Categorie Vini


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I vini Pian delle Vette presenti alla prima edizione di "Bassano Wine Festival".

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Dall'8 al 10 dicembre si svolgerà presso la splendida cittadina di Bassano del Grappa la prima edizione di "Bassano Wine Festival", una mostra mercato dedicata alla promozione del territorio e alla valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche italiane.

Un lungo fine settimana attenderà tutti gli appassionati di vino e non solo; ricco e variegato è infatti il parterre di aziende e cantine che vi accompagneranno alla scoperta dei prodotti tipici del nostro Paese, per farvi vivere un'esperienza gastronomica unica e indimenticabile. 

Potrete così conoscere e degustare pregiate etichette di vini italiani grazie agli assaggi organizzati dalla Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori (FISAR) di Vicenza, che saranno abbinati a piatti tipici della Cucina Veneta e italiana.

A questa importante fiera enologica non poteva mancare anche la partecipazione dell'Azienda Agricola Pian delle Vette con una ricca selezione dei suoi pregiati vini di qualità prodotti a Vignui di Feltre (Belluno), un piccolo borgo rurale alle porte del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, che ricordano l'armonia del paesaggio, la quiete dei luoghi di montagna, il benessere dei vigneti e la ricca biodiversità che li arricchisce di profumi e aromi garantendo tipicità e unicità. 

Egidio D'Incà e Walter Lira sono davvero convinti che questa prima edizione di "Bassano Wine Festival" sarà  ricordata come una prestigiosa vetrina per la promozione e valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche italiane, in un confronto di sapori, tradizioni e gusti speciali, in grado di offrire al pubblico un percorso incentrato alla scoperta di prodotti agricoli territoriali ancora poco conosciuti e pubblicizzati adeguatamente.   

 

 

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Pian delle Vette presente alla quinta edizione di "Vini da Terre Estreme".

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Vini eroici, viticoltori eroici. 60 cantine, oltre 300 etichette, si sono date appuntamento dal 19 al 20 novembre a Villa Braida di Mogliano Veneto (TV) per la quinta edizione di "Vini da Terre Estreme", la più importante manifestazione nata per celebrare l'unicità del "vino estremo", ovvero quello prodotto con uve coltivate in zone spesso sconosciute, geograficamente impervie, dislocate in piccoli fazzoletti di terra strappati alle rocce, alla montagna o al mare, o in aree con pendenze superiori al 30%.

L'evento divenuto ormai un appuntamento fisso per tutti i consumatori di vino più evoluti, gli appassionati di enologia e gli opinion leader del settore vitivinicolo, ha avuto come obiettivo valorizzare e far conoscere al mondo intero vini che hanno come denominatore comune l'essere stati prodotti con la tenacia, la passione e i sacrifici di pochi e appassionati viticoltori che hanno saputo mantenere negli anni un forte legame ed attaccamento alle proprie radici storiche tramandate di generazione in generazione, riuscendo così a salvaguardare non solo la qualità del prodotto finale, ma anche il paesaggio stesso e la sua biodiversità, regalandoci la possibilità di continuare a degustare vini autentici, straordinari, rari (anche con produzioni limitate a qualche migliaio di bottiglie) e preziosi per la loro unicità e tipicità.

A questa prestigiosa manifestazione che da anni focalizza l'attenzione sui vini eroici, coltivati in terre estreme, non poteva mancare l'Azienda Agricola Pian delle Vette con una selezione di pregiati vini di alta qualità prodotti a Vignui di Feltre, un piccolo borgo rurale immerso nelle Dolomiti Bellunesi, che ricordano l'armonia del paesaggio, la quiete dei luoghi di montagna, il benessere dei vigneti e la ricca biodiversità, che li arricchisce di profumi e aromi unici garantendo tipicità e unicità.

Nella splendida dimora storica di Villa Brada, esempio di architettura veneta dell'800 distante solo pochi chilometri da Venezia e dislocata in uno dei più importanti crocevia commerciali tra il Nord Est Italia, l'Austria e la Slovenia, si sono svolti numerosi workshop, incontri, seminari e convegni dedicati al mondo del vino, accompagnati da degustazioni di prestigiose etichette che hanno permesso di far conoscere e riscoprire questa fetta di "economia coraggiosa" attraverso un percorso che ha attraversato l'intero Paese: dal Trentino Alto Adige alla Sardegna, dalla Valle d'Aosta all'isola di Pantelleria, passando per la Valtellina e la Costiera Amalfitana, le Cinque Terre e le pendici dell'Etna, il Friuli Venezia Giulia, la Toscana e il Veneto. Anche quest'anno l'ospite d'onore di questa manifestazione è stata la Croazia, con una selezione di "produttori eroici" provenienti dall'Istria e dalle isole della Dalmazia.

