di sommelier e professionisti del mondo del vino.

Che vi troviate a una cena conviviale con amici, a un pranzo in famiglia, oppure ad un incontro galante, ecco un breve vademecum di consigli per conoscere cosa dovete fare per servire correttamente il vino a tavola, evitando di incappare in errori e distrazioni.

Come si serve il vino a tavola.

Dopo aver scelto e prelevato la vostra bottiglia di vino dal frigorifero oppure direttamente dalla cantina, portatela in tavola tenendola in posizione verticale rendendo ben visibile a tutti la sua etichetta. Ai commensali dovete sempre far conoscere il nome del vino, il cru (ovvero il singolo vitigno da cui il vino è stato prodotto, se riportato), l'annata e il produttore.

Nel caso in cui voleste mostrare tutta la vostra competenza, potete anche sbizzarrirvi nel fornire ulteriori dettagli descrivendo le varietà impiegate, la vinificazione, l'affinamento oppure la sua gradazione alcolica

Il galateo del vino impone che la presentazione della bottiglia avvenga alla sinistra dei vostri commensali, per poi servirla nel bicchiere da destra, incominciando prima dalle donne e poi dagli uomini, in ordine di età oppure di importanza; l'ultima persona a ricevere il vino è sempre il padrone di casa. 

Come si apre una bottiglia di vino.

La corretta apertura di una bottiglia di vino inizia con l'incisione della capsula usando il coltellino del cavatappi.

Evitate di fare troppi tagli in modo disordinato, incidete solo tre volte il materiale con cui è fatta la capsula effettuando un primo taglio netto intorno al collo della bottiglia, in senso orario; procedete con un secondo taglio deciso in senso antiorario, per completare l'incisione; terminate questa operazione con un terzo taglio dall'alto verso il basso, dal tappo all'incisione fatta sul collo, cercando di eseguire dei tagli precisi e profondi, così risulterà molto più facile rimuovere definitivamente la capsula; vi basterà infilare la lama del cavatappi sotto il rivestimento del tappo e questo verrà via molto facilmente.

Ricordatevi che durante questa prima operazione è importante tenere ben ferma e salda la bottiglia, senza inclinarla troppo. 

Una volta rimossa la capsula, inserite la punta della spirale del cavatappi nel tappo. Anche questo passaggio è molto delicato in quanto dovete stare attenti a non fare uscire la punta dalla parte opposta del tappo per evitare che possano cadere dei frammenti di sughero nel vino. 

Giunti a questo punto, appoggiate la leva del cavatappi sul bordo della vostra bottiglia estraendo il tappo con delicatezza evitando il più possibile rotture e rumori.

Quando il tappo è quasi completamente fuori dal collo della bottiglia, concludete la sua estrazione con la mano e, successivamente, pulite con un tovagliolo il collo della bottiglia da eventuali residui e avvicinate il naso al tappo  per cercare eventuali difetti; terminata quest'analisi procedete a servire il vino evitando di far cadere gocce sulla tovaglia. 

Come si apre una bottiglia di spumante.

Le bottiglie di spumante si differenziano dal seguire la procedura vista sopra per la presenza del tappo a fungo. In occasione di feste di compleanno oppure cenoni di capodanno, l'usanza vuole che si "faccia il botto" lasciando che il tappo in sughero si liberi nell'aria. In alcuni contesti o situazioni particolari è meglio evitare di mettere in pratica questo comportamento in quanto il tappo potrebbe causare danni ai mobili o ai lampadari della vostra casa, oppure procurare ferite al volto a qualcuno dei vostri ospiti.

Dopo aver rimosso la capsula e la gabbietta, con il pollice tenete assicurato il fungo alla bottiglia. Successivamente tenete fermo il tappo con la mano sinistra e con l'altra mano inclinate la bottiglia di 45 gradi, per poi ruotarla dolcemente facendo uscire il tappo con la massima delicatezza. 

La temperatura di servizio del vino.

Ogni vino deve essere servito e degustato alla temperatura più adatta proprio perchè quest'ultima può influenzare la capacità di distinguere ed apprezzare le diverse percezioni, aromi e sensazioni che quel vino emana. 

L'intervallo delle temperature di servizio è molto ampio e diversificato e va dai 6 - 8°C degli spumanti, ai 18 - 20°C dei vini rossi strutturati e maturi.

Le temperature basse tendono ad esaltare le sensazioni di durezza del vino, come ad esempio la sapidità, la tannicità e nei vini giovani la loro freschezza gustativa.

Di conseguenza la temperatura di servizio deve aumentare gradualmente nei vini bianchi più maturi, per i rosati e i vini rossi giovani.

