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Lo Spumante Metodo Classico, cos'è?

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Il metodo classico di produzione del vino spumante (detto anche Champenoise), consiste nell'indurre la rifermentazione in bottiglia dei vini attraverso l'introduzione di zuccheri e di appositi lieviti selezionati (Liquer de Tirage). L'inventore di questo metodo, seppur non sia ancora storicamente provato, è un monaco che lo avrebbe ideato verso la metà del 1600. Il suo nome era Dom Perignon il quale decise di mescolare insieme diverse tipologie di vini per esaltare le caratteristiche del prodotto finale. 

Con questo metodo si ottengono vini con spuma (perlage) molto fine e persistente, con profumi delicati e sottili, che ricordano i lieviti, e un gusto fresco, leggermente acidulo, molto fine ed equilibrato. In Italia i vitigni più indicati per la produzione di spumanti di alta qualità sono lo Chardonnay, il Pinot Nero e il Pinot Bianco

Le fasi del processo di spumantizzazione.

La preparazione del vino base.

Poichè i vini base vanno ad incidere in modo diretto sulla qualità del prodotto finale, per la loro preparazione è necessario prestare una particolare cura ed attenzione. Quando le uve hanno raggiunto la maturazione desiderata si effettua la vendemmia anticipata delle uve, cosicchè queste, oltre a possedere un'acidità maggiore, manterranno anche inalterati molti degli aromi varietali propri del vitigno.

Fattori senza dubbio determinanti per la buona qualità delle uve sono l'altitudine e la corretta esposizione dei vigneti, una coltivazione non forzata con una resa produttiva per ettaro non elevata. Altrettanto importanti risultano essere il grado di maturazione e la sanità delle uve. 

La raccolta delle uve deve essere particolarmente curata e il suo trasporto in cantina va eseguito in breve tempo, in modo tale che le uve non si schiaccino tra loro, per non avere possibili perdite di succo, fermentazioni indesiderate e incontrollate e sgraditi fenomeni ossidativi. Se sui grappoli è presente della polvere si può provvedere alla sua rimozione con una particolare operazione detta De Bourbage.

La pigiatura dell'uva deve avvenire in modo soffice per estrarre la minima quantità di polifenoli; per lo stesso motivo assume importanza anche la diraspatura, essendo i raspi molto ricchi di tannini.

Il mosto fiore sgrondato si lascia decantare per circa 12 - 24 ore, allo scopo di eliminare le fecce in sospensione e buona parte della flora microbica sgradita. Successivamente si procede ad una fermentazione in bianco, della durata massima di circa tre settimane, ad una temperatura che non deve superare i 20°C.  Le fasi successive sono molto simili a quelle della vinificazione in bianco, con travasi, chiarificazioni e filtrazioni, ripetendo controlli analitici per poter intervenire tempestivamente nel caso in cui qualche valore non corrisponda a quello desiderato. 

Ottenuto il vino base, si procede con le altre fasi tipiche della produzione di uno spumante metodo classico di seguito riportate. 

L'assemblaggio.

Verso l'inizio della primavera si prepara il vino base, la cosidetta Cuvèe, assemblando varie tipologie di vini provenienti da vigneti (cru) e vitigni diversi. Nella miscelazione si utilizzano non solo vini nuovi, ma anche vecchi.

Questa particolare operazione risulta di grande importanza in quanto permette ad ogni imprenditore di offrire negli anni un prodotto con caratteristiche organolettiche consistenti e di maggiore qualità. Nel caso in cui vi siano annate particolarmente favorevoli, una parte delle uve viene destinata alla produzione di spumanti millesimati (come ad esempio il nostro Mat'55 millesimato 2010 - Sublimazione dell'Attesa), prodotti assemblando uva della stessa annata per l'85 %.

Questo spumante viene fatto riposare in cantina per un periodo di quattro - cinque anni, in qualche caso anche per sette - otto anni, prima della sboccatura e deve maturare a stretto contatto con i lieviti per almeno 24 mesi, a partire dal momento dell'imbottigliamento. 

Se si utilizzano invece vini di annate precedenti, si otterrà un Sans Annèe, ovvero uno spumante che risulta privo di qualsiasi indicazione di annata o di vendemmia, destinato ad un affinamento sui lieviti molto più breve, in genere di due o tre anni.

Nella maggior parte dei casi, le Cuvèe sono realizzate con vini ottenuti sia da uve a bacca bianca, sia nera; se si usano solamente le prime il prodotto viene definito Blanc De Blancs (cioè vino bianco da uve bianche), mentre se si usano solo quelle a bacca nera il prodotto viene definito Blanc De Noirs, ossia vino bianco da uve nere.

L'aggiunta del liquido di tiraggio.

Per poter realizzare la rifermentazione risulta necessario addizionare il liquido di tiraggio (Liquer De Tirage), una miscela di vino contenente zucchero raffinato di canna o barbabietola, lieviti, sostanze minerali e azotate che favoriscono la successiva eliminazione delle fecce.

I lieviti devono possedere specifiche caratteristiche, come quella di essere attivi anche alle basse temperature presenti nei locali in cui viene realizzata la rifermentazione, di sopportare le alte pressioni all'interno delle bottiglie dovute all'anidride carbonica che essi producono, di sprigionare profumi gradevoli e pochissima acidità volatile e di formare un deposito caseo - sabbioso affinchè le fecce non aderiscano al vetro della bottiglia. 

L'aggiunta di zucchero risulta fondamentale per la rifermentazione realizzata dai leviti; le sostanze minerali sono per lo più sali di ammonio che servono per favorire lo sviluppo dei lieviti. A questo liquido vengono aggiunte altre sostanze allo scopo di facilitare il compattamento delle fecce durante il Remuage

L'imbottigliamento.

Dopo aver controllato con estrema attenzione che lo sciroppo di tiraggio si sia perfettamente disciolto ed amalgamato nella Cuvèe, il vino viene imbottigliato nelle tradizionali bottiglie (dette Champagnotte), che sono quelle definitive in cui il vino resterà fino al momento della sua vendita e consumazione. 

Il colore scuro della bottiglia protegge il prodotto finale dall'azione della luce, mentre il notevole spessore del vetro risulta fondamentale per la resistenza alla pressione interna e alle manipolazioni nelle varie fasi di elaborazione.

A questo punto, le bottiglie vengono sigillate utilizzando uno speciale tappo a corona in acciaio inox, che assicura una perfetta tenuta evitando l'attacco della ruggine.

Sotto il tappo è inserita la Bidule, un piccolo cilindro di plastica nel quale si accumulano le fecce al termine del Remuage, evitando così che residui di sostanze indesiderate rimangano a contatto con il vino. 

La presa di spuma e l'affinamento sui lieviti.

La presa di spuma è il procedimento che porta il vino a diventare spumante. Una volta sigillate le bottiglie, queste vengono accatastate in posizione orizzontale in cantina dove l'umidità e la temperatura sono costanti e vi è la totale assenza di vibrazioni, suoni e odori, oltre alla presenza di un'illuminazione soffusa.

Dopo qualche settimana i lieviti trasformano gli zuccheri in alcol etilico ed anidride carbonica, che questa volta, non potendo più fuoriuscire, si scioglie nel vino. La presenza dei lieviti inoltre contribuisce ad arricchire il prodotto finale di aromi e sapori unici

In poche parole, la presa di spuma coincide, dunque, con la seconda fermentazione. Dopo circa due settimane dall'imbottigliamento del vino, lo zucchero fermentescibile ha già subito il suo processo di trasformazione in etanolo e anidride carbonica.

Nel periodo che segue, il lievito inizierà a consumare lentamente tutte le scorte, degradando componenti cellulari e sostanze di riserva, fino a quando, intorno ai novanta giorni, iniziano i processi autolitici. Durante questa fase continua a proseguire l'attività degli enzimi del lievito, anche se non si potrà più rilevare nessuna traccia di lievito vitale. Gli enzimi idrolitici continueranno a lavorare andando a degradare a poco a poco tutte le componenti cellulari, tranne la parete, che pur subendo numerosi stress non verrà rotta.

Per ottenere questo, l'affinamento deve essere lungo e lento, in modo da formare bollicine persistenti, numerose e dalla grana fine. In funzione dei vitigni utilizzati, della zona di produzione e del corpo desiderato, questa fase può durare anche dai sette agli otto anni.

A tal fine, l'Istituto Italiano Spumante Classico ha stabilito che la maturazione sulle fecce deve durare minimo quindici mesi, a partire dal momento dell'imbottigliamento, e di ventiquattro mesi per gli spumanti millesimati. Durante questo periodo anche a Pian delle Vette Cantina di Montagna le bottiglie sono sottoposte allo sbancamento, che consiste nello smontare le cataste di bottiglie e ricomporle per evitare che le fecce si incrostino sul vetro, favorendo così il contatto delle varie sostanze liberatesi per autolisi con la massa liquida. 

Lo scuotimento.

Nel momento in cui si ritiene che lo spumante abbia quasi concluso l'affinamento sui lieviti, le bottiglie vengono riposte su dei particolari cavalletti in legno con fori sagomati, detti Pupitre. Successivamente, un po' alla volta, si effettuano i Remuage con rotazioni e vari scostamenti che portano le bottiglie dalla posizione orizzontale a quella verticale, provocando così il distacco dei residui dei lieviti dalle pareti ed il loro accumulo vicino al tappo, nella bidulè. 

Un tempo questa operazione di rotazione (Remuage) veniva praticata manualmente da operai specializzati che ruotavano giornalmente circa 15.000 - 20.000 bottiglie; oggi è diventata sempre più meccanizzata, grazie all'utilizzo delle Giropalette, grandi ceste rotanti contenenti le bottiglie, introdotte in commercio dai produttori spagnoli di Cava. 

Ultimato il Remuage, le bottiglie passano alla successiva fase della sboccatura, anche se vi è la possibilità che possano essere conservate in punta, in posizione verticale e capovolta, in modo tale da perfezionare l'evoluzione del vino a contatto con i lieviti, evitando che si attacchino alle pareti, come potrebbe succedere se fossero conservate in posizione orizzontale.

La sboccatura.

Finalmente arriva per lo spumante il momento di essere messo in commercio. Proprio a questo scopo, viene effettuata la sboccatura. In passato anche questa operazione era eseguita dall'uomo; il tecnico di cantina stappava la singola bottiglia da dove, per effetto della sovrappressione, usciva fuori il residuo in fecce formatosi sotto il tappo, poi prontamente provvedeva a ritappare la bottiglia.

Oggi si utilizza una macchina che permette di congelare il collo delle bottiglie e quindi di effettuare la successiva stappatura ed il successivo rabbocco. 

La velocità di traslazione del nastro è determinata in modo tale che al termine del percorso si sia formato un piccolo cilindro di ghiaccio di un paio di centimetri, che ingloba il vino e le fecce compattate nella bidule. La macchina scarica le bottiglie in posizione normale e le trasferisce alla postazione successiva, dove viene asportato il tappo a corona; la pressione interna riesce ad espellere il ghiaccio, lasciando il vino privo della più piccola particella in sospensione, perfettamente limpido. 

Il dosaggio.

Dopo la sboccatura si deve procedere a rincalzare ulteriormente la bottiglia aggiungendo un ulteriore Liquer D'Expedition o "sciroppo di dosaggio", la cui ricetta viene custodita segretamente da ogni produttore vinicolo italiano.

Nella maggior parte dei casi, lo sciroppo di dosaggio è composto da vino e zucchero (molto raramente distillato) e spesso viene invecchiato in barrique

Nel caso in cui si rabboccasse con uno sciroppo di dosaggio privo di zuccheri, si otterrà un prodotto denominato Pas Dosè. Una volta aggiunto il liquer d'expedition, le bottiglie vengono rabboccate con una modesta aggiunta dello stesso vino, in modo tale che il livello sia uguale in ogni bottiglia e sia identica anche la quantità di aria intrappolata sotto il tappo. 

La tappatura finale e il confezionamento.

Dopo la colmatura ogni bottiglia viene sigillata con un tappo di sughero a forma di fungo di ottima qualità, in grado di garantire elasticità oltre alla robustezza.

Successivamente sul tappo viene applicato un dischetto metallico (detto capsula) e la gabbietta metallica per evitare che esso, a causa dell'elevata pressione, possa fuoriuscire, Il tutto è avvallato da un particolare involucro in foglio d'alluminio (detto capsulone), che è quello che verrà strappato in fase di apertura della bottiglia. 

Tappo, capsula e capsulone sono di solito contrassegnati genericamente, riportando ad esempio il nome / logo della denominazione cui si riferisce lo spumante, oppure con il nome o logo dell'imbottigliatore.

Una volta tappate le bottiglie vengono fatte ruotare su sè stesse per permettere che lo sciroppo di dosaggio si amalgami bene con il resto del prodotto, dopodichè vengono lavate e vestite di etichetta, contro-etichetta, collarino e capsulone. Le bottiglie infine vengono tenute nuovamente a riposo in cantina per qualche mese.

Uno spumante prodotto con il metodo classico per poter essere definito di alta qualità deve avere aspetto brillante e trasparenza cristallina, colore paglierino tenue, perlage persistente e finissimo, profumo delicato e fragrante, che ricordi vagamente l'uva utilizzata ma presenti sentori legati a quello dei lieviti, gusto fresco, piacevolmente acidulo, fine ed equilibrato; il giudizio finale deve essere armonico come accade nel nostro Mat'55.   

 

 

 

 

 

 

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Alla scoperta della Viticoltura di Montagna.

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Molto spesso si sente parlare in televisione e sul web di viticoltura eroica, come sinonimo di viticoltura di montagna, oppure di coltivazione della vite in zone montane o collinari impervie, difficili e ad altitudini elevate.

Proprio per fare maggiore chiarezza al riguardo, il Cervim, Centro di Ricerca, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura di Montagna, ha stabilito alcuni criteri di questa particolare coltivazione della vitis vinifera: pendenza del terreno superiore al 30%, altitudine superiore ai 500 metri sul livello del mare, vigne su terrazze e gradini, viticoltura delle piccole isole.

Proprio per la sua conformazione geografica, con l'arco alpino a nord e la catena appenninica che ne attraversa la dorsale, l'Italia presenta molte zone di viticoltura eroica.

Stiamo parlando di una coltivazione della vite e di una produzione di vino molto spesso legate ad un'economia agricola antica e tradizionale.

Si tratta per lo più di un lavoro faticoso che richiede tempo, energie, tanti sacrifici, investimenti economici ed impegno diretto dell'uomo, non sostituibile di certo con quello meccanizzato. 

Proprio per questi ed altri motivi, nel corso dei secoli questa forma di viticoltura è stata presto abbandonata, per lasciare spazio all'introduzione dei vigneti in zone di bassa collina o in pianura, coltivati con sistemi di meccanizzazione anche delle loro vendemmie. 

Lo sviluppo industriale dell'immediato dopoguerra ha inoltre favorito e accelerato la comparsa di questo processo. Il sogno ed il mito della modernità cittadina e del lavoro in fabbrica, hanno generato un profondo cambiamento socio - economico del nostro Paese, che proprio in nome dell'industrializzazione di massa e del primo progresso tecnologico, ha abbandonato le tradizioni rurali e agricole di un tempo

Tuttavia, praticare la viticoltura di montagna, oggi come in passato, vuol dire puntare sulla qualità dei prodotti che sfuggono, almeno in parte, alle logiche di abbattimento dei costi di produzione perseguiti con l'accanimento della viticoltura normale.

In passato la viticoltura eroica veniva descritta come una viticoltura molto importante per gli aspetti sociali e culturali che preservava, esaltando le capacità dei vignaioli di un tempo di aver saputo diligentemente utilizzare tecniche agronomiche particolari per rendere accessibili ai fini produttivi zone impervie caratterizzate dalla presenza di forti pendenze, dalla fragilità dei suoli caratterizzati da forti tendenze all'erosione e all'impossibilità di utilizzare qualsiasi sistema di meccanizzazione

Oggi questa viticoltura si presenta come un modello in grado di promuovere e valorizzare le risorse naturali in modo sostenibile, risultando così più autonoma rispetto alle zone viticole normali. Molto spesso i territori interessati alla viticoltura di montagna svolgono un importante ruolo di controllo dell'erosione e di mantenimento della biodiversità naturale, scongiurando così il pericolo di abbandono di queste terre.

Certamente in Provincia di Belluno l'Azienda Agricola Pian delle Vette, situata ai piedi delle Vette Feltrine, a 600 metri sul livello del mare, nell'area del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, è l'esempio di una Cantina di Montagna che ha saputo progettare il proprio lavoro facendo dell'impegno e della passione per il vino e per l'ambiente il vero motivo del proprio operare e credere.

Per rispettare questi principi, quest'azienda si è data una dimensione a misura d'uomo, tale da permettere una completa autonomia nella gestione operativa, affinchè tutte le operazioni colturali siano mirate alla salvaguardia della fragilità dell'ecosistema.

Consapevoli di operare in un ambiente difficile, ma appartenente a quelle realtà enologiche italiane di grande pregio storico, culturale e paesaggistico, ogni decisione è stata ed è dettata dal rispetto di precise regole.

Ad esempio, la scelta varietale ha fatto ricorso a quelle selezioni che più si adattano all'ambiente di montagna e che maggiormente possono farsi portavoce dei rigidi inverni, dei sensibili sbalzi termici notte / dì e delle ristrettezze nutritive dei suoli.

I vini prodotti a Pian delle Vette ricordano l'armonia del paesaggio, la quiete dei luoghi di montagna, il benessere dei vigneti e la ricca biodiversità che li arricchisce di profumi e aromi garantendo tipicità e unicità. 

Ogni vigneto rappresenta una piccola nicchia studiata per valorizzare l'interazione tra la vite e l'ambiente per ottenere così vini di alta qualità, che siano vera espressione del terroir di montagna,  lontani dal rispetto di mode e tendenze del momento. 

L'estensione dei vigneti, che privilegiano l'esposizione dei grappoli e delle foglie al sole, è di due ettari e mezzo su cui crescono le bacche rosse tipo Pinot Nero, Teroldego, Gamaret e Diolinoir, le bacche bianche Chardonnay, Muller Thurgau e Traminer Aromatico. Quattro di queste varietà fanno parte dell'IGT Vigneti delle Dolomiti (Pinot Nero, Teroldego, Muller Thurgau e Traminer) 

Oggi la Società Agricola Pian delle Vette è gestita da Egidio D'Incà e Walter Lira, due noti imprenditori feltrini che, dopo aver svolto varie esperienze professionali di successo in diversi settori economici, sono riusciti a coronare il loro sogno di dedicarsi al mondo della viticoltura, riuscendo a rilanciare in pochi anni la loro Cantina di Montagna sia a livello di brand, sia a livello di produzione, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti ufficiali per l'alta qualità dei vini

Fondamentale resta il principio che ispira  tutto il loro impegno e che si basa sulla volontà di avvicinare il consumatore finale al proprio prodotto attraverso una trasparenza di informazioni, per spiegare la purezza dei vini a chi sa apprezzare davvero i "silenzi" della vita. 

In conclusione, Pian delle Vette rappresenta sicuramente un modello di viticoltura di montagna che negli anni è riuscita a dimostrare come anche in queste zone impervie e di non facile coltivazione dei vigneti, si riesca a fare agricoltura di qualità, riuscendo a coniugare sapientemente tradizione e tecnologia, nel pieno rispetto della natura e delle antiche tradizioni locali.   

  

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I vini Pian delle Vette protagonisti su Gustibus in onda su La 7

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Domenica 24 dicembre, l'Azienda Agricola Pian delle Vette è stata protagonista nella trasmissione televisiva Gustibus in onda su La 7, dedicata alla scoperta del patrimonio enogastronomico del nostro Paese e alle professioni che per esso lavorano. Ogni domenica mattina il programma condotto da Roberta De Matthaeis racconta ai telespettatori territori italiani defilati e poco conosciuti che, però, custodiscono veri e propri tesori paesaggistici ed enogastronomici che meritano di essere conosciuti e valorizzati.

In ogni puntata lo storytelling dei luoghi si incrocia con quello delle produzioni agroalimentari gastronomiche tipiche, accuratamente selezionate in collaborazione con "La Tavola Italiana", associazione no - profit che certifica la qualità delle filiere alimentari, e l'eccellenza delle materie prime impiegate nelle tecniche di lavorazione.

Nella puntata andata in onda il giorno della vigilia di Natale, ampio spazio d'approfondimento è stato dedicato all'Azienda Agricola Pian delle Vette di Vignui di Feltre, nata nel 2000 grazie ad un finanziamento Interreg, ed oggi acquisita e gestita da Egidio D'Incà e Walter Lira, due noti imprenditori feltrini che l'hanno saputa rilanciare sia a livello di brand, sia a livello di produzione, ottenendo numerosi premi e riconoscimenti ufficiali per l'alta qualità dei propri vini di montagna, riuscendo così a fare dell'impegno e della passione per il vino e per l'ambiente, il vero motivo del proprio operare e credere.

Per rispettare questi principi, i due soci hanno voluto dare alla propria azienda agricola una dimensione "a misura d'uomo" tale da permettere una completa autonomia nella sua gestione operativa, affinchè tutte le operazioni colturali siano mirate alla salvaguardia della fragilità dell'ecosistema. 

Consapevoli di operare in un ambiente difficile, ma appartenente a quelle realtà enologiche italiane di grande pregio paesaggistico, storico e culturale, ogni loro decisione è stata ed è tutt'oggi dettata dal rispetto di alcune regole. Ad esempio, la scelta varietale ha fatto ricorso a vitigni autoctoni locali e a quelle selezioni che più si adattano all'ambiente delle Dolomiti Bellunesi e che maggiormente possono farsi portavoce dei rigidi inverni, dei sensibili sbalzi termici notte / dì e delle ristrettezze nutritive dei suoli.

La gestione annuale dei vigneti privilegia l'esposizione dei grappoli e delle foglie al sole, tanto che i vini ricordano l'armonia del paesaggio, la quiete dei luoghi di montagna, il benessere dei vigneti e la ricca biodiversità che li arricchisce di profumi e aromi garantendo tipicità e unicità.

Pian delle Vette Cantina di Montagna ogni vigneto rappresenta una piccola nicchia studiata appositamente per promuovere e valorizzare l'interazione tra la vite e l'ambiente circostante per ottenere così vini unici, con un'autentica espressione del terroir di montagna lontano da mode e tendenze del momento.

Fondamentale resta il principio che ha ispirato l'impegno e il duro lavoro portato avanti negli anni dai due imprenditori vinicoli bellunesi che si basa sulla volontà d far avvicinare il consumatore finale al proprio prodotto, attraverso una particolare esperienza degustativa e una piena trasparenza d'informazioni, per spiegare la purezza e la qualità dei propri vini delle Dolomiti Bellunesi a