Categorie Vini


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Chardonnay 2018 - IGT Vigneti delle Dolomiti

Pubblicato in Abbinamento Carne

all’olfatto il vino può presentare con approccio di feccia nobile, man mano che si ossigena si evolve con profumo intenso e complesso da cui emergono in modo deciso le note di tostato, di caffè e vaniglia. Buona la mineralità e, nel finale, ancora presente il fruttato con sentori di frutta tropicale.
Questo vino è decisamente coerente con il mondo che ruota attorno alle Dolomiti il gusto si può definire elegante, sottile, morbido, con un finale potente al palato, sapido, asciutto e persistente.

UVE: Chardonnay 100 %

COLORE DEL VINO: giallo paglierino.

GRADO ALCOLICO: 13%

TEMPERATURA DI SERVIZIO: 10-12°C.

ABBINAMENTO: Abbinamenti con piatti a base di carne bianche, fritture di pesce e formaggi erborinati freschi.  

ZONA DI PRODUZIONE: Feltre, località Vignui (altitudine 580 m/slm).

RESA PER ETTARO: di 60 q/ha, davvero contneuta proprio per poter raggiungere il massimo della qualità del vino e non stressare le piante,

NUMERO BOTTIGLIE: 700 bottiglie prodotte.

VENDEMMIA: a mano in cassetta coerentemente con con la nostra filosofia, con selezione direttamente in vigna

Vinificazione: dopo 6 mesi passati in barrique, il vino viene messo in vasca di acciaio dove si effettuano vari travasi per arrivare alla filtrazione naturale che si ottiene attraverso una precipitazione spontanea, per mantenere una maggiore presenza proteica che dona aromi ancora più intriganti e selettivi. Questi processi possono provocare la presenza di una carbonica che si manifesta con una leggera coroncina al servizio, ma è davvero il suo punto di forza, questa naturalità non forzata.

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Chardonnay 2018 - IGT Vigneti delle Dolomiti

Pubblicato in Abbinamento Formaggi

all’olfatto il vino può presentare con approccio di feccia nobile, man mano che si ossigena si evolve con profumo intenso e complesso da cui emergono in modo deciso le note di tostato, di caffè e vaniglia. Buona la mineralità e, nel finale, ancora presente il fruttato con sentori di frutta tropicale.
Questo vino è decisamente coerente con il mondo che ruota attorno alle Dolomiti il gusto si può definire elegante, sottile, morbido, con un finale potente al palato, sapido, asciutto e persistente.

UVE: Chardonnay 100 %

COLORE DEL VINO: giallo paglierino.

GRADO ALCOLICO: 13%

TEMPERATURA DI SERVIZIO: 10-12°C.

ABBINAMENTO: Abbinamenti con piatti a base di carne bianche, fritture di pesce e formaggi erborinati freschi.  

ZONA DI PRODUZIONE: Feltre, località Vignui (altitudine 580 m/slm).

RESA PER ETTARO: di 60 q/ha, davvero contneuta proprio per poter raggiungere il massimo della qualità del vino e non stressare le piante,

NUMERO BOTTIGLIE: 700 bottiglie prodotte.

VENDEMMIA: a mano in cassetta coerentemente con con la nostra filosofia, con selezione direttamente in vigna

Vinificazione: dopo 6 mesi passati in barrique, il vino viene messo in vasca di acciaio dove si effettuano vari travasi per arrivare alla filtrazione naturale che si ottiene attraverso una precipitazione spontanea, per mantenere una maggiore presenza proteica che dona aromi ancora più intriganti e selettivi. Questi processi possono provocare la presenza di una carbonica che si manifesta con una leggera coroncina al servizio, ma è davvero il suo punto di forza, questa naturalità non forzata.