Ma la vera novità di questa edizione è stata l'introduzione di un "bicchiere intelligente" che ha permesso di creare una reazione coinvolgente e interattiva fra produttore e degustatore con il vantaggio, per quest'ultimo, di poter ricevere via email il promemoria dei vini degustati e le loro schede tecniche dettagliate.   

 

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L'enologia bellunese e il successo del Consorzio Coste del Feltrino.

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Il movimento enologico bellunese, in questi ultimi anni, sta prendendo sempre più forma e coscienza del proprio potenziale che può offrire ai tanti amanti e consumatori di vino locale. Oggi la Provincia di Belluno è un territorio vocato alla viticoltura. A confermarlo è l'Associazione Italiana Sommelier sempre più partecipe ed entusiasta nel riconoscere l'ottimo lavoro svolto dai viticoltori bellunesi, impegnati nel riprendere una tradizione vitivinicola dal passato glorioso, poi andata quasi perduta.

Proprio l'AIS di Belluno ha organizzato recentemente una serata dedicata alla presentazione delle Cantine Vitivinicole aderenti al Consorzio Coste del Feltrino confrontandosi con queste sull'ottimo lavoro che è stato svolto finora e sui prossimi obiettivi che questa neo-nata realtà vuole perseguire.

Durante l'evento, Enzo Guarnieri - attuale presidente del Consorzio - ha posto in evidenza come fin dall'ottocento il territorio della Provincia di Belluno era predisposto per la coltivazione della vite; poi la povertà, l'emigrazione, le guerre e l'avvento della fillossera hanno portato all'oblio la viticoltura bellunese

Le varietà autoctone della zona (Bianchetta, Pavana, Turca, Gata) hanno rischiato quasi di scomparire per lasciare spazio alla più resistente e facile coltivazione dell'uva americana.

Negli ultimi anni però la tendenza è cambiata soprattutto grazie al coraggio e alla caparbietà di alcuni viticoltori che hanno portato alla riscoperta alcuni vitigni autoctoni locali e, successivamente, dopo numerose sperimentazioni e prove in campo, hanno aggiunto al regolamento del Consorzio alcuni vitigni internazionali, che si sono adattati molto bene al terroir e la nostro clima dolomitico. 

Con questo regolamento, teso a restringere ancora di più l'attuale disciplinare dell'Indicazione Geografica Tipica IGT "Vigneti delle Dolomiti" che oggi caratterizza e regolamenta quest'area, i risultati ottenuti sono stati davvero sorprendenti sia per quanto riguarda la produzione, ma soprattutto la qualità del prodotto finale.

Se inizialmente il vino locale non incontrava appieno i gusti dei suoi consumatori, di anno in anno gli accorgimenti in vigna, una maggiore attenzione alle lavorazioni in cantina e nuove sperimentazioni, hanno contribuito al rilancio dell'enologia bellunese riuscendo ad incuriosire persino prestigiosi esperti del settore vitivinicolo e gastronomico.

Anche i numeri di questa escalation parlano chiaro: sono nove le aziende agricole bellunesi che sono state inserite sulla guida regionale Vinetia 2018 contro le tre del 2016 e, inoltre, c'è anche chi, come Pian delle Vette Cantina di Montagna quest'anno ha avuto l'onore di poter partecipare ad importanti eventi, concorsi e manifestazioni italiane e internazionali legate al mondo del vino, portando a casa numerosi premi e riconoscimenti ufficiali proprio per l'alta qualità dei propri vini prodotti a Vignui di Feltre, un piccolo borgo immerso nelle atmosfere incantate del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, dove il suono delle campane scandisce ancora il trascorrere del tempo arricchendo i nostri pregiati vini di note uniche che regalano emozioni e sensazioni indimenticabili. 

 

 

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"Una Montagna di vino" Storie di viticoltura eroica.