Quando si arriva ad un vino rosso evoluto la temperatura deve essere più elevata per esaltarne al meglio la sua morbidezza, attenuare la tannicità permettendo la sua perfetta liberazione dei profumi che compongono l'ampio bouquet di quel particolare bicchiere. 

Un ulteriore fattore da tenere in considerazione è quello che in estate o in ambienti caldi, la temperatura del vino nel bicchiere tende ad aumentare rapidamente di un paio di gradi mentre quello nella bottiglia subisce un incremento di circa 4 - 5°C ogni ora. Proprio per questo motivo, nel momento in cui il vino è servito in tavola la temperatura deve essere un po' inferiore rispetto a quella ideale di degustazione. 

Sia i vini rossi che i bianchi vanno stappati qualche minuto prima per permettere al vino di ossigenarsi. Annusate il tappo, se il sughero è andato a male lo sentirete subito ed è un primo segnale importante per farvi comprendere che anche il vostro vino molto probabilmente saprà di tappo.

Procedete con l'assaggio del vino servendone due dita nel vostro bicchiere; se non presenta difetti, prima di servirlo potete "avvinare" i bicchieri dei vostri commensali. 

Per compiere questa operazione versate un dito di vino nel primo bicchiere, facendolo ruotare in modo da bagnare le sue pareti uniformemente, svuotate il contenuto nel secondo bicchiere mentre ruotate il bicchiere che state svuotando in modo da bagnare di vino anche tutto il suo bordo interno, e così via fino a quando avete bagnato l'ultimo bicchiere che andrà poi svuotato nel secchiello o nel vostro lavandino di casa.

Questo permette di rimuovere gli odori cattivi che possono essere rimasti sui bicchieri se non sono stati lavati bene, oppure se è da molto tempo che non li usate.

L'avvinamento non è sempre necessario, ma sicuramente vi permette di fare molta scena e di donare un tocco di allegria in più al vostro pranzo o cena in compagnia!

 

 

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Vino Online? Lo comprano soprattutto i 50enni.

Pubblicato in Novità & Eventi

Maschio, età media 48 anni, prezzo pagato a bottiglia pari a 13 euro, con preferenza verso i vini rossi: questo è l'identikit dell'acquirente di vino online in Italia, come evidenziato da un recente studio realizzato da Wine Monitor Nomisma in collaborazione con Vino75.com, l'enoteca specializzata nella vendita online nata a Firenze nel 2014 all'interno dell'acceleratore di startup Nana Bianca.

L'approfondimento ha messo in luce come l'identikit del "consumatore tipo" che acquista vino online riguardi una persona di sesso maschile (le donne rappresentano solamente il 15% degli acquirenti), di 48 anni d'età (il 61% degli acquirenti appartiene alla generazione X, di fascia d'età 36 - 56 anni), residente nelle regioni del Centro - Nord Italia e con una predilezione verso i vini rossi fermi e gli spumanti.

Mediamente, nel canale di vendita online, il prezzo medio di una bottiglia acquistata (da 0,75 ml, Iva inclusa) si aggira attorno ai 13 euro, ma può arrivare a superare i 14 nel caso dei rossi fermi e degli spumanti.

Facendo poi un confronto per fascia d'età degli acquirenti, si scopre che i Millenials italiani, la generazione nata tra i primi anni '80 e i primi anni Duemila, per quanto pesino ancora meno negli acquisti rispetto alla generazione X e ai baby - boomers (56 - 65 anni), sono più propensi ad acquistare bottiglie più costose; nel caso dei rossi fermi il prezzo medio di una bottiglia può aggirarsi attorno ai 16 euro, mentre supera questa cifra per gli spumanti.

Un altro dato interessante messo in luce da questa indagine è che nel nostro Paese le vendite online, sul volume generale di affari del vino, pesano solo per un 2% complessivo.

L'italiano, insomma, ama ancora andare in enoteca e, naturalmente, se può si reca direttamente in cantina dove può fare anche delle piacevoli degustazioni e magari spuntare prezzi migliori senza il ricarico finale del commerciante.

In Italia, il basso tasso di penetrazione nella vendita di vino attraverso la Rete è in parte spiegato dalle caratteristiche del mercato che presenta una vastissima capillarità di produttori nel territorio e la mancanza di un operatore di riferimento online.

Oggi la maggior parte delle aziende vitivinicole utilizza il canale digitale per dare informazioni sui propri prodotti, senza alcuna funzionalità di vendita integrata. Una grave carenza, se si tiene conto che, nonostante il calo dei consumi, l'Italia resta il terzo consumatore di vino al mondo (8% del consumo totale), preceduto da Francia (12&) e Stati Uniti (13%).