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Chardonnay 2018 - IGT Vigneti delle Dolomiti

Pubblicato in Abbinamento Pesce

all’olfatto il vino può presentare con approccio di feccia nobile, man mano che si ossigena si evolve con profumo intenso e complesso da cui emergono in modo deciso le note di tostato, di caffè e vaniglia. Buona la mineralità e, nel finale, ancora presente il fruttato con sentori di frutta tropicale.
Questo vino è decisamente coerente con il mondo che ruota attorno alle Dolomiti il gusto si può definire elegante, sottile, morbido, con un finale potente al palato, sapido, asciutto e persistente.

UVE: Chardonnay 100 %

COLORE DEL VINO: giallo paglierino.

GRADO ALCOLICO: 13%

TEMPERATURA DI SERVIZIO: 10-12°C.

ABBINAMENTO: Abbinamenti con piatti a base di carne bianche, fritture di pesce e formaggi erborinati freschi.  

ZONA DI PRODUZIONE: Feltre, località Vignui (altitudine 580 m/slm).

RESA PER ETTARO: di 60 q/ha, davvero contneuta proprio per poter raggiungere il massimo della qualità del vino e non stressare le piante,

NUMERO BOTTIGLIE: 700 bottiglie prodotte.

VENDEMMIA: a mano in cassetta coerentemente con con la nostra filosofia, con selezione direttamente in vigna

Vinificazione: dopo 6 mesi passati in barrique, il vino viene messo in vasca di acciaio dove si effettuano vari travasi per arrivare alla filtrazione naturale che si ottiene attraverso una precipitazione spontanea, per mantenere una maggiore presenza proteica che dona aromi ancora più intriganti e selettivi. Questi processi possono provocare la presenza di una carbonica che si manifesta con una leggera coroncina al servizio, ma è davvero il suo punto di forza, questa naturalità non forzata.

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Dumalis Rosè - annata 2016 - metodo ancestrale

Pubblicato in Abbinamento Pesce

Vino Spumante Rosè Extra Brut. Metodo Ancestrale. 

Profumo di buona intensità, intrigante, emergono note particolare molto eterogenee, crosta di pane e lievito. Al gusto fresco, con acidità presente ed equilibrata, salato, leggero, di ottima bevibilità con finale asciutto e persistente.

UVE: 45% Pinot Nero vinificato in bianco, 45% chardonnay e 10% Gamaret.

COLORE DEL VINO: rosa tenue.

GRADO ALCOLICO: 12,5%

TEMPERATURA DI SERVIZIO: 8-10°C.

ABBINAMENTO: Aperitivi, antipasti, creme di verdure, piatti e grigliate a base di pesce, ma anche carni bianche o rosse.

ZONA DI PRODUZIONE: Feltre, località Vignui (altitudine 580 m/slm).

RESA PER ETTARO: 50 q/ha.

NUMERO BOTTIGLIE: 600 bottiglie prodotte.

VENDEMMIA: Manuale in cassetta con selezione in vigna.

VINIFICAZIONE: Dopo 12 ore di crio macerazione sulle bucce si affina in acciaio per 8/9 mesi, poi si effettua la presa di spuma e successivo affinamento in bottiglia per almeno 4 mesi. 

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Pian delle vette inaugura la vendemmia 2019

Pubblicato in Novità & Eventi

La nostra filosofia qualità e eticità inizia in vigneto

Il momento magico della vendemmia si ripete ogni anno a Pian delle Vette. È la conclusione dell’attività in campagna che noi, viticoltori di montagna, abbiamo presidiato ogni giorno. Certamente non possiamo condizionare a breve il meteo e gli eventi climatici, ma possiamo e dobbiamo ascoltare e sintonizzarci con la natura. Aiutare le piante a superare le avversità e salvaguardare l’ambiente sono uno dei nostri obiettivi principali. Anche questo 2019, così burrascoso e imprevedibile, ci sta fornendo uve più che soddisfacenti recuperando un gap primaverile che aveva messo a dura prova la nostra capacità di paziente attesa.