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Anche quest'anno l'Enoteca Contemporanea di Feltre promuove il territorio delle Dolomiti Bellunesi valorizzando quello che di buono e unico riescono ad offrire oggi i viticoltori della montagna bellunese

Un percorso strutturato in cinque appuntamenti dove verranno svelati i volti e le storie di otto Cantine Dolomitiche con la possibilità di degustare i loro vini di alta qualità accompagnati da ricette tipiche della cucina veneta e bellunese.

Martedì 14 novembre 2017 vi invitiamo a venire ad assaggiare alcuni dei nostri vini: il Granpasso wine of the year 2017 della Via Claudia Augusta Altinate, lo Gnomè, Scalon, Ampelusia, Traminer Aromatico, Muller Thurgau, Croda Bianca, Dumalis che saranno abbinati a prodotti tipici del territorio locale. 

Non ci saranno il Mat'55 ed il Pinot Nero che comunque potete sempre trovare all'Enoteca Contemporanea di Feltre

Oltre a questo evento Paolo Grando, titolare del locale, ha organizzato un corso - in collaborazione con la Sommelier Alessandra Dinato - per far conoscere a tutti i vini del mondo attraverso l'esplorazione di alcune tra le più significative combinazioni di luoghi e di vitigni storici

Un viaggio che partirà il 6 novembre 2017 con una prima lezione dedicata all'approfondimento dei vini dell'Australasia, per proseguire poi il 28 novembre alla scoperta dei  vini del Libano e del Sud Africa; il 13 dicembre sarà la volta dei vini americani, mentre il 24 gennaio 2018 si parlerà dei vini dell'Europa del Nord, per concludere il percorso il 21 febbraio 2018 con i vini dell'Europa Mediterranea.

E' questa la ricca e variegata proposta dell'Enoteca Contemporanea alla quale Pian delle Vette Cantina di Montagna vi invita a partecipare per scoprire non solo le nostre eccellenze vitivinicole bellunesi, ma anche l'origine e la storia dei più importanti vini provenienti da ogni parte del mondo

Per maggiori informazioni, visitate la pagina Facebook dell'Enoteca Contemporanea raggiungibile al seguente link: www.facebook.com/enotecacontemporanea/

 

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A Pian delle Vette si vendemmia!

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Quest'anno a Pian delle Vette la vendemmia è iniziata il 28 agosto 2017, in anticipo di ben 15 giorni rispetto all'anno scorso, partendo naturalmente con le basi spumanti, ovvero quelle che ci permetteranno di degustare nel 2024 uno dei nostri vini fiore all'occhiello: il MAT' 55 - Sublimazione dell'attesa.

Prima il Pinot Nero poi lo Chardonnay, questi sono i due vitigni che sicuramente ci regaleranno presto emozioni forti ed uniche.

Nel rispetto delle tradizioni vitivinicole di un tempo, la vendemmia 2017 si è svolta manualmente selezionando i migliori grappoli d'uva che sono stati raccolti in cassette di plastica e stoccati per una notte in una cella frigorifera ad una temperatura di 10°C- 12°C per evitare l'insorgere di possibili fermentazioni spontanee che avrebbero potuto compromettere la qualità finale del mosto.

Successivamente, si è svolta la pigiatura morbida dell'uva utilizzando una pressa pneumatica che ci ha consentito di prelevare il fiore mosto per garantire il massimo della qualità al nostro  futuro MAT' 55.

Infine è stato avviato il processo di fermentazione del vino che rappresenta un momento magico che determinerà il successo del nostro lavoro e, soprattutto, la qualità dei nostri vini di montagna prodotti a Vignui di Feltre, un piccolo borgo della Città di Feltre immerso nella natura ancora incontaminata del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. 

La vendemmia a Pian delle Vette Cantina di Montagna.

 

 

 

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La Viticoltura in Provincia di Belluno.

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In Provincia di Belluno la coltivazione della vite risulta la meno rappresentata a livello regionale, ma nei diversi periodi storici non è stato sempre così.

Pur non avendo mai ottenuto una produzione paragonabile a quella di altre province venete, il Bellunese ha vissuto dei periodi di florida coltura.

Già nel XII secolo la vite doveva essere ben rappresentata nel circondario di Feltre, nella valle d'Alpago e nella valle del Piave, come testimonia un'antica bolla del Papa Lucio III (1184) in cui vengono citati in quel di Fonzaso, lasciti di terreni al Vescovo di Belluno "cum vineis".

