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Natale con le confezioni regalo Pian delle Vette, i vini di una delle cantine Top 100 d’Italia

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Uno dei regali più ambiti per questo Natale 2019 sarà certamente lo Spumante Metodo Classico Pas Dosè “Mat ‘55” Selezionato da Golosaria.

Le Bollicine di Pian delle Vette Mat’55 - 50% Pinot Nero e 50% Chardonnay -  pas d’osé metodo classico, saranno le bollicine più ambite per questo, per fortuna, nevoso Natale e Capodanno 2019!

Fantastico per l’aperitivo e perfetto per il brindisi di mezzanotte, a tutto pasto o per momenti informali. Gli chef più prestigiosi si sono sbizzarriti negli abbinamenti.

Le Bollicine di Pian delle Vette Mat’55 e i gli altri vini premiati nel corso degli anni sono stati raccolti in diversi cofanetti semplici, eleganti, rurali, in legno locale, per consentire agli amanti di regalare il meglio della viticoltura di montagna di Feltre, produzioni limited edition, curate in ogni dettaglio e assolutamente eccellenti. Dalla bottiglia singola, al Terzetto fino ad arrivare alla collezione completa nella cassetta Prestige.

I vini della cantina hanno ricevuto molti altri premi e riconoscimenti: Golosaria - Top Hundred, la nomination all’EthicalFoodDesign di Milano a luglio, i Golden Award, medaglia d’oro, a Dubrovnik FestiWine 2017 e Vinum 2017 - Via Claudia Augusta.

Regalare un vino di montagna è un gesto di valore non solamente per la qualità del prodotto e della confezione, ma anche e soprattutto, perché questo è un gesto rurale, solidale con la viticoltura bellunese  – afferma Egdio D’Incà, socio della cantina – Premiare i vini radicati qui, nelle nostre colline, fa si che il valore rimanga sul territorio e che i prodotto locali possano diventare quei famosi souvenir gastronomici tanto ambiti anche per questo Natale. Il nostro sforzo di posizionarci al top ci auguriamo consenta di potenziare l’agricoltura le aiutare le imprese locali a crescere, ai giovani imprenditori a investire e restare qui, nelle nostre magnifiche terre!”.

Le confezioni natalizie Pian delle Vette possono essere acquistate presso la cantina, direttamente nelle enoteche nelle più prestigiose location turistiche di montagna.

È possibile anche riceverle direttamente tramite corriere, in ogni parte d’Italia.

 

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Pian delle Vette nel gotha dell’enogastronomia etica

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L’Ethical Food Design, che è stato assegnato il mese scorso a Milano, nel sontuoso Palazzo Reale, ai prodotti alimentari Food & Beverage che hanno dato prova di grande interesse etico, ci ha visti tra i protagonisti. Non abbiamo vinto ma siamo stati ammessi alla finale, ed è già un enorme successo aver partecipato con il nostro Mat’55, Vino Spumante di Qualità (VSQ). L’Ethical Food Design Award è un premio che mette l’accento sugli aspetti sostenibili dei prodotti. E’ un premio che si adatta perfettamente al nostro modo d’intendere l’agricoltura e la produzione di vino, rispettoso di tempi e modi.

L’evento ha avuto molta eco mediatica nazionale e locale, ecco l’intervista di cui siamo molto orgogliosi.

Una cura che ci sforziamo di ripetere ad ogni stagione per ottenere i migliori vini

Produciamo vini IGT e pratichiamo l’agricoltura di montagna, i nostri vigneti infatti, sorgono ai piedi delle Dolomiti. Un paesaggio unico, irripetibile che cerchiamo di conservare e promuovere attraverso i nostri vini. Esaltiamo l’armonia del paesaggio attraverso operazioni e regole rispettose dell’ambiente. Pratichiamo infatti, un’agricoltura a misura d’uomo, che tiene conto dei ritmi e delle stagioni, e che punta alla salvaguardia dell’ecosistema.

Un ambiente difficile che produce uve dai sentori e dalle personalità uniche

Il nostro è un ambiente difficile, che ci ha fatto scegliere le varietà che meglio si adattano alla montagna ed ai suoi rigidi inverni. Il suolo presenta ristrettezze nutritive e dobbiamo anche tenere conto dei sensibili sbalzi termici tra la notte e il giorno. Difficoltà che d’altro canto danno personalità e sentori unici alle nostre uve. Privilegiamo la salubrità dei nostri vigneti a scapito di produzioni più cospicue, poiché l’integrità del paesaggio è parte integrante dei principi su cui ci basiamo. Il già interessante enoturismo in loco, ci auguriamo si intensifichi e che l’accoglienza in cantina diventi una abitudine, un veicolo promozionale per vini e prodotti tipici di Feltre e dintorni.