 

La biodiversità nei nostri vigneti


I nostri vigneti sono piccoli, posizionati in modo differenziato, a metà collina. Sono state messe a dimora i vitigni più coerenti nel pieno rispetto della terra e della composizione minerale originale. Le varietà sono molte e articolate, proprio per rispettare la biodiversità che le colture intensive stanno mettendo a dura prova, se non a rischio, la vita del pianeta. Questa biodiversità ci consente, nonostante i cambiamenti climatici siano sempre più evidenti, di avere produzioni di qualità e di preservare le nostre produttrici, cioè le viti, in salute e per lungo tempo.

 

La qualità delle uve 2019


Lo Chardonnay di quest’anno si è presentato al di sopra delle nostre aspettative come base zuccherina, acidità, qualità del grappolo, praticamente perfetto, nonostante la grande umidità di questo ultimo periodo. Le basi spumante saranno di ottimo livello, poi molta strada è ancora da fare in cantina. Il nostro Mat'55 millesimato 2019 ha posto le basi per un grande percorso, ma ne riparliamo fra minimo 72 mesi! A proposito di pazienza produttiva!
Il nostro Müller è molto soddisfacente a livello qualitativo, come lo Chardonnay, però le quantità prodotte sono ridotte e questo non ci agevola sicuramente. L’esperienza del nostro enologo ci consentirà, come sempre, di trovare il giusto equilibrio per restituire una esperienza gustativa eccellente, almeno questo è il nostro augurio. Per le altre qualità di uva è ancora presto, nei prossimi giorni vi aggiorneremo.

 

La pigiatura, fondamentale per la qualità futura del vino


La nostra piccola cantina è dotata di tutti i macchinari tecnologicamente più avanzati, pensati a riprodurre tutte le operazioni manuali che non stressino le uve, pressature morbide, delicate, lente, in grado di mantenere intatti tutti gli elementi organici, i profumi e i contenuti biochimici naturali dei mosti. Per ottenere il rispetto delle uve, i nostri macchinari, come la pressa pneumatica e la gramola al silicone, riproducono in modo meccanico le stesse modalità delle pigiature old style, come quando si pigiava in modo manuale se non addirittura con i piedi. In particolare questi macchinari così delicati garantiscono che il vinacciolo non si rompa, immettendo i suoi sentori e oli nel vino, cosa che lederebbe in modo importante la qualità della produzione. Le rese sono certamente più basse dei normali processi di pigiatura, ma Pian delle vette è nata in funzione di una specifica filosofia e posizionamento, per cui la produttività a tutti i costi non è il nostro obiettivo principale.

 

Le vinacce vengono restituite alla vigna


Una scelta vitale è quella di restituire le vinacce ai vigneti dopo la vendemmia, redistribuendole nelle terre da cui derivano. Le vinacce, cioè il residuo del processo di pigiatura, tornano al terreno da cui provengono per consentire il recupero energetico delle piante. Terminata la vendemmia le vigne, con il loro carico di vinacce, vanno a riposo. La pioggia e la neve bagnano le vinacce e ne dissolvono le proprietà lentamente e naturalmente nel terreno per cui assistiamo a una ricarica di energia che arricchisce i terreni mantenendo nel tempo la qualità produttiva e, soprattutto, la vita delle piante. Questa scelta è frutto di una valutazione e calcoli energetici specifici per cui la naturalità dei processi non può essere confusa con l’improvvisazione o casualità. Tutte le azioni di noi agricoltori di Pian delle Vette rientrano in un protocollo complessivo di azioni e scelte scientifiche seguite dal nostro enologo. È tutto supportato da scelte filosofiche e di valori agricoli che ci vedono in simbiosi con la natura, pronti a raccogliere i frutti, ma determinati a conservarne il valore. La terra è da conservare, ne acquisiamo la proprietà, ma non certo per lasciarla alle nuove generazioni esausta, improduttiva e imbruttita. Noi di Pian delle vette abbiamo scelto di rispettarla potendone godere dei meravigliosi risultati, ma sempre garantendo la sua conservazione intrinseca. Un grande sforzo per i nostri piccoli vigneti, ma dobbiamo dare l’esempio e non dimenticarci che siamo solo di passaggio su questa terra.