Verso la fine del 1700 i lavori di Antonio Frigimelica e dell'Abate Carlo Lotti riportavano consigli sulle tecniche per ottenere dei vini più maturi, capaci di raggiungere gradazioni zuccherine maggiori e una riduzione dell'aspro.

Quasi tutti gli autori storici di questo periodo sono d'accordo nell'identificare nel feltrino la zona vocata alla coltura della vite.

A tal proposito, si ritrovano diverse citazioni negli Annali dell'Agricoltura che in una memoria raccolta da Filippo Re ricorda come nel "Cantone di Belluno vi alligna la vite ed il gelso, negli altri cantoni no". 

Importanti sono anche le citazioni di Jacopo Volpe (segretario della Camera di Commercio di Belluno), il quale riporta come "la coltivazione della vite non è molto estesa in provincia, ae anzi facendo il rapporto con quella occupata dalle viti si calcola dell'1,19%; ma bisogna notare che se la parte maggiore del territorio non permette la vegetazione di questa pianta, invece una porzione di distretto, cioè i due Comuni di Fonzaso ed Arsiè, dove si può dire unica la coltivazione della vite e principalissimo il prodotto del vino" (J. Volpe, 1880).

In questo periodo avviene un cambiamento che determinerà il momento d'oro della viticoltura nella Val Belluna e, in particolare, nel feltrino.

L'arrivo delle principali malattie americane (oidio, peronospora e fillossera) sarà prima il motore e successivamente la rovina della viticoltura del bellunese.

Negli anni della comparsa dell'oidio il Volpe scrive così "del solo distretto di Fonzaso la crittogame della vite non si estese e fu appunto allora che la coltivazione della vite prese largo sviluppo e si abbandonò ogni altra coltura per attendere a questa solo, facendo piantagioni dappertutto, persino sui dossi scoscesi di aspre montagne. In quell'epoca l'esportazione del vino di Fonzaso ed Arsiè ebbe una grande vivacità, e i prodotti di questi due Comuni si smerciavano in molte piazze del Veneto, come i migliori e a prezzi favolosi" (J.Volpe, 1880).

Nel 1884 l'arrivo della peronospora trovava la viticoltura in una situazione vitale come si può constatare da una relazione dell'allora Sindaco del Comune di Fonzaso del 1886: "Una lunga zona di territorio nel comune di Fonzaso e in quella di Arsiè è coltivata a vite, ed è una estesa assai importante, e puossi dire che dieci e più mila abitanti ritraevano dalla vite i mezzi di sussistenza di almeno nove mesi all'anno".

Nemmeno la terribile crittogama, distrusse la presenza della vite, anche soprattutto grazie ai progressi della lotta chimica divulgata nel feltrino dall'Abate Candeo.

In questi anni si ha anche l'introduzione dei vitigni internazionali (la Borgogna bianca e nera; il Riesling), nonché la comparsa di specie ibride quali l'Isabella e la Katawa rosa. 

I vini dell'epoca avevano caratteristiche qualitative discrete almeno da quanto riportato da Bajo: "il vino più robusto discretamente fabbricato e conservato bene si avvicinava al Valpolicella ed al Chianti, ne si discosta gran fatto dai vini dell'alta Borgogna, della bassa Austria e dell'alto Reno... intorno alla media di 12 e 13 gradi si mantiene l'alcol nei vini migliori di Fonzaso".

Definitiva per il futuro della viticoltura bellunese fu invece la comparsa della fillossera della vite: dal 1922 al 1936 l'effetto devastante dell'afide cambiò definitivamente la consistenza enologica del feltrino. 

La sostituzione delle viti con barbatelle innestate su "piede americano" viene datata nel 1960 e ha avuto fondamento scientifico nell'impegno della Regia Scuola di Enologia di Conegliano e della Stazione Sperimentale di Viticoltura e di Enologia di Conegliano, soprattutto con la costituzione di campi sperimentali con varietà sia di Vitis Vinifera che ibride.