Un’attenzione maniacale in tutte le fasi della produzione

Ci inorgoglisce che il nostro modo di operare venga definito quasi maniacale. E’ il segno che stiamo facendo il nostro lavoro con tutta l’attenzione possibile, nel pieno rispetto della natura e dell’ecosistema. La dimensione etica che ci appartiene, è stata sottolineata grazie alla partecipazione all’Ethical Food Design dando visibilità ai nostri sforzi. Pian delle Vette è una cantina che vuole crescere e lasciare un segno, senza incidere sulla qualità del paesaggio dolomitico, senza alterare l’impronta carbonica e esaltando tutti i pregi di una vinificazione eroica.

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Lo Spumante Metodo Classico, cos'è?

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Il metodo classico di produzione del vino spumante (detto anche Champenoise), consiste nell'indurre la rifermentazione in bottiglia dei vini attraverso l'introduzione di zuccheri e di appositi lieviti selezionati (Liquer de Tirage). L'inventore di questo metodo, seppur non sia ancora storicamente provato, è un monaco che lo avrebbe ideato verso la metà del 1600. Il suo nome era Dom Perignon il quale decise di mescolare insieme diverse tipologie di vini per esaltare le caratteristiche del prodotto finale. 

Con questo metodo si ottengono vini con spuma (perlage) molto fine e persistente, con profumi delicati e sottili, che ricordano i lieviti, e un gusto fresco, leggermente acidulo, molto fine ed equilibrato. In Italia i vitigni più indicati per la produzione di spumanti di alta qualità sono lo Chardonnay, il Pinot Nero e il Pinot Bianco

Le fasi del processo di spumantizzazione.

La preparazione del vino base.

Poichè i vini base vanno ad incidere in modo diretto sulla qualità del prodotto finale, per la loro preparazione è necessario prestare una particolare cura ed attenzione. Quando le uve hanno raggiunto la maturazione desiderata si effettua la vendemmia anticipata delle uve, cosicchè queste, oltre a possedere un'acidità maggiore, manterranno anche inalterati molti degli aromi varietali propri del vitigno.

Fattori senza dubbio determinanti per la buona qualità delle uve sono l'altitudine e la corretta esposizione dei vigneti, una coltivazione non forzata con una resa produttiva per ettaro non elevata. Altrettanto importanti risultano essere il grado di maturazione e la sanità delle uve. 

La raccolta delle uve deve essere particolarmente curata e il suo trasporto in cantina va eseguito in breve tempo, in modo tale che le uve non si schiaccino tra loro, per non avere possibili perdite di succo, fermentazioni indesiderate e incontrollate e sgraditi fenomeni ossidativi. Se sui grappoli è presente della polvere si può provvedere alla sua rimozione con una particolare operazione detta De Bourbage.

La pigiatura dell'uva deve avvenire in modo soffice per estrarre la minima quantità di polifenoli; per lo stesso motivo assume importanza anche la diraspatura, essendo i raspi molto ricchi di tannini.

Il mosto fiore sgrondato si lascia decantare per circa 12 - 24 ore, allo scopo di eliminare le fecce in sospensione e buona parte della flora microbica sgradita. Successivamente si procede ad una fermentazione in bianco, della durata massima di circa tre settimane, ad una temperatura che non deve superare i 20°C.  Le fasi successive sono molto simili a quelle della vinificazione in bianco, con travasi, chiarificazioni e filtrazioni, ripetendo controlli analitici per poter intervenire tempestivamente nel caso in cui qualche valore non corrisponda a quello desiderato. 

Ottenuto il vino base, si procede con le altre fasi tipiche della produzione di uno spumante metodo classico di seguito riportate. 

L'assemblaggio.

Verso l'inizio della primavera si prepara il vino base, la cosidetta Cuvèe, assemblando varie tipologie di vini provenienti da vigneti (cru) e vitigni diversi. Nella miscelazione si utilizzano non solo vini nuovi, ma anche vecchi.

Questa particolare operazione risulta di grande importanza in quanto permette ad ogni imprenditore di offrire negli anni un prodotto con caratteristiche organolettiche consistenti e di maggiore qualità. Nel caso in cui vi siano annate particolarmente favorevoli, una parte delle uve viene destinata alla produzione di spumanti millesimati (come ad esempio il nostro Mat'55 millesimato 2010 - Sublimazione dell'Attesa), prodotti assemblando uva della stessa annata per l'85 %.

Questo spumante viene fatto riposare in cantina per un periodo di quattro - cinque anni, in qualche caso anche per sette - otto anni, prima della sboccatura e deve maturare a stretto contatto con i lieviti per almeno 24 mesi, a partire dal momento dell'imbottigliamento. 

Se si utilizzano invece vini di annate precedenti, si otterrà un Sans Annèe, ovvero uno spumante che risulta privo di qualsiasi indicazione di annata o di vendemmia, destinato ad un affinamento sui lieviti molto più breve, in genere di due o tre anni.