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PiWi: la nuova rivoluzione della viticoltura.

Pubblicato in Novità & Eventi

Per alcuni sono la prossima rivoluzione enologica, in grado di far fronte in maniera sostenibile alle avverse condizioni climatiche e produttive. Per molti sono ancora sconosciuti.

Per gli addetti ai lavori sono PiWi, ovvero vitigni resistenti ai funghi sempre più diffusi in Europa e, da qualche anno, anche in Italia. I vitigni resistenti alle crittogame sono incroci tra una varietà sensibile (come ad esempio Merlot, Sauvignon, Sangiovese, Glera) e una selezione che porta i caratteri di resistenza, che deriva da re - incroci su vite europea di ibridi fatti alla fine dell'Ottocento e nei primi decenni del Novecento, usando per lo più viti americane e/o asiatiche. 

Se in Italia il dibattito sulle PiWi si è sviluppato solo di recente, va ricordato che le prime ricerche sulle varietà resistenti risalgono a circa due secoli fa, quando l'importazione di viti dalle Americhe apre le porte non solo alla diffusione della fillossera che arriva in Francia nel 1863, ma anche ad altre malattie e parassiti, come l'oidio nel 1867 e la peronospora nel 1878.

Per quanto riguarda la fillossera, si adotta fin da subito il piede americano, mentre per le malattie fungine le strade percorribili erano due: da un lato tamponare con rame e zolfo, dall'altro attuare una forte azione preventiva attraverso lo sviluppo di nuove varietà resistenti, grazie anche alla tecnica dell'incrocio e della selezione.

I primi incroci (ibridi di prima generazione) risalgono al 1820, quando ibridazioni spontanee o artificiali da parte dei cloni americani danno origine al Clinton e al Noah, entrambi ottenuti da Vitis Lambrusca X Vitis Riparia.

Proprio l'incrocio fra la Vitis Vinifera con altre Vitis, è alla base dello sviluppo della seconda generazione, realizzata in Francia negli stessi anni, annoverando diverse varietà come l'Uva Fragola, Bacò e Seibel.

L'introduzione della Vitis Vinifera determina anche un notevole miglioramento organolettico, che rimane però sostanzialmente limitato vista la percentuale di genoma nobile circoscritto.

Resistenza alla fillossera, seppur non completa, e scadente qualità enologica ed organolettica, sentori fox e di fragola, oltre ad altri contenuti di metanolo, sono le principali caratteristiche di queste due prime generazioni.

Queste peculiarità non favorirono una cospicua diffusione, dato che nel 1950 ammontavano a 400.000 ettari in Francia, 150.000 nell'Ex Urss e 30.000 in Romania. Ma nel frattempo, attorno al 1920, i ricercatori dell'Ex Unione Sovietica riuscirono ad incrociare tra loro alcune varietà ibride franco - americane in grado di resistere a temperature fino a meno 40°C.

La resistenza all'oidio venne raggiunta definitivamente solo nel 1970, grazie agli incroci di Vitis Vinifera e Vitis Rotundifolia, mentre dagli anni Ottanta in poi la ricerca e le sperimentazioni si concentrarono per lo più nel far prevalere le proprietà della Vitis Vinifera rispetto alle altre tipologie di Vitis.

Con il passare del tempo l'intensa attività di incrocio ha permesso di ottenere 370 differenti varietà, prodotte in 25 Paesi da prestigiosi centri di ricerca che, rispetto alle precedenti, presentano una quota preponderante di genoma di Vitis Vinifera, mentre è del tutto minoritaria la percentuale appartenente ad altre Vitis portatrici di geni di resistenza.

Le caratteristiche ampelografiche e le performance agronomiche ed enologiche sono tali che, a tutti gli effetti, oggi si possano considerare delle varietà di Vitis Vinifera, eccezion fatta per l'Italia che continua a considerarle come "ibridi". 

