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PiWi: la nuova rivoluzione della viticoltura.

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Per alcuni sono la prossima rivoluzione enologica, in grado di far fronte in maniera sostenibile alle avverse condizioni climatiche e produttive. Per molti sono ancora sconosciuti.

Per gli addetti ai lavori sono PiWi, ovvero vitigni resistenti ai funghi sempre più diffusi in Europa e, da qualche anno, anche in Italia. I vitigni resistenti alle crittogame sono incroci tra una varietà sensibile (come ad esempio Merlot, Sauvignon, Sangiovese, Glera) e una selezione che porta i caratteri di resistenza, che deriva da re - incroci su vite europea di ibridi fatti alla fine dell'Ottocento e nei primi decenni del Novecento, usando per lo più viti americane e/o asiatiche. 

Se in Italia il dibattito sulle PiWi si è sviluppato solo di recente, va ricordato che le prime ricerche sulle varietà resistenti risalgono a circa due secoli fa, quando l'importazione di viti dalle Americhe apre le porte non solo alla diffusione della fillossera che arriva in Francia nel 1863, ma anche ad altre malattie e parassiti, come l'oidio nel 1867 e la peronospora nel 1878.

Per quanto riguarda la fillossera, si adotta fin da subito il piede americano, mentre per le malattie fungine le strade percorribili erano due: da un lato tamponare con rame e zolfo, dall'altro attuare una forte azione preventiva attraverso lo sviluppo di nuove varietà resistenti, grazie anche alla tecnica dell'incrocio e della selezione.

I primi incroci (ibridi di prima generazione) risalgono al 1820, quando ibridazioni spontanee o artificiali da parte dei cloni americani danno origine al Clinton e al Noah, entrambi ottenuti da Vitis Lambrusca X Vitis Riparia.

Proprio l'incrocio fra la Vitis Vinifera con altre Vitis, è alla base dello sviluppo della seconda generazione, realizzata in Francia negli stessi anni, annoverando diverse varietà come l'Uva Fragola, Bacò e Seibel.

L'introduzione della Vitis Vinifera determina anche un notevole miglioramento organolettico, che rimane però sostanzialmente limitato vista la percentuale di genoma nobile circoscritto.

Resistenza alla fillossera, seppur non completa, e scadente qualità enologica ed organolettica, sentori fox e di fragola, oltre ad altri contenuti di metanolo, sono le principali caratteristiche di queste due prime generazioni.

Queste peculiarità non favorirono una cospicua diffusione, dato che nel 1950 ammontavano a 400.000 ettari in Francia, 150.000 nell'Ex Urss e 30.000 in Romania. Ma nel frattempo, attorno al 1920, i ricercatori dell'Ex Unione Sovietica riuscirono ad incrociare tra loro alcune varietà ibride franco - americane in grado di resistere a temperature fino a meno 40°C.

La resistenza all'oidio venne raggiunta definitivamente solo nel 1970, grazie agli incroci di Vitis Vinifera e Vitis Rotundifolia, mentre dagli anni Ottanta in poi la ricerca e le sperimentazioni si concentrarono per lo più nel far prevalere le proprietà della Vitis Vinifera rispetto alle altre tipologie di Vitis.

Con il passare del tempo l'intensa attività di incrocio ha permesso di ottenere 370 differenti varietà, prodotte in 25 Paesi da prestigiosi centri di ricerca che, rispetto alle precedenti, presentano una quota preponderante di genoma di Vitis Vinifera, mentre è del tutto minoritaria la percentuale appartenente ad altre Vitis portatrici di geni di resistenza.

Le caratteristiche ampelografiche e le performance agronomiche ed enologiche sono tali che, a tutti gli effetti, oggi si possano considerare delle varietà di Vitis Vinifera, eccezion fatta per l'Italia che continua a considerarle come "ibridi".