Nella maggior parte dei casi, le Cuvèe sono realizzate con vini ottenuti sia da uve a bacca bianca, sia nera; se si usano solamente le prime il prodotto viene definito Blanc De Blancs (cioè vino bianco da uve bianche), mentre se si usano solo quelle a bacca nera il prodotto viene definito Blanc De Noirs, ossia vino bianco da uve nere.

L'aggiunta del liquido di tiraggio.

Per poter realizzare la rifermentazione risulta necessario addizionare il liquido di tiraggio (Liquer De Tirage), una miscela di vino contenente zucchero raffinato di canna o barbabietola, lieviti, sostanze minerali e azotate che favoriscono la successiva eliminazione delle fecce.

I lieviti devono possedere specifiche caratteristiche, come quella di essere attivi anche alle basse temperature presenti nei locali in cui viene realizzata la rifermentazione, di sopportare le alte pressioni all'interno delle bottiglie dovute all'anidride carbonica che essi producono, di sprigionare profumi gradevoli e pochissima acidità volatile e di formare un deposito caseo - sabbioso affinchè le fecce non aderiscano al vetro della bottiglia. 

L'aggiunta di zucchero risulta fondamentale per la rifermentazione realizzata dai leviti; le sostanze minerali sono per lo più sali di ammonio che servono per favorire lo sviluppo dei lieviti. A questo liquido vengono aggiunte altre sostanze allo scopo di facilitare il compattamento delle fecce durante il Remuage

L'imbottigliamento.

Dopo aver controllato con estrema attenzione che lo sciroppo di tiraggio si sia perfettamente disciolto ed amalgamato nella Cuvèe, il vino viene imbottigliato nelle tradizionali bottiglie (dette Champagnotte), che sono quelle definitive in cui il vino resterà fino al momento della sua vendita e consumazione. 

Il colore scuro della bottiglia protegge il prodotto finale dall'azione della luce, mentre il notevole spessore del vetro risulta fondamentale per la resistenza alla pressione interna e alle manipolazioni nelle varie fasi di elaborazione.

A questo punto, le bottiglie vengono sigillate utilizzando uno speciale tappo a corona in acciaio inox, che assicura una perfetta tenuta evitando l'attacco della ruggine.

Sotto il tappo è inserita la Bidule, un piccolo cilindro di plastica nel quale si accumulano le fecce al termine del Remuage, evitando così che residui di sostanze indesiderate rimangano a contatto con il vino. 

La presa di spuma e l'affinamento sui lieviti.

La presa di spuma è il procedimento che porta il vino a diventare spumante. Una volta sigillate le bottiglie, queste vengono accatastate in posizione orizzontale in cantina dove l'umidità e la temperatura sono costanti e vi è la totale assenza di vibrazioni, suoni e odori, oltre alla presenza di un'illuminazione soffusa.

Dopo qualche settimana i lieviti trasformano gli zuccheri in alcol etilico ed anidride carbonica, che questa volta, non potendo più fuoriuscire, si scioglie nel vino. La presenza dei lieviti inoltre contribuisce ad arricchire il prodotto finale di aromi e sapori unici

In poche parole, la presa di spuma coincide, dunque, con la seconda fermentazione. Dopo circa due settimane dall'imbottigliamento del vino, lo zucchero fermentescibile ha già subito il suo processo di trasformazione in etanolo e anidride carbonica.

Nel periodo che segue, il lievito inizierà a consumare lentamente tutte le scorte, degradando componenti cellulari e sostanze di riserva, fino a quando, intorno ai novanta giorni, iniziano i processi autolitici. Durante questa fase continua a proseguire l'attività degli enzimi del lievito, anche se non si potrà più rilevare nessuna traccia di lievito vitale. Gli enzimi idrolitici continueranno a lavorare andando a degradare a poco a poco tutte le componenti cellulari, tranne la parete, che pur subendo numerosi stress non verrà rotta.

Per ottenere questo, l'affinamento deve essere lungo e lento, in modo da formare bollicine persistenti, numerose e dalla grana fine. In funzione dei vitigni utilizzati, della zona di produzione e del corpo desiderato, questa fase può durare anche dai sette agli otto anni.

A tal fine, l'Istituto Italiano Spumante Classico ha stabilito che la maturazione sulle fecce deve durare minimo quindici mesi, a partire dal momento dell'imbottigliamento, e di ventiquattro mesi per gli spumanti millesimati. Durante questo periodo anche a Pian delle Vette Cantina di Montagna le bottiglie sono sottoposte allo sbancamento, che consiste nello smontare le cataste di bottiglie e ricomporle per evitare che le fecce si incrostino sul vetro, favorendo così il contatto delle varie sostanze liberatesi per autolisi con la massa liquida. 

Lo scuotimento.