 

 

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Vinitaly: gli italiani sognano di possedere una vigna e di diventare grandi produttori di vino.

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Oggi uno dei sogni più ricorrenti degli italiani è quello di possedere un vigneto e di produrre il proprio vino così come stanno già facendo un numero crescente di Vip, che hanno scelto di investire in questo settore per restare a contatto con la natura, esprimere la loro creatività per confrontandosi con nuovi stimoli, e avere un miglior tenore di vita.

Questo è quanto emerge da un sondaggio online di Coldiretti effettuato in occasione della 52° edizione del Vinitaly di Verona che, per la prima volta nella sua storia, ha ospitato anche la rassegna delle bottiglie di vino prodotte dai Vip. 

Uno dei precursori nella produzione di vini di alta qualità è stato il cantante Sting che, proprio alla fine del secolo scorso, ha acquistato una tenuta di 300 ettari in Toscana, dando nuovo lustro all'Azienda Agricola "Il Palagio", che produce un ottimo Chianti Classico

I grandi vini rossi toscani costituiscono anche il tesoro vinicolo della Certosa di Belriguardo, rilevata dalla cantante Gianna Nannini. Sessantamila sono le bottiglie prodotte ogni anno con Sangiovese, Merlot, Syrah e Cabernet Sauvignon.

A Castelnuovo Magra in Lunigiana (La Spezia) nella Cantina Lunae di Diego Bosoni si trova il vino realizzato da Zucchero Fornaciari, ottenuto per lo più da vitigni autoctoni commercializzati in produzione limitata, con tre etichette: un rosso, un bianco e un rosè.

"Partirò, diventerò un cantante e quando tornerò, costruirò una cantina per dedicarla a te". Così disse Albano Carrisi al proprio padre, lasciando da giovane, il paese di Cellino San Marco. Oggi il cantautore salentino ha mantenuto la promessa con la nascita delle Tenute Al Bano Carrisi, che realizzano una linea di vini tra Primitivo, Negroamaro, Salice Salentino, Chardonnay e Aleatico, oltre ad una dedicata proprio in onore al padre Carmelo.

Anche Andrea Bocelli è un grande produttore di vini d'eccellenza nel cuore della Val d'Elsa, con ben sette IGT il cui vino top è un Sangiovese in purezza ricavato dalla vigna più vecchia. Sara di Vaira, la nota ballerina del Talent Show "Ballando con le Stelle" produce cinque tipologie di vini tra cui Bolgheri DOC e Vermentino Bolgheri DOC. 

Neppure tra gli imprenditori italiani mancano gli appassionati di vino. A tal proposito, una visita alla Cantina de "Il Borro" di Salvatore Ferragno, rappresenta un viaggio alla scoperta della tradizione vinicola toscana, mentre il forte legame che unisce Tommaso Cavalli alla sua terra, affonda le radici in una vera e propria passione autentica che ha dato origine alla Tenuta degli Dei.

Il Gruppo Illy S.p.A. oltre che al caffè si dedica anche alla viticoltura eroica. Riccardo Illy ha acquisito l'Azienda Agricola Mastrojanni di Montalcino, con l'obiettivo di crearvi un polo del gusto. L'Azienda Agricola di Oliviero Toscani produce un vino composto da Shirah, Cabernet Franc e Petit Verdot.

Non è certo il frutto di una moda recente la passione del giornalista Bruno Vespa per il vino; il sodalizio enologico con Riccardo Cotarella, ha convinto il popolare conduttore televisivo ad investire nella produzione di vini di grande qualità, tra cui un Primitivo di Manduria Dop e un Salento IGT.

E i politici? Il vino di qualità non manca nelle cantine della famiglia di Silvio Berlusconi, dove la nipote Alessia imbottiglia un Montenetto di Brescia IGT, un Capriano del Colle Doc e un rosso leggero ideale in pausa pranzo, oppure come aperitivo. E nelle colline di Montecchio a Terni, Massimo D'Alema imbottiglia i quattro vini dell'Azienda La Madeleine producendo annualmente quarantacinquemila bottiglie. 