Fra le cause del nostro ritardo al momento si può annoverare anche la natura stessa del prodotto, in quanto poco adatto alla commercializzazione online soprattutto in termini di logistica, costi di spedizione e di esportazione.

Per contro, a far ben sperare, ci sono le analisi del volume di ricerche effettuato dagli utenti sul web che evidenziano come sempre più spesso gli italiani cerchino informazioni sul vino.

Circa il 40% di queste è correlato al vino in generale (es. acquisto di vino online, consigli sulla scelta del vino, etc.), mentre il 60% a specifiche tipologie di vino, delle quali la maggior parte sono riferite a vini toscani, piemontesi e veneti.

Sebbene in Italia l'e-commerce del vino pesi in maniera ancora marginale sulle vendite totali, è indubbio che il trend sia in crescita; basti guardare a cosa sta accadendo al di fuori dei confini nazionali dove in mercati come Francia o Regno Unito l'incidenza delle vendite online supera il 10& o addirittura il 20% nel caso della Cina.

Sul fatto che si tratti di un fenomeno in costante aumento, non ci sono dubbi: secondo l'analisi elaborata congiuntamente da Svinando Wine Club, 2i3T - Incubatore di Imprese per il Trasferimento Tecnologico dell'Università degli Studi di Torino, Club degli Investitori e Piuvino.it, Enoteca Online, è stato stimato che il mercato domestico del vino online arriverà ad esprimere un giro d'affari annuo intorno ai 200 milioni di euro, con un tasso di crescita annuale composto del 40% già entro i prossimi cinque anni.

Per i produttori, insomma, il futuro è più roseo per le vendite online e prossimamente ci saranno molte più opportunità per gli operatori che sapranno davvero sviluppare il potenziale ancora inesplorato del commercio elettronico del vino. Meglio investire oggi e attrezzarsi, per non restare indietro domani.

In quest'ottica, l'Azienda Agricola Pian Delle Vette ha voluto avviare nel 2016 una collaborazione con l'Agenzia di Comunicazione Zerokilled per realizzare un progetto di marketing e di comunicazione multimediale che ha permesso, in primis, di studiare i nuovi cambiamenti in atto nelle dinamiche dei consumi di vino per poter riuscire a soddisfare le esigenze dei propri clienti, ma anche di aumentare la propria presenza online allo scopo di incrementare la conoscenza del proprio marchio, dei propri vini di alta qualità e delle eccellenze tipiche bellunesi, aumentando, grazie all'uso del web, il grado di coinvolgimento diretto del cliente nel processo d'acquisto, migliorando la comparazione dei prezzi.

Inoltre, la scelta di realizzare un nuovo e moderno sito web e-commerce (www.piandellevette.it) ha consentito all'azienda di instaurare un rapporto più diretto e duraturo con il cliente finale che rappresenta oggi un elemento chiave non solo per vendere di più e meglio, ma anche per riuscire ad adattare su di loro una comunicazione più efficace e mirata.

Oggi il vino è diventato un prodotto "esperenziale" con un'elevata dose di emozionalità. Chiunque lo degusta ha un'opinione precisa e desidera commentare e condividere con altri la propria esperienza.

La capacità di intercettare questa propensione da parte di un'azienda agricola avviene attraverso la predisposizione di strumenti social che rappresentano una forma di comunicazione molto efficace per una serie di motivi:

  • il consumatore diventa soggetto produttore di contenuti invece che soltanto destinatario di notizie veicolate dall'azienda stessa; in altre parole, l'individuo si trasforma da consumatore a comunicatore attraverso l'utilizzo della sua opinione quale veicolo pubblicitario del brand.
  • le condivisioni e i commenti degli utenti hanno la stessa valenza comunicativa del tradizionale "passaparola" da sempre considerato un ottimo strumento di marketing. L'imparzialità del giudizio sottostante ad un commento di un consumatore ha un'efficacia comunicativa maggiore di qualunque altro strumento pubblicitario che l'azienda stessa possa predisporre.

Egidio D'incà e Walter Lira, hanno voluto investire anche nella realizzazione di una campagna di social media marketing annuale basata soprattutto sulla condivisione di contenuti non soltanto legati al mondo del vino, ma anche tesi a promuovere e valorizzare la conoscenza delle peculiarità del territorio bellunese e delle sue eccellenze enogastronomiche anche in chiave turistico - commerciale. 

 

 

 

 

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