Le zone più indicate alla coltivazione della vite si confermano quelle identificate precedentemente dagli altri autori: "la coltivazione della vite in specializzazione è concentrata nei comuni di Arsiè e Fonzaso. Altre zone intensamente vitate sono: Mugnai di Feltre, Bastia, Figur di Quero, Fener di Alano di Piave, Centro e Madoneta di Vas, Guizze di Seren del Grappa. Il rimanente territorio coltiva la vite in promiscuità con seminativi e con prati permanenti" (Rizzotto, 1961). 

La coltivazione della vite nel Feltrino.

Era il 24 febbraio 1518 quando Gerolamo Borgasio chiese l'approvazione degli statuti dei vignaioli dell'Aurin, un colle situato a pochi chilometri ad ovest di Feltre.

L'approvazione fu ottenuta con un'ampia maggioranza di voti; in questi documenti erano contenute regole sia tecniche (ad esempio era imposto che la vendemmia non avvenisse prima del giorno di San Michele, ovvero il 29 settembre) sia riguardanti i rapporti tra singoli produttori e tra questi e i boscaioli, che dovevano prestare la massima attenzione e cura a non danneggiare le vigne nello svolgimento del loro lavoro quotidiano.

Nel 1639 Giovan Battista Barpo, decano del Capitolo della Cattedrale di Belluno, concludeva la propria opera in tre libri dal titolo "Le delizie e i frutti dell'agricoltura e della villa"

Nel Libro Secondo - Tratto Quinto - di quest'opera, si legge: "Le viti amano più la collina o altri luoghi ben soleggiati e non già quelli freddi, paludosi, salmastri, ventosi ed ombrosi" e ancora "Chi vuole le nere, chi le cameline, chi le bianchette, chi le verdegne: se vuoi far presto e bene, dedicati alle nostrane e piglia sempre sarmenti locali per ripiantarli il più vicino possibile alla tua villa, ed in posto a dislocazione simile alla vigna da cui proviene il vitigno che trapianti".

Appare evidente che la viticoltura in Provincia di Belluno ha una storia di molti secoli, come dimostrato anche dalla presenza di un grappolo d'uva nello stemma del Comune di Seren del Grappa, paese sito allo sbocco dell'omonima valle, esattamente collocato di fronte ad alcune zone più vocate alla coltivazione della vite.

E oggi...

Oggi questo territorio regala attraverso il lavoro dell'uomo molteplici prodotti di eccellenza: dai fagioli, al mais, dall'orzo alle zucche, dal miele alle nocciole e ad altre numerose varietà di frutta e diversità orticole.

Diverse sono le occasioni per incontrare e assaporare questi frutti delle terre feltrine. In particolare, si ricorda l'Antica Fiera di San Matteo, una mostra - mercato dalle antiche origini che viene ogni anno riproposta in occasione della seconda domenica di novembre, dedicata in particolare alla noce di Feltre e ad altri prodotti agricoli locali e tradizionali. 

In questi ultimi anni è stata ripresa, con particolare attenzione, la coltivazione della vite anche con il recupero di antiche varietà autoctone e di terreni un tempo coltivati a vigna.

Attualmente 10 sono le Aziende Agricole che coltivano vigneti in provincia di Belluno; alcune hanno scelto di puntare interamente su Bianchetta e Pavana mentre altre hanno preferito diversificare i vitigni autoctoni con gli internazionali. 

Tra queste dieci coraggiose aziende, quattro hanno deciso di affrontare (o in due casi di mantenere) anche la trasformazione delle uve in vino e la sua successiva commercializzazione: De Bacco, De March, Pian delle Vette e Vieceli, ottenendo anche alcuni importanti riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale.

 

 

 

 

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La storia del vino in Veneto.

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Non c'è al mondo un territorio dove il vino abbia radici tanto estese, identitarie, variegate e antiche come il Veneto. 

La vite e il vino sono parte integrante della storia, della cultura e del paesaggio di questa regione, della quale hanno caratterizzato nei secoli i modi di vita, l'economia, la fama e le tradizioni gastronomiche. 

La storia del vino in Veneto inizia molto prima dei tempi dei Greci a cui si riconosce l'introduzione della vite in Italia.

Si ritiene che la vite fosse presente in Veneto allo stato selvatico già a partire da molti secoli prima di Cristo e l'uva era utilizzata dalle popolazioni di quei tempi soprattutto come alimento.

Si dovrà attendere fino al VII secolo a.C. per poter trovare le prime testimonianze della produzione enologica in Veneto per opera delle popolazioni Etrusco - Retiche.