 

 

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Un debutto in grande stile per il Dop Piave Vecchio e i vini bellunesi al Vinitaly 2018.

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Un debutto in grande stile, in un prestigioso palcoscenico come quello del Vinitaly di Verona, la più importante fiera del settore vinicolo italiano, ha visto protagonisti - martedì 17 aprile 2018 - cinque pregiati vini bellunesi, tra cui anche il nostro Granpasso Uve Teroldego annata 2010 - Carattere Deciso, detentore della medaglia d'oro al Concorso "Wine of The Year 2017" indetto dalle Associazioni Via Claudia Augusta Altinate di Germania, Austria e Italia, abbinati al formaggio Dop Piave Vecchio Selezione Oro, prodotto esclusivamente con latte bellunese, nel pieno rispetto delle antiche regole e tradizioni dell'arte casearia, dal sapore intenso e fruttato che lo rende inconfondibile nel colore, nella pasta e al palato. Un formaggio vincitore di numerosi premi e riconoscimenti ufficiali: dal trionfo agli Italian Cheese Adwards al Caseus Veneti.

Uno speciale ed inedito abbinamento fortemente voluto da Confagricoltura, nel cui stand si è svolta una presentazione - degustazione delle eccellenze gastronomiche delle Dolomiti Bellunesi, alla presenza di numerosi enologi, giornalisti e addetti del settore, per dare il giusto risalto alla viticoltura bellunese, che nel solco di un'antica tradizione sta riscoprendo sempre più il proprio potenziale enologico, con vitigni autoctoni e internazionali che ben si adattano al clima e al terroir di montagna.

Protagonisti di questo particolare ed inedito connubio sono stati cinque viticoltori bellunesi facenti parte del Consorzio di Tutela Coste del Feltrino, assieme ad alcuni componenti della Confraternita del Formaggio Dop Piave, introdotti dagli interventi del giornalista enogastronomico bellunese Alberto Marcomini, Enzo Guarnieri, Predidente del Consorzio Coste del Feltrino, Gianpaolo Cet, Presidente di Piwi Veneto (viti resistenti), Fabio Bona, Presidente della Confraternita Dop Piave e da Diego Donazzolo, Presidente di Confagricoltura Belluno.

Davvero molto interessante è stato il discorso di Enzo Guarnieri che ha riferito come la Provincia di Belluno sia stata fino alla prima metà del Novecento una zona di grande produzione vinicola (soprattutto nel Feltrino), riuscendo ad ottenere 80.000 ettolitri di vino all'anno. Un patrimonio che poi è andato disperso a causa dello scoppio della Grande Guerra e dell'avvento della fillossera, della peronospora e dell'oidio.

Oggi lungo i cinquanta chilometri che vanno dalla Conca dell'Alpago alla Città di Feltre, si è sviluppata una viticoltura eroica che presenta pendenze elevate e notevoli difficoltà di meccanizzazione, che ha permesso di recuperare varietà autoctone come Bianchetta, Pavana, Gata, Turca, e alcune varietà internazionali come Pinot, Chardonnay, Merlot, Traminer Aromatico e Manzoni Bianco. Attualmente le aziende vinicole del Consorzio Coste del Feltrino coltivano venti ettari di vite con una produzione di 1.200 ettolitri di vino annui. 

In conclusione, anche questa passerella del Vinitaly 2018 si è rivelata un'importante occasione per far comprendere al grande pubblico l'alta qualità dei vini bellunesi che ben si identificano con le peculiarità del territorio del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, sposando il rispetto delle antiche tradizioni all'uso smisurato della tecnologia. 

Una bella realtà montana che sta crescendo, ma che va fatta conoscere sempre di più in altri prestigiosi contesti nazionali ed internazionali. 

 

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