Nel momento in cui si ritiene che lo spumante abbia quasi concluso l'affinamento sui lieviti, le bottiglie vengono riposte su dei particolari cavalletti in legno con fori sagomati, detti Pupitre. Successivamente, un po' alla volta, si effettuano i Remuage con rotazioni e vari scostamenti che portano le bottiglie dalla posizione orizzontale a quella verticale, provocando così il distacco dei residui dei lieviti dalle pareti ed il loro accumulo vicino al tappo, nella bidulè. 

Un tempo questa operazione di rotazione (Remuage) veniva praticata manualmente da operai specializzati che ruotavano giornalmente circa 15.000 - 20.000 bottiglie; oggi è diventata sempre più meccanizzata, grazie all'utilizzo delle Giropalette, grandi ceste rotanti contenenti le bottiglie, introdotte in commercio dai produttori spagnoli di Cava. 

Ultimato il Remuage, le bottiglie passano alla successiva fase della sboccatura, anche se vi è la possibilità che possano essere conservate in punta, in posizione verticale e capovolta, in modo tale da perfezionare l'evoluzione del vino a contatto con i lieviti, evitando che si attacchino alle pareti, come potrebbe succedere se fossero conservate in posizione orizzontale.

La sboccatura.

Finalmente arriva per lo spumante il momento di essere messo in commercio. Proprio a questo scopo, viene effettuata la sboccatura. In passato anche questa operazione era eseguita dall'uomo; il tecnico di cantina stappava la singola bottiglia da dove, per effetto della sovrappressione, usciva fuori il residuo in fecce formatosi sotto il tappo, poi prontamente provvedeva a ritappare la bottiglia.

Oggi si utilizza una macchina che permette di congelare il collo delle bottiglie e quindi di effettuare la successiva stappatura ed il successivo rabbocco. 

La velocità di traslazione del nastro è determinata in modo tale che al termine del percorso si sia formato un piccolo cilindro di ghiaccio di un paio di centimetri, che ingloba il vino e le fecce compattate nella bidule. La macchina scarica le bottiglie in posizione normale e le trasferisce alla postazione successiva, dove viene asportato il tappo a corona; la pressione interna riesce ad espellere il ghiaccio, lasciando il vino privo della più piccola particella in sospensione, perfettamente limpido. 

Il dosaggio.

Dopo la sboccatura si deve procedere a rincalzare ulteriormente la bottiglia aggiungendo un ulteriore Liquer D'Expedition o "sciroppo di dosaggio", la cui ricetta viene custodita segretamente da ogni produttore vinicolo italiano.

Nella maggior parte dei casi, lo sciroppo di dosaggio è composto da vino e zucchero (molto raramente distillato) e spesso viene invecchiato in barrique

Nel caso in cui si rabboccasse con uno sciroppo di dosaggio privo di zuccheri, si otterrà un prodotto denominato Pas Dosè. Una volta aggiunto il liquer d'expedition, le bottiglie vengono rabboccate con una modesta aggiunta dello stesso vino, in modo tale che il livello sia uguale in ogni bottiglia e sia identica anche la quantità di aria intrappolata sotto il tappo. 

La tappatura finale e il confezionamento.

Dopo la colmatura ogni bottiglia viene sigillata con un tappo di sughero a forma di fungo di ottima qualità, in grado di garantire elasticità oltre alla robustezza.

Successivamente sul tappo viene applicato un dischetto metallico (detto capsula) e la gabbietta metallica per evitare che esso, a causa dell'elevata pressione, possa fuoriuscire, Il tutto è avvallato da un particolare involucro in foglio d'alluminio (detto capsulone), che è quello che verrà strappato in fase di apertura della bottiglia. 

Tappo, capsula e capsulone sono di solito contrassegnati genericamente, riportando ad esempio il nome / logo della denominazione cui si riferisce lo spumante, oppure con il nome o logo dell'imbottigliatore.

Una volta tappate le bottiglie vengono fatte ruotare su sè stesse per permettere che lo sciroppo di dosaggio si amalgami bene con il resto del prodotto, dopodichè vengono lavate e vestite di etichetta, contro-etichetta, collarino e capsulone. Le bottiglie infine vengono tenute nuovamente a riposo in cantina per qualche mese.

Uno spumante prodotto con il metodo classico per poter essere definito di alta qualità deve avere aspetto brillante e trasparenza cristallina, colore paglierino tenue, perlage persistente e finissimo, profumo delicato e fragrante, che ricordi vagamente l'uva utilizzata ma presenti sentori legati a quello dei lieviti, gusto fresco, piacevolmente acidulo, fine ed equilibrato; il giudizio finale deve essere armonico come accade nel nostro Mat'55.   

 

 

 

 

 

 

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Pian delle Vette, un'azienda agricola di nicchia alle porte del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.