Durante il Medioevo, lo sviluppo della vitivinicoltura Veneta fu determinato dalla potenza commerciale di Venezia, che consentì l'esportazione dei vini Veneti in altri paesi, oltre che l'introduzione di vini stranieri in Italia, in particolare quelli prodotti in Grecia e a Cipro.

I commercianti Veneziani introdussero inoltre anche nuove specie di viti, favorendone la loro diffusione nei territori vicini, come nel caso della Malvasia che da Venezia si diffuse nel Friuli Venezia Giulia e in Dalmazia.

Anche i vetrai di Murano contribuirono alla diffusione del vino e al suo migliore apprezzamento: le bottiglie e i bicchieri di vetro soffiato di Murano, si diffusero rapidamente nelle tavole dei nobili andando a sostituire progressivamente i contenitori di ceramica, argento e peltro.

I nuovi contenitori di vetro furono associati ai vini di qualità e in poco tempo arrivarono anche in forme più semplici e meno pregiate, nelle tavole della gente comune di tutta l'Europa. 

Con il decadimento della potenza commerciale di Venezia nell'area del Mediterraneo e nelle terre d'oriente, verso la metà del 1500, l'importazione dei vini Greci diminuì drasticamente offrendo una possibilità di sviluppo ai vini locali. Fu proprio in questo periodo che iniziò la fama dei vini della zona di Treviso, di Vicenza e della Valpolicella.

Durante il XVI secolo il destino del vino Veneto fu caratterizzato da periodi alterni di grande diffusione così come di decadimento, a causa delle devastazioni provocate dalle guerre e dall'epidemia di peste.

Nel 1709 si registrò un'incredibile stagione fredda che, a causa delle gelate, distrusse completamente la maggioranza dei vigneti sconvolgendo radicalmente la viticoltura Veneta.

In seguito a questo catastrofico evento, la viticoltura Veneta fu molto approssimativa e la produzione di vino seguì inevitabilmente la stessa sorte.  Fu solo nel 1800 che si tentò di fare rinascere l'enologia Veneta attraverso un approfondito studio delle caratteristiche del territorio e delle varietà che meglio si adattavano. 

Nonostante questi nuovi propositi, altre catastrofi erano in agguato, non solo in Veneto, ma in tutta Europa. Con la diffusione dell'oidio, nella prima metà del 1800, iniziò un'altra epoca buia per la viticoltura, seguito poi dalla peronospora e dalla fillossera. 

Questi eventi non condizionarono comunque l'impulso della rinascita dell'enologia Veneta che aveva ormai avviato il suo cammino. Nel 1876 fu fondata la celebre Scuola di Enologia di Conegliano e nel 1923 la Stazione Sperimentale di Viticoltura ed Enologia.

Grazie agli studi e all'impegno di questi due istituti, fu possibile rilanciare l'enologia Veneta verso la sfida degli anni '90.

Dopo il 1950, in Veneto come in altre regioni italiane, iniziò la ripresa dell'enologia e si cominciò a comprendere l'importanza strategica della qualità: un processo che si è sviluppato concretamente negli anni 1990 e che ancora oggi non mostra segni di cedimento.

Oggi i vini veneti sono uno straordinario biglietto da visita di questa regione: se ne producono circa 8 milioni di ettolitri l'anno, dei quali quasi 3,2 milioni a Denominazione.

Gli esportatori della regione vendono all'estero una quantità di vini equivalenti a circa il 60% della produzione regionale, per una quantità e un valore superiore al miliardo di euro, equivalente al 28% del totale dell'export italiano di vino.

Il vino Veneto DOC e DOCG è unico perché proviene per la gran parte da vitigni autoctoni e originari e anche da tecniche autoctone, come l'appassimento delle uve su graticci, per ottenere un vino maestoso come l'Amarone

In Veneto si è affermata una cultura enologica che interpreta una gloriosa tradizione: una delle peculiarità è di privilegiare quelle caratteristiche di unicità e tipicità che le varie zone di produzione vinicola hanno saputo determinare ed affinare nel tempo.

Produrre vino richiede un lavoro scrupoloso fatto di sperimentazioni e ricerche che spesso possono durare per intere generazioni. Quello su cui oggi si deve puntare riguarda soprattutto la qualità e la tipicità dei vini. 

 

 

 

 

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