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Come Roma fu per il vino ciò che gli Usa furono per la Coca - Cola: tutto.

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Il boom del vino a Roma ha una sua data di nascita: il 171 avanti Cristo. Certo, il vino per i nobili c'era già, portato alle ville patrizie dai vitigni della Magna Grecia. 

Ma è dal 171 che il vino diventa Vinum: cioè prima nutrimento e piacere di massa, poi strumento politico e militare, infine mito, icona di una civiltà. 

Fermatevi un attimo e iniziate a fate un viaggio nel tempo: siete nella calda estate del 171 a.C. e state passeggiando in un piccolo vicolo nei pressi del Foro Romano. 

L'Urbe, già megalopoli, si appresta a superare - essa sola - il milione di abitanti. Sono i demografi a consegnarci questi dati con una certa precisione: i loro studi hanno misurato attraverso la distribuzione gratuita del grano ai cives la crescita impetuosa della popolazione dell'Urbe. Se con Caio Gracco un modio di grano costa ancora cinque assi, sarà Caio Pulcro a rendere le distribuzioni gratuite, permettendo a studiosi e demografi di certificare che Pompeo distribuì il grano a 456 mila abitanti. Un welfare state smodato e populista, con grano e giochi del circo a gogò per ingraziarsi il consenso.

Quantificare gli abitanti di Roma è più complicato se ci affidiamo agli storici. Svetonio racconta che i beneficiari furono circoscritti da Cesare nei 150.000 fortunati che per il solo fatto di essere civies godevano del diritto di riempirsi la pancia. Il resto erano schiavi, liberti, servi: rottami della storia che tuttavia andavano nutriti anch'essi e che erano molto più numerosi dei loro padroni. 

Storici e demografi concordano però su un punto: questa massa mangiante fino al 171 a.C. si nutrì di una repellente pappa di cereali (la puls) pestando in lurida acqua ciò che la bontà di Roma dispensava loro. Ma nel fatidico 171 a.C, ecco che al Foro si apre il primo forno commerciale. Un fuoco ardente ospita uno strano impasto di cereali e poco dopo ne esce un oggetto croccante. Un milione di occhi guardano il pane e se ne innamorano. 

Però se si mangia occorrerà pure bere. Acqua se proprio si deve, altrimenti meglio di questa, ci sono il Sabino e il Tiburtino, l'Albano e il Signino.

Il vinum è nutrimento, caloria, benzina quotidiana per uomini - macchine. Oppure è pausa, intercalare, ebbrezza gaudente. A partire dal II secolo a.C. il suo boom è incontenibile. Ma per ora è ancora vinum con la v minuscola. 

Ora invece andiamo a curiosare nella storia di un'altra icona. Il dottor John Styth Pemberton era un farmacista di Atlanta. Appassionato di studi di botanica, si ficcò in testa di inventare una bevanda capace di sradicare dalla faccia della terra una piaga dell'umanità: il mal di testa

Di sicuro il farmacista mai avrebbe sospettato di avere inventato, l'8 maggio 1886 nel suo cortile di casa ad Atlanta, un'altra bevanda destinata ad assumere il prepotente ruolo di simbolo e mito globale. Venduto per cinque centesimi al bicchiere nella più grande drogheria di Atlanta, lo sciroppo all'inizio non decolla. 

Frank Robinson, contabile dell'impresa disegna anche un bel marchio dandogli uno strano nome di Coca - Cola e, inoltre, paga un'inserzione sulla gazzetta di Atlanta del 29 maggio 1886: "Deliziosa! Rinfrescante! Esilarante! Tonificante! Coca Cola, la soda nuova e popolare contenente le proprietà delle meravigliose piante di coca e l'estratto delle famose noci di cola." Contrariamente a ciò che si dice, non sempre però la fortuna aiuta gli audaci. Nel giro di un anno Pemberton si ammala, le vendite crollano e la società rischia il fallimento.

Bontà sua, nel 1888 la rileva un affarista di Atlanta: Asa Griggs Candler. Un uomo dominato da due uniche convinzioni: la forza della pubblicità e il mito della segreta ricetta della Coca - Cola. Poco importa che un recente scoop abbia rivelato proprio sulla gazzetta di Atlanta l'originaria alchimia della bevanda. Importa molto, invece, che lo sciroppo pur non curando affatto il mal di testa incominci a trovare i suoi primi estimatori. Ma ancora più decisivo è che Candler, nel frattempo, abbia assoldato il genio della pubblicità Wiliam D'Arcy. 