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Per molti può sembrare una curiosa novità, ma di viticoltura a Belluno e, in particolar modo nel Feltrino, se ne parla già da diversi secoli. Infatti, proprio nell'archivio storico del Comune di Feltre si trovano numerosi riferimenti a particolari statuti che disciplinavano la coltura della vite sin dal lontano millecinquecento e, inoltre, nel '600 il Canonico della Cattedrale di Belluno Giovan Battista Barpo nei suoi libri "Le delizie e i frutti dell'agricoltura e della villa" dedica proprio un capitolo a "Delle uve, delle viti e dei recipienti per il vino" andando a descrivere minuziosamente le principali tipologie di uva locali fornendo preziosi consigli per la loro coltivazione.

Purtroppo la diffusione dell'oidio, della peronospora e della fillossera, lo scoppio della Grande Guerra, l'emigrazione dei primi del novecento e la massiccia industrializzazione avvenuta dopo il disastro del Vajont, portarono in breve tempo all'abbandono della coltivazione della vite a Belluno.

Nel corso di questi anni c'è stata però una rinnovata attenzione ed interesse verso la vite da parte di alcune aziende agricole bellunesi che hanno saputo recuperare i terreni vocati alla sua coltivazione, riprendendo così una produzione che, seppur limitata quantitativamente, riesce a riscuotere notevoli consensi, apprezzamenti e riconoscimenti in Italia, e all'estero, per l'alta qualità dei vini

Attualmente sono 147 gli ettari di vigneti presenti in Provincia di Belluno, una sessantina dei quali appartengono a produttori trevigiani che hanno scelto di espandersi a Belluno per proseguire il Metodo Tradizionale. Il vino biologico, invece, è un fenomeno in costante crescita: sono già quattro le aziende bellunesi in possesso della relativa certificazione. 

Uno degli aspetti più curiosi che riguarda il mercato del vino bellunese è l'incremento del numero di donne che si dedicano alla viticoltura in Provincia di Belluno in quanto sembra che questa attività rappresenti una valida opportunità per conciliare la vita familiare con il proprio lavoro. 

Un secondo aspetto molto interessante riguarda i piccoli produttori che hanno ripreso la coltivazione della vite in zone di montagna, limitando sempre più l'utilizzo dei fitofarmaci sia per una questione economica, sia soprattutto per rispettare e tutelare maggiormente l'ambiente che circonda le incantevoli montagne delle Dolomiti Bellunesi, dichiarate Patrimonio dell'Umanità.

Certamente l'Azienda Agricola Pian delle Vette, situata a Vignui di Feltre, piccolo borgo immerso alle porte del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, è l'esempio di una Cantina di Montagna che, pur avendo dimensioni ridotte, ha saputo coniugare negli anni la riscoperta della viticoltura locale con le nuove tecnologie enologiche, nel pieno rispetto della tradizione e dell'ambiente circostante.

Qui la scelta varietale ha fatto ricorso a quelle selezioni che più si adattano all'ambiente di montagna e che maggiormente possono farsi portatrici dei rigidi inverni, dei sensibili sbalzi termici notte / dì e delle ristrettezze nutritive dei suoli. 

I vini prodotti da Pian delle Vette ricordano l'armonia del paesaggio, la quiete dei luoghi, il benessere dei vigneti e la ricca biodiversità che li arricchisce di profumi e aromi garantendo tipicità e unicità.

La società agricola Pian delle Vette è gestita da Egidio D'Incà e Walter Lira, due imprenditori feltrini che, dopo aver svolto varie esperienze professionali in diversi settori economici, hanno coronato il loro sogno di dedicarsi al mondo della viticoltura riuscendo a rilanciare questa Cantina sia a livello di brand, sia a livello di produzione, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti proprio per l'alta qualità dei loro vini di montagna

A Pian delle Vette ogni vigneto rappresenta una piccola nicchia studiata appositamente per ottenere prodotti unici lontani dal rispetto di mode e di tendenze del momento. 

L'estensione dei vigneti è di due ettari e mezzo su cui crescono le bacche rosse tipo Pinot Nero, Teroldego, Gamaret, Diolinoir, le bacche bianche Chardonnay, Muller Thurgau e Traminer Aromatico.

Quattro di queste varietà fanno parte dell'IGT delle Dolomiti (Pinot Nero, Teroldego, Muller Thurgau e Traminer), mentre dal 2013 il vino spumante rientra anche nella DOC Serenissima.

La coltivazione della vite viene da sempre effettuata nel pieno rispetto dell'ambiente che circonda il territorio del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.

Pian delle Vette rappresenta un modello di viticoltura di montagna che dimostra come anche in queste zone impervie e di non facile coltivazione del vigneto, si riesca a fare agricoltura di qualità, riuscendo a coniugare sapientemente tradizione e tecnologia, sempre nel pieno rispetto della natura e delle tradizioni locali.       

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I vini Pian delle Vette protagonisti su Gustibus in onda su La 7

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Domenica 24 dicembre, l'Azienda Agricola Pian delle Vette è stata protagonista nella trasmissione televisiva Gustibus in onda su La 7, dedicata alla scoperta del patrimonio enogastronomico del nostro Paese e alle professioni che per esso lavorano. Ogni domenica mattina il programma condotto da Roberta De Matthaeis racconta ai telespettatori territori italiani defilati e poco conosciuti che, però, custodiscono veri e propri tesori paesaggistici ed enogastronomici che meritano di essere conosciuti e valorizzati.

In ogni puntata lo storytelling dei luoghi si incrocia con quello delle produzioni agroalimentari gastronomiche tipiche, accuratamente selezionate in collaborazione con "La Tavola Italiana", associazione no - profit che certifica la qualità delle filiere alimentari, e l'eccellenza delle materie prime impiegate nelle tecniche di lavorazione.

Nella puntata andata in onda il giorno della vigilia di Natale, ampio spazio d'approfondimento è stato dedicato all'Azienda Agricola Pian delle Vette di Vignui di Feltre, nata nel 2000 grazie ad un finanziamento Interreg, ed oggi acquisita e gestita da Egidio D'Incà e Walter Lira, due noti imprenditori feltrini che l'hanno saputa rilanciare sia a livello di brand, sia a livello di produzione, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti ufficiali per l'alta qualità dei propri vini di montagna, riuscendo così a fare dell'impegno e della passione per il vino e per l'ambiente, il vero motivo del proprio operare e credere.

Per rispettare questi principi, i due soci hanno voluto dare alla propria azienda agricola una dimensione "a misura d'uomo" tale da permettere una completa autonomia nella sua gestione operativa, affinchè tutte le operazioni colturali siano mirate alla salvaguardia della fragilità dell'ecosistema. 

Consapevoli di operare in un ambiente difficile, ma appartenente a quelle realtà enologiche italiane di grande pregio paesaggistico, storico e culturale, ogni loro decisione è stata ed è tutt'oggi dettata dal rispetto di alcune regole. Ad esempio, la scelta varietale ha fatto ricorso a vitigni autoctoni locali e a quelle selezioni che più si adattano all'ambiente delle Dolomiti Bellunesi e che maggiormente possono farsi portavoce dei rigidi inverni, dei sensibili sbalzi termici notte / dì e delle ristrettezze nutritive dei suoli.

La gestione annuale dei vigneti privilegia l'esposizione dei grappoli e delle foglie al sole, tanto che i vini ricordano l'armonia del paesaggio, la quiete dei luoghi di montagna, il benessere dei vigneti e la ricca biodiversità che li arricchisce di profumi e aromi garantendo tipicità e unicità.

Pian delle Vette Cantina di Montagna ogni vigneto rappresenta una piccola nicchia studiata appositamente per promuovere e valorizzare l'interazione tra la vite e l'ambiente circostante per ottenere così vini unici, con un'autentica espressione del terroir di montagna lontano da mode e tendenze del momento.

Fondamentale resta il principio che ha ispirato l'impegno e il duro lavoro portato avanti negli anni dai due imprenditori vinicoli bellunesi che si basa sulla volontà d far avvicinare il consumatore finale al proprio prodotto, attraverso una particolare esperienza degustativa e una piena trasparenza d'informazioni, per spiegare la purezza e la qualità dei propri vini delle Dolomiti Bellunesi a chi sa davvero apprezzare i "silenzi" della vita.

L'estensione dei vigneti che si trovano a Vignui di Feltre, è di 2 ettari e mezzo su cui crescono le bacche rosse tipo Pinot Nero, Teroldego, Gamaret e Diolioner, le bacche bianche Chardonnay, Muller Turgau e Traminer Aromatico

Quattro di queste varietà fanno parte dell'IGT delle Dolomiti (Pinot Nero, Teroldego, Muller Turgau e Traminer) mentre dal 2013 il vino spumante è DOC Serenissima. 

Qualche giorno fa i due noti imprenditori agricoli bellunesi hanno avuto l'onore di accompagnare i reporter dell'emittente televisiva La 7 a visitare la loro Cantina di Montagna e i vigneti, dove è stata anche registrata un intervista ad Egidio D'Incà sulle eccellenze culinarie venete

Durante le riprese, non sono mancati gli aneddoti come quello legato alla scelta del nome dato allo spumante Metodo Classico Mat'55 - Millesimo 2009 - Sublimazione dell'Attesa.  Come hanno avuto modo di spiegare i due imprenditori vitivinicoli, questo particolare nome deriva dal fatto che entrambi i soci di Pian delle Vette sono nati nel 1955 e, nonostante i prestigiosi traguardi e riconoscimenti ufficiali ricevuti nel corso degli anni, oggi, c'è ancora chi sostiene che siano stati davvero matti a voler intraprendere questa loro avventura nel mondo del vino.

 

 

 

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Come si serve il vino a tavola.

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Servire il vino a tavola non è una pratica affatto scontata e banale e anzi, se affrontata da persone inesperte oppure con troppa sufficienza, può causare momenti di imbarazzo e brutte figure con i propri ospiti.

Oggi esiste un galateo di regole ben precise che sono state codificate nel corso di decenni di esperienza da parte di sommelier e professionisti del mondo del vino.

Che vi troviate a una cena conviviale con amici, a un pranzo in famiglia, oppure ad un incontro galante, ecco un breve vademecum di consigli per conoscere cosa dovete fare per servire correttamente il vino a tavola, evitando di incappare in errori e distrazioni.

Come si serve il vino a tavola.

Dopo aver scelto e prelevato la vostra bottiglia di vino dal frigorifero oppure direttamente dalla cantina, portatela in tavola tenendola in posizione verticale rendendo ben visibile a tutti la sua etichetta. Ai commensali dovete sempre far conoscere il nome del vino, il cru (ovvero il singolo vitigno da cui il vino è stato prodotto, se riportato), l'annata e il produttore.

Nel caso in cui voleste mostrare tutta la vostra competenza, potete anche sbizzarrirvi nel fornire ulteriori dettagli descrivendo le varietà impiegate, la vinificazione, l'affinamento oppure la sua gradazione alcolica

Il galateo del vino impone che la presentazione della bottiglia avvenga alla sinistra dei vostri commensali, per poi servirla nel bicchiere da destra, incominciando prima dalle donne e poi dagli uomini, in ordine di età oppure di importanza; l'ultima persona a ricevere il vino è sempre il padrone di casa. 

Come si apre una bottiglia di vino.

La corretta apertura di una bottiglia di vino inizia con l'incisione della capsula usando il coltellino del cavatappi.

Evitate di fare troppi tagli in modo disordinato, incidete solo tre volte il materiale con cui è fatta la capsula effettuando un primo taglio netto intorno al collo della bottiglia, in senso orario; procedete con un secondo taglio deciso in senso antiorario, per completare l'incisione; terminate questa operazione con un terzo taglio dall'alto verso il basso, dal tappo all'incisione fatta sul collo, cercando di eseguire dei tagli precisi e profondi, così risulterà molto più facile rimuovere definitivamente la capsula; vi basterà infilare la lama del cavatappi sotto il rivestimento del tappo e questo verrà via molto facilmente.

Ricordatevi che durante questa prima operazione è importante tenere ben ferma e salda la bottiglia, senza inclinarla troppo. 

Una volta rimossa la capsula, inserite la punta della spirale del cavatappi nel tappo. Anche questo passaggio è molto delicato in quanto dovete stare attenti a non fare uscire la punta dalla parte opposta del tappo per evitare che possano cadere dei frammenti di sughero nel vino. 

Giunti a questo punto, appoggiate la leva del cavatappi sul bordo della vostra bottiglia estraendo il tappo con delicatezza evitando il più possibile rotture e rumori.

Quando il tappo è quasi completamente fuori dal collo della bottiglia, concludete la sua estrazione con la mano e, successivamente, pulite con un tovagliolo il collo della bottiglia da eventuali residui e avvicinate il naso al tappo  per cercare eventuali difetti; terminata quest'analisi procedete a servire il vino evitando di far cadere gocce sulla tovaglia. 

Come si apre una bottiglia di spumante.

Le bottiglie di spumante si differenziano dal seguire la procedura vista sopra per la presenza del tappo a fungo. In occasione di feste di compleanno oppure cenoni di capodanno, l'usanza vuole che si "faccia il botto" lasciando che il tappo in sughero si liberi nell'aria. In alcuni contesti o situazioni particolari è meglio evitare di mettere in pratica questo comportamento in quanto il tappo potrebbe causare danni ai mobili o ai lampadari della vostra casa, oppure procurare ferite al volto a qualcuno dei vostri ospiti.

Dopo aver rimosso la capsula e la gabbietta, con il pollice tenete assicurato il fungo alla bottiglia. Successivamente tenete fermo il tappo con la mano sinistra e con l'altra mano inclinate la bottiglia di 45 gradi, per poi ruotarla dolcemente facendo uscire il tappo con la massima delicatezza. 

La temperatura di servizio del vino.

Ogni vino deve essere servito e degustato alla temperatura più adatta proprio perchè quest'ultima può influenzare la capacità di distinguere ed apprezzare le diverse percezioni, aromi e sensazioni che quel vino emana. 

L'intervallo delle temperature di servizio è molto ampio e diversificato e va dai 6 - 8°C degli spumanti, ai 18 - 20°C dei vini rossi strutturati e maturi.

Le temperature basse tendono ad esaltare le sensazioni di durezza del vino, come ad esempio la sapidità, la tannicità e nei vini giovani la loro freschezza gustativa.

Di conseguenza la temperatura di servizio deve aumentare gradualmente nei vini bianchi più maturi, per i rosati e i vini rossi giovani.

Quando si arriva ad un vino rosso evoluto la temperatura deve essere più elevata per esaltarne al meglio la sua morbidezza, attenuare la tannicità permettendo la sua perfetta liberazione dei profumi che compongono l'ampio bouquet di quel particolare bicchiere. 

Un ulteriore fattore da tenere in considerazione è quello che in estate o in ambienti caldi, la temperatura del vino nel bicchiere tende ad aumentare rapidamente di un paio di gradi mentre quello nella bottiglia subisce un incremento di circa 4 - 5°C ogni ora. Proprio per questo motivo, nel momento in cui il vino è servito in tavola la temperatura deve essere un po' inferiore rispetto a quella ideale di degustazione. 

Sia i vini rossi che i bianchi vanno stappati qualche minuto prima per permettere al vino di ossigenarsi. Annusate il tappo, se il sughero è andato a male lo sentirete subito ed è un primo segnale importante per farvi comprendere che anche il vostro vino molto probabilmente saprà di tappo.

Procedete con l'assaggio del vino servendone due dita nel vostro bicchiere; se non presenta difetti, prima di servirlo potete "avvinare" i bicchieri dei vostri commensali. 

Per compiere questa operazione versate un dito di vino nel primo bicchiere, facendolo ruotare in modo da bagnare le sue pareti uniformemente, svuotate il contenuto nel secondo bicchiere mentre ruotate il bicchiere che state svuotando in modo da bagnare di vino anche tutto il suo bordo interno, e così via fino a quando avete bagnato l'ultimo bicchiere che andrà poi svuotato nel secchiello o nel vostro lavandino di casa.

Questo permette di rimuovere gli odori cattivi che possono essere rimasti sui bicchieri se non sono stati lavati bene, oppure se è da molto tempo che non li usate.

L'avvinamento non è sempre necessario, ma sicuramente vi permette di fare molta scena e di donare un tocco di allegria in più al vostro pranzo o cena in compagnia!

 

 

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Vini "Pian delle Vette" doppio premio a Belgrado.

Published in Novità & Eventi

Medaglia d'Oro per il Pinot Nero del 2012 e argento per il Gran Passo del 2010. I soci D'Incà e Lira: << Si può fare agricoltura di qualità rispettando il territorio. >>

Egidio D'Incà e Walter Lira non potevano sapere che dentro alle botti e alle bottiglie marcate "Pian delle Vette" si nascondesse un gioiello della produzione vitivinicola feltrina.

Hanno dovuto aspettare di partecipare al "BeoWine Fair" di Belgrado (la più grande fiera del settore del Sud Est Europa, che si è svolta dal 23 al 26 febbraio nella 39esima Fiera Internazionale del Turismo) assieme ad altri 150 espositori per vedersi consegnare una medaglia d'oro per il Pinot Nero 2012 e una d'argento per il Gran Passo del 2010.

Due risultati eccezionali che incoronano un'eredità degna del cambio di gestione. L'azienda ha concorso con altre due venete (otto le italiane in tutto) che sono state portate in Serbia dal Consorzio "Italia diVini & Sapori).

"BeoWine Competition è il consorzio di valutazione dei vini più importante che si svolge in Serbia ormai da oltre un decennio. Più di 200 vini provenienti da diversi Paesi dei Balcani e, quest'anno per la prima volta, anche dall'Italia. 

La competizione si è svolta a Belgrado il 18 e il 19 febbraio. I due imprenditori feltrini hanno acquisito l'azienda vincente l'8 giugno dello scorso anno dopo un periodo di crisi produttiva (era nata all'inizio del Duemila grazie a un finanziamento Interreg), e l'hanno rilanciata come produzione e marchio.

L'estensione dei terreni che si trovano a Vignui è pari a due ettari e mezzo su cui crescono le bacche rosse tipo Teroldego, Gamaret e Diolinoer, oltre al Pinot Nero, le bacche bianche Chardonnay, Muller Turgau e Traminer, più la Bianchetta che è l'unica varietà autoctona coltivata. Tutti vitigni che si prestano molto bene in montagna.

Quattro di queste varietà fanno parte dell'Igt Dolomiti (Pinot Nero, Teroldego Muller e Traminer), mentre dal 2013 il vino spumante è Doc Serenissima.

La produzione è di 45 quintali per ettaro, un valore medio buono perché meno produzione non significa meno qualità. L'intensivo è un termine bandito visto che i trattamenti fitosanitari annui sono una decina, poco meno:   << Ci accomuna la passione per il nostro territorio e la voglia di creare un modello esemplare >>, afferma D'Incà, già noto per altre operazioni lungimiranti come il lancio del marchio "Nocciola Mestega delle Dolomiti", << siamo convinti che si può fare agricoltura puntando di più sulla qualità, e di questo devono accorgersi anche i ristoratori bellunesi. >>

Fonte: Corriere delle Alpi - 09 marzo 2017 (Francesca Valente) 

 

 

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The other days of the week we are in winery occasionally,
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