Così come un astuto e anonimo romano nel 171 a.C. capisce che con la diffusione del pane si può creare nell'Urbe un clamoroso business diffondendo il vinum, allo stesso modo D'Arcy sarà per molti lustri il geniale creatore delle campagne pubblicitarie che trasformano la Coca - Cola nella gioiosa pausa e nello status symbol dell'american way di ogni giorno. 

D'Arcy prima parte con un'avvenente ragazza che impugna una Coca - Cola, poi spiega che la nuova bevanda è come il baseball o l'apple pie: cioè alla portata di tutti, di ogni età, classe, sesso e condizione. Ovvio che mente: i suoi occhi geniali sono solo per il ceto medio emergente. 

La Coca - Cola "è un fantastico start per una promettente mattinata" ma è anche "la pausa ideale per il sabato sera" dei ceti medi che stanno facendo fortuna.

E persino se l'America precipita negli anni più bui della depressione, D'Arcy adatta il prodotto allo spirito dei tempi. E' passato poco più di un anno dal crollo di Wall Street del 1929, quando alla vigilia di Natale del 1931 in tutte le principali piazza d'America l'immacolata e sorridente immagine di Santa Claus Babbo Natale stringe in pugno, ottimista, una rasserenante bottiglietta. Ancora oggi quella pubblicità la ricorda ognuno di noi, anche chi non è americano.

Nella pubblicità, l'America è una grande casa calda, accogliente, protettiva: e dentro quella casa c'è la Coca - Cola. Esattamente come su ogni triclinio, in ogni taverna, negli angoli di ogni postribolo della Suburra ormai si scorge una piccola anfora. 

Così vinum & coke sono diventati la vita di ogni giorno. Parti integranti, imprescindibili di due civiltà. La rinfrescante, piacevole, inebriante pausa di due imperi. Ma ancora, per il momento, con la v e con la c minuscole. Anche se tutto è pronto per il grande salto. Per farli diventare i mitici Vinum & Coke.

Continuate a seguirci per conoscere come va a finire questa storia...! 

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Vinetia 2018: la guida enologica del Veneto che premia la qualità.

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Non una semplice guida enologica del Veneto ma un vero e proprio strumento dedicato al turismo enogastronomico della nostra regione. E' questo quanto è emerso durante la presentazione ufficiale di Venetia 2018, l'unica guida ai vini del Veneto che si è svolta a Venezia venerdì 13 ottobre 2017. 

Durante la conferenza stampa Marco Aldegheri, attuale presidente dell'Associazione Italiana Sommelier Veneto, ha annunciato l'importante collaborazione con la Regione Veneto, che metterà a disposizione dei propri internauti questa guida tramite un link permanente sia sul suo portale che sulla piattaforma del turismo Veneto.

Vinetia nasce dal gioco di parole tra vino e Venetia, l'antico nome con cui i latini identificavano l'attuale territorio Veneto. Una terra legata profondamente al vino, non solo attraverso i vigneti ma, soprattutto, grazie anche alla storia e alla cultura dei suoi abitanti.

La guida fornisce, attraverso la consultazione di un scheda sintetica, una serie di preziose informazioni utili per identificare ogni azienda come ad esempio i suoi contatti, gli ettari coltivati, la data di fondazione, il numero di bottiglie prodotte ogni anno, il tutto accompagnato da una breve descrizione con la possibilità inoltre di poter accedere anche a  visite e degustazioni guidate in cantina.

L'AIS Veneto ha voluto suddividere il lavoro di analisi in base alle principali aree produttive della Regione Veneto, grazie alla collaborazione con i vari Consorzi di Tutela.

Tutti i vini presenti sulla guida sono stati prima degustati da almeno 5 sommelier ufficiali AIS in modalità anonima e quelli che hanno ottenuto i migliori punteggi sono stati nuovamente oggetto di una ulteriore degustazione finale.

Da tutte queste valutazioni è stato ottenuto un punteggio medio con il quale ogni vino è stato catalogato all'interno di specifiche fasce di punteggio identificate con il simbolo del Rosone.

Oltre a questo riconoscimento, è stato assegnato anche il Ducato, un premio speciale ai vini che si sono davvero distinti per un elevato livello di qualità rispetto al costo con cui si possono acquistare in azienda. Completano la descrizione le caratteristiche organolettiche ed i suggerimenti per il corretto abbinamento vino - cibo. 

Vinetia ha fatto della trasparenza la sua prima regola, proponendo sessioni di degustazione di vini aperte a chiunque sia curioso di assistere e dati ufficiali sempre a completa disposizione di ogni singolo produttore. Non è una guida cartacea ma rappresenta un prezioso documento consultabile online che, grazie alla sua semplicità di navigazione, riesce a raggiungere chiunque e dovunque. Non si rivolge solo agli italiani, ma anche ai turisti provenienti da ogni parte del mondo in quanto è stata tradotta in 5 diverse lingue straniere. 

L'edizione 2018 riserva molte novità, come le proposte di abbinamenti grazie alla collaborazione con il network Ristoranti che Passione. Nella guida sono già disponibili più di 2.000 proposte di abbinamento, di cui 767 provengono da ristoranti aderenti al network. Da quest'anno, inoltre, per tutti i vini che hanno ottenuto la massima valutazione dei 4 Rosoni sarà disponibile un particolare sigillo adesivo da apporre su ogni bottiglia. 

La giornata del 13 ottobre si è conclusa con l'assegnazione del Premio Speciale, uno speciale riconoscimento alle migliori espressioni dell'enologia veneta, cui è seguita la degustazione delle sette etichette che sono state premiate. 

Vinetia è consultabile all'indirizzo: http://vinetia.aisveneto.it/

 

 

 

 

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Come si degusta un buon bicchiere di vino.

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Degustare un vino significa saperlo valutare, quindi riconoscere i suoi pregi e difetti, nonchè individuare i caratteri di tipicità. Questa non è una cosa da poco, perchè presuppone, oltre ad un affinamento del gusto, anche una conoscenza enologica e un'esperienza continua fatta di ricerche e assaggi che devono rimanere a lungo impressi nel tempo.

Di seguito, troverete 10 semplici regole, rispettando le quali potrete anche voi amplificare le piacevoli sensazioni che si provano degustando un buon vino, seguite da qualche nostro prezioso consiglio per metterle in pratica correttamente.

L'abbinamento.

La scelta del vino giusto da servire in tavola è condizionata ovviamente dalle varie portate alle quali si accompagna. Il vino può anche essere degustato a se stante, senza quindi essere per forza di cose inserito in un particolare contesto gastronomico. E' però un'opinione molto diffusa che le vere qualità di un vino vengono rispecchiate meglio se sono accompagnate dalla presenza di alcune pietanze che ne possono esaltare entrambi i sapori, creando così un'esperienza enogastronomica più ricca e complessa.

La regola del pesce - vino bianco, carne - vino rosso rimane sempre valida, ma possiamo fornirvi qualche spunto riflessivo in più. Di solito i principali criteri che regolano gli abbinamenti sono due: equilibrio e tradizione.

Per tradizione s'intende un abbinamento gastronomico che accosti insieme piatti e vini tipici di una regione italiana, avvicinando così sapori ed elementi già accostati da lunga data, ancor prima che tali comportamenti venissero codificati.

Per equilibrio si intende un abbinamento che preveda o una concordanza di sapori, oppure una loro discordanza. Un esempio del primo caso, è quello del "dolce con il dolce", mentre la discordanza è il principio secondo il quale il risultato finale di un accostamento deve risultare il più possibile armonico, con la scelta di un vino che abbia caratteristiche in grado di andare a compensare gli squilibri gustativi del cibo. 

La corretta temperatura di servizio. 

Ogni vino deve essere degustato alla giusta temperatura. Generalmente per i vini bianchi questa è più bassa, mentre risulta più alta per i vini rossi.

Questa consente ad ogni bottiglia di vino di poter esprimere le proprietà organolettiche del vino che risulterebbero alterate nel caso in cui la temperatura di servizio non fosse quella adeguata. Quasi sempre la corretta temperatura di servizio è riportata nel retro dell'etichetta del vino. Per abbassarla oppure innalzarla rapidamente, vi consigliamo di immergere la vostra bottiglia in un cestello contenente ghiaccio (oppure acqua molto fredda), o con dell'acqua tiepida, fino al raggiungimento della temperatura di servizio ideale che, per i vini bianchi oscilla mediamente fra i 10° e i 12°C, mentre per i vini rossi si aggira intorno ai 16 - 18°C, arrivando a 20°C per i vini più invecchiati.

La decantazione del vino.

Una bottiglia di vino importante deve essere sempre aperta con il dovuto anticipo. Questo vale soprattutto per i vini rossi e per quelli più affinati e strutturati.

Se un vino è giovane questa procedura risulta del tutto inutile e superflua. Nel caso in cui avete di fronte a voi un vino di buona struttura e che ha riposato per diversi anni in cantina, vi consigliamo di aprire la bottiglia almeno alcune ore prima della sua degustazione. Ricordatevi sempre che più il vino è vecchio, maggiore sarà il tempo necessario per la sua ossigenazione, ovvero la fase in cui il vino, dopo un lungo periodo in cui è rimasto tappato in bottiglia, a contatto con l'ossigeno recupera pienamente tutte le sue principali qualità organolettiche.

La scelta del giusto bicchiere.

Ogni vino va bevuto con il giusto bicchiere in quanto questo influenza la vostra esperienza gustativa, aumentando o diminuendo l'intensità, a seconda che si faccia o meno la scelta giusta. La forma e la dimensione del bicchiere sono le caratteristiche principali che dovete prendere in considerazione.

Nel caso in cui dovete servire dello champagne oppure uno spumante secco,in questi ultimi anni si è passati dall'usare un calice stretto, lungo e affusolato tipo flute, ad un bicchiere con base più larga e con la bocca che si restringe per far convogliare maggiormente il sapore ed i profumi sprigionati dal vostro vino.

Un vino rosso, più strutturato e invecchiato, necessita di un bicchiere dall'ampia pancia, in modo tale che il vino possa adagiarsi sul suo fondo offrendo così una maggiore superficie all'ossigenazione, consentendovi di percepire fino in fondo la complessità dei suoi profumi.

L'esame visivo: anche l'occhio vuole la sua parte.

Durante una degustazione l'aspetto visivo presenta una sua importanza e rilevanza in quanto permette di acquisire alcune informazioni importanti sul vino.

Prima di tutto vi permette di stabilirne il suo colore; non solo se rosso o bianco, ma anche le sue sfumature che, nel caso di un vino rosso, possono tendere al violaceo nei vini più giovani, oppure al granato in quelli più affinati. Nel caso dei vini bianchi se tendono al giallo paglierino (oppure ad un giallo scarico), vuol dire che avete di fronte ai vostri occhi un vino molto giovane, fresco e poco strutturato, mentre se è di un giallo dorato può indicare una maggiore struttura, un passaggio in barrique o un maggiore grado alcolico.

L'esame olfattivo.

L'esame olfattivo rappresenta il primo passo per comprendere dal punto di vista sensoriale la vera natura del vino che avete nel vostro bicchiere.

Partendo dal suo profumo sarete in grado di farvi un'idea precisa sulla qualità e sull'importanza del vino che state accingendovi a degustare. L'olfatto può informarvi sull'eventuale presenza di difetti presenti nel vino.

Se ad esempio dal suo bicchiere sentite provenire uno sgradevole odore di straccio bagnato, il suo contenuto è da buttare in quanto sono presenti nella sostanza muffe che ne hanno alterato il suo odore e sapore. In conclusione possiamo affermare che più un vino presenta un profumo intenso e un odore ampio e persistente che invade le vostre narici, più è un vino di struttura complessa. Da ciò ne deriva una diversificazione nei profumi. Per consentirvi un effluvio più consistente, procedete a ruotate leggermente il vostro bicchiere accostandolo al naso. 

La degustazione, il momento più importante.

Attraverso l'inserimento del vino nel cavo orale, grazie all'interazione avvenuta con l'olfatto, sarete in grado di portare a termine la vostra esperienza gustativa. Uno dei primi aspetti che dovete tenere in considerazione è la gradazione alcolica del vino. Più questa è elevata, maggiore sarà la sensazione di calore che avvertirete sul vostro corpo grazie ad un rossore generalizzato del viso e sulla punta delle vostre orecchie. Un'altra caratteristica immediatamente riconoscibile è la presenza dei tannini, presenti in abbondanza soprattutto nei grandi vini rossi. La loro maggiore concentrazione ed eventuale delicatezza o ruvidezza, viene rilevata soprattutto dalle vostre mucose e dalla mancanza di salivazione. Per un giudizio finale sul vino che avete appena degustato, altri elementi da tenere in considerazione sono la valutazione della sua intensità e persistenza gustativa, dei profumi e dei sapori sprigionati nel cavo orale dal vino. 

La corretta conservazione del vino.

Quando si possiedono delle bottiglie di vino è necessario creare sempre le giuste condizioni affinchè non perdano le proprietà organolettiche che le contraddistinguono, soprattutto se si tratta di vini importanti e costosi.

Prima cosa che dovete evitare è quella di conservarle in ambienti umidi che consentano la proliferazione di muffe. Il locale in cui dovete conservare le bottiglie di vino deve essere areato e presentare un tasso di umidità basso.

Le bottiglie vanno adagiate in posizione orizzontale, in modo che il suo contenuto bagni interamente il tappo, preservandolo così dal rischio di eventuali aggressioni da parte di muffe. Deve essere inoltre un ambiente che riceve poca illuminazione, in quanto un'elevata e continua esposizione alla luce solare potrebbe alterarne le sue proprietà. Un ultimo aspetto molto importante riguarda anche la durata della conservazione.

Ogni vino va idealmente bevuto quando ha raggiunto la sua maturità, ovvero quando non è ne troppo giovane, ne troppo vecchio. Non tutti i vini però possiedono le caratteristiche strutturali per invecchiare molti anni. Ricordatevi che aspettare a lungo il momento giusto per stappare un'ottima bottiglia di vino, alle volte può riservarvi spiacevoli e sgradite sorprese.

La degustazione va sempre fatta in compagnia e con la massima cautela.

Il miglior modo per degustare una pregiata bottiglia di vino è di farlo con la giusta compagnia di amici; una serata piacevole, passata in allegria è sempre il miglior contesto che si possa desiderare per degustare un bicchiere di vino. Conservare questo piacevole ricordo risulta anche fondamentale per le vostre prossime degustazioni. Incappare in episodi spiacevoli dovuti ad eccessi legati ad un eccessivo consumo di vino, non rappresenta certamente una buona base di partenza per diventare dei consumatori esperti e consapevoli. 

Va ovviamente ricordato che il consumo eccessivo e frequente di sostanze alcoliche danneggia gravemente la salute umana rendendo precario l' autocontrollo, la vigilanza e i vostri riflessi; per questi motivi vi invitiamo a non mettervi mai al volante se siete in stato di ebbrezza alcolica

 

 

 

 

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Come si serve il vino a tavola.

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Servire il vino a tavola non è una pratica affatto scontata e banale e anzi, se affrontata da persone inesperte oppure con troppa sufficienza, può causare momenti di imbarazzo e brutte figure con i propri ospiti.

Oggi esiste un galateo di regole ben precise che sono state codificate nel corso di decenni di esperienza da parte di sommelier e professionisti del mondo del vino.

Che vi troviate a una cena conviviale con amici, a un pranzo in famiglia, oppure ad un incontro galante, ecco un breve vademecum di consigli per conoscere cosa dovete fare per servire correttamente il vino a tavola, evitando di incappare in errori e distrazioni.

Come si serve il vino a tavola.

Dopo aver scelto e prelevato la vostra bottiglia di vino dal frigorifero oppure direttamente dalla cantina, portatela in tavola tenendola in posizione verticale rendendo ben visibile a tutti la sua etichetta. Ai commensali dovete sempre far conoscere il nome del vino, il cru (ovvero il singolo vitigno da cui il vino è stato prodotto, se riportato), l'annata e il produttore.

Nel caso in cui voleste mostrare tutta la vostra competenza, potete anche sbizzarrirvi nel fornire ulteriori dettagli descrivendo le varietà impiegate, la vinificazione, l'affinamento oppure la sua gradazione alcolica

Il galateo del vino impone che la presentazione della bottiglia avvenga alla sinistra dei vostri commensali, per poi servirla nel bicchiere da destra, incominciando prima dalle donne e poi dagli uomini, in ordine di età oppure di importanza; l'ultima persona a ricevere il vino è sempre il padrone di casa. 

Come si apre una bottiglia di vino.

La corretta apertura di una bottiglia di vino inizia con l'incisione della capsula usando il coltellino del cavatappi.

Evitate di fare troppi tagli in modo disordinato, incidete solo tre volte il materiale con cui è fatta la capsula effettuando un primo taglio netto intorno al collo della bottiglia, in senso orario; procedete con un secondo taglio deciso in senso antiorario, per completare l'incisione; terminate questa operazione con un terzo taglio dall'alto verso il basso, dal tappo all'incisione fatta sul collo, cercando di eseguire dei tagli precisi e profondi, così risulterà molto più facile rimuovere definitivamente la capsula; vi basterà infilare la lama del cavatappi sotto il rivestimento del tappo e questo verrà via molto facilmente.

Ricordatevi che durante questa prima operazione è importante tenere ben ferma e salda la bottiglia, senza inclinarla troppo. 

Una volta rimossa la capsula, inserite la punta della spirale del cavatappi nel tappo. Anche questo passaggio è molto delicato in quanto dovete stare attenti a non fare uscire la punta dalla parte opposta del tappo per evitare che possano cadere dei frammenti di sughero nel vino. 

Giunti a questo punto, appoggiate la leva del cavatappi sul bordo della vostra bottiglia estraendo il tappo con delicatezza evitando il più possibile rotture e rumori.

Quando il tappo è quasi completamente fuori dal collo della bottiglia, concludete la sua estrazione con la mano e, successivamente, pulite con un tovagliolo il collo della bottiglia da eventuali residui e avvicinate il naso al tappo  per cercare eventuali difetti; terminata quest'analisi procedete a servire il vino evitando di far cadere gocce sulla tovaglia. 

Come si apre una bottiglia di spumante.

Le bottiglie di spumante si differenziano dal seguire la procedura vista sopra per la presenza del tappo a fungo. In occasione di feste di compleanno oppure cenoni di capodanno, l'usanza vuole che si "faccia il botto" lasciando che il tappo in sughero si liberi nell'aria. In alcuni contesti o situazioni particolari è meglio evitare di mettere in pratica questo comportamento in quanto il tappo potrebbe causare danni ai mobili o ai lampadari della vostra casa, oppure procurare ferite al volto a qualcuno dei vostri ospiti.

Dopo aver rimosso la capsula e la gabbietta, con il pollice tenete assicurato il fungo alla bottiglia. Successivamente tenete fermo il tappo con la mano sinistra e con l'altra mano inclinate la bottiglia di 45 gradi, per poi ruotarla dolcemente facendo uscire il tappo con la massima delicatezza. 

La temperatura di servizio del vino.

Ogni vino deve essere servito e degustato alla temperatura più adatta proprio perchè quest'ultima può influenzare la capacità di distinguere ed apprezzare le diverse percezioni, aromi e sensazioni che quel vino emana. 

L'intervallo delle temperature di servizio è molto ampio e diversificato e va dai 6 - 8°C degli spumanti, ai 18 - 20°C dei vini rossi strutturati e maturi.

Le temperature basse tendono ad esaltare le sensazioni di durezza del vino, come ad esempio la sapidità, la tannicità e nei vini giovani la loro freschezza gustativa.

Di conseguenza la temperatura di servizio deve aumentare gradualmente nei vini bianchi più maturi, per i rosati e i vini rossi giovani.

Quando si arriva ad un vino rosso evoluto la temperatura deve essere più elevata per esaltarne al meglio la sua morbidezza, attenuare la tannicità permettendo la sua perfetta liberazione dei profumi che compongono l'ampio bouquet di quel particolare bicchiere. 

Un ulteriore fattore da tenere in considerazione è quello che in estate o in ambienti caldi, la temperatura del vino nel bicchiere tende ad aumentare rapidamente di un paio di gradi mentre quello nella bottiglia subisce un incremento di circa 4 - 5°C ogni ora. Proprio per questo motivo, nel momento in cui il vino è servito in tavola la temperatura deve essere un po' inferiore rispetto a quella ideale di degustazione. 

Sia i vini rossi che i bianchi vanno stappati qualche minuto prima per permettere al vino di ossigenarsi. Annusate il tappo, se il sughero è andato a male lo sentirete subito ed è un primo segnale importante per farvi comprendere che anche il vostro vino molto probabilmente saprà di tappo.

Procedete con l'assaggio del vino servendone due dita nel vostro bicchiere; se non presenta difetti, prima di servirlo potete "avvinare" i bicchieri dei vostri commensali. 

Per compiere questa operazione versate un dito di vino nel primo bicchiere, facendolo ruotare in modo da bagnare le sue pareti uniformemente, svuotate il contenuto nel secondo bicchiere mentre ruotate il bicchiere che state svuotando in modo da bagnare di vino anche tutto il suo bordo interno, e così via fino a quando avete bagnato l'ultimo bicchiere che andrà poi svuotato nel secchiello o nel vostro lavandino di casa.

Questo permette di rimuovere gli odori cattivi che possono essere rimasti sui bicchieri se non sono stati lavati bene, oppure se è da molto tempo che non li usate.

L'avvinamento non è sempre necessario, ma sicuramente vi permette di fare molta scena e di donare un tocco di allegria in più al vostro pranzo o cena in compagnia!

 

 

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Storia dei nomi dei vini_ diciassettesimo episodio.

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CAMPUS - Champagne. 

L'origine del nome Champagne, regione francese e insieme appellativo delle famose bollicine, non è riconducibile a nessuno dei tre vigneti - Pinot Nero, Chardonnay, Pinot Meunier - impiegati per produrre il celebre vino. Anche in questo caso è il luogo a prestare il proprio nome al vino e, nel nostro caso, è riconducibile ancora una volta alla romanità. 

L'antica Durocortorum oggi Reims, capoluogo dello Champagne, fu scelta nel 57 a.C. da Giulio Cesare come capitale di tutta la Gallia sottomessa e nel volgere di pochi anni i romani trasformarono il territorio popolato dai galli remi nell'epicentro di ben otto strade commerciali, strutture viarie portanti della terra appena conquistata.

La provincia romana si sviluppò rapidamente sino ad abbracciare gli attuali dipartimenti dell'Aisne, Marna, Mosa, Ardenne e sconfinando nei territori oggi compresi da Belgio e Lussemburgo. La fedeltà dei remi nei confronti di Roma rappresentò un potente fattore di sviluppo economico e commerciale della provincia Belgica sino a tutto il V secolo d.C., quando Durocortorum fu devastata dai barbari. Furono cinque secoli durante i quali la vite è piantata, coltivata e messa a frutto. 

I glottologi francesi riconducono il nome Champagne alla medesima radice campus che origina il nome di un'altra regione, la Campania. Una generica definizione latina con la quale si indica una terra piatta e uniforme, buona per i scopi militari come nel caso del Campus Martins, i due chilometri quadrati odierni di Campo Marzio, dapprima ai confini dell'Urbe e poi impiegati da Augusto per acquartierare due delle sue legioni, la VII Via Lata e la IX Circus Flaminius. Ma anche un termine con il quale si indica un orizzonte ampio, coltivabile, una distesa di campi dove introdurre la coltura del frumento o della vite.

Secondo recenti ricerche la prima zona dello Champagne a essere coltivata a vite fu con ogni probabilità quella intorno a Merfy, un piccolo villaggio situato a sette chilometri a nordest del capoluogo, sul prolungamento della montagne di Reims noto come Massiccio di Saint Thierry. 

 

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Storia dei nomi dei vini_ sedicesimo episodio

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CAUDA VULPIUM - Coda di Volpe. 

"Minus tamen, caudas vulpinum imitata, alopecia". La prima citazione del Coda di Volpe si deve a Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, quando indica i vitigni adatti ad essere coltivati a pergola.

Militare, storico e scienziato che perse la vita proprio intorno a Pompei durante l'eruzione del 79 d.C., verso il Coda di Volpe Plinio esprime un apprezzamento particolare: "Il terreno e l'ambiente, non solo l'uva, fanno la differenza, e giova a questo vino l'invecchiamento."

L'origine del nome Cauda Vulpium deriva dalla forma del suo grappolo: curvo e lungo, che fa pensare alla coda di una volpe. 

La varietà prodotta alle falde del Vesuvio prende anche il nome di Caprettone o Crapettone.

 

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Come si conserva il vino in casa?

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Disporre nella propria abitazione di una cantina per la conservazione dei vini è il sogno di ogni buon intenditore ma, non sempre, si è nelle condizioni di poter disporre degli ambienti sotterranei migliori da dedicare a questo scopo. In tal caso ci si trova costretti a dover conservare le bottiglie di vino in una stanza che si presuma possa disporre delle stesse condizioni climatiche presenti in una tipica e moderna cantina ideali per l'invecchiamento del vino.

Con questo nostro articolo, vogliamo fornirvi alcuni preziosi ed utili consigli su come va tenuto e conservato il vino in casa. 

Il luogo di conservazione ideale.

Se la vostra abitazione dispone di un seminterrato, un ripostiglio, uno stanzino oppure una camera ancora inutilizzata partite già con un buon vantaggio nell'allestimento della vostra personale cantina domestica. Altrimenti, dovete per forza di cose cercare all'interno delle quattro mura domestiche un luogo ideale in cui non siano presenti grandi sbalzi termici mantenendo così un livello costante di umidità utile per impedire ai tappi di sughero delle vostre pregiate bottiglie di seccarsi causando danni irreparabili al loro contenuto.

La cantina ideale dovrebbe essere dislocata a nord, sotterranea o seminterrata, lontana da fonti di rumore e da vibrazioni, asciutta, ma non secca, bene areata, dotata di un impianto di illuminazione tenue e indiretto, a temperatura costante attorno ai 14°C e, comunque, oscillante fra i 12°C e i 16°C.

Per ottenere queste condizioni e garantire anche una certa escursione igrometrica, i muri migliori sono quelli in cotto e il pavimento dovrebbe presentare un sottofondo ghiaioso ricoperto di cotto o di terra pressata. Gli scaffali, per questioni di temperatura e di vibrazioni, dovrebbero essere in legno a maggior ragione se la cantina si trova in città, magari vicina a una strada molto trafficata dove è più facile che le bottiglie siano disturbate da rumori vari.

Altra importante precauzione da prendere per non rovinare il nettare di Bacco è tenerlo lontano dagli alimenti dagli odori forti e pungenti come quelli di salumi e formaggi, oppure vernici, solventi e detersivi impiegati per la pulizia e l'igiene domestica. I profumi intensi possono penetrare nella bottiglia attraverso la porosità del sughero, modificando ed alterando le qualità sensoriali del vino.

Proprio per questo motivo se si decide di utilizzare una stanza della propria casa come cantina è importante dedicarla solo ai vini e non utilizzarla anche come dispensa alimentare o ripostiglio. 

La corretta inclinazione  e disposizione delle bottiglie.

Ricordatevi che è sempre fondamentale conservare il vino in posizione orizzontale, questo perchè è bene che il loro contenuto sia sempre a contatto con il tappo tenendolo il più possibile umido. Per fare in modo che le bottiglie siano sempre nella loro posizione corretta è possibile utilizzare come piano d'appoggio una libreria in legno, oppure un mobile portabottiglie. Oggi in commercio si trovano anche delle pratiche e comode cantinette da vino di varie dimensioni e costi che possono essere usate anche in sala da pranzo oppure come complemento d'arred, dotate di termostati, umidificatori interni e sportelli con chiusura ermetica che permettono a tutti di conservare al meglio ogni tipo di vino.

Nella conservazione del vino, la scelta di questo materiale è fondamentale per attenuare il più possibile le vibrazioni dannose provocate, ad esempio, dal passaggio di treni, tram, metropolitane o altri mezzi di trasporto pesanti. E' inoltre importante posizionare in basso, quindi più vicino al pavimento, le bottiglie di vino più sensibili agli sbalzi di temperatura dato che il calore tende a salire verso l'alto e, quindi, i ripiani più bassi saranno sempre i più freschi.

E' importante infine sottolineare che le bottiglie vanno deposte con l'etichetta verso l'alto, in modo da conoscere sempre su quale lato possono essere depositati nel tempo gli eventuali sedimenti ed evitarne l'uscita quando si versa o si decanta il vino in caraffa. 

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Storia dei nomi dei vini_quindicesimo episodio

Published in Novità & Eventi

PHALANX - Falanghina. 

Phalanx come falange greca, modello militare al quale si ispira la legione romana. Phalanx perchè il primo legionario impugna un'asta appuntita che da anche il nome al palo attorno al quale si arrampica la vite nel cocente sole campano.

Phalanx come il nome che fu dato al sorso dell'ultima ora: è il vino la disperata risorsa del miles condannato alla lotta, il cui cervello va inebriato per affrontare il duello dal quale uscirà vincitore o morto. Questa la cruda origine della poetica Falanghina, che tuttavia arricchisce la propria nobiltà etimologica con la qualifica, spesso utilizzata, di Falernina.

Ovvero Falerno bianco, vino pregiato apprezzato dai Romani e dai Sunniti, frutto del Falernus Ager, territorio dove la sua coltivazione era molto diffusa. Studiosi come Frojo e Fiorito vi individuano l'antenato del Falernum Gauranum, conosciuto come vino degli imperatori, acclamato da Plinio il Vecchio.

Attualmente i territori dai quali nasce la Falanghina nella sua migliore versione sono gli stessi della prima avanzata romana: Sennio Beneventano, Campi Flegrei, Casertano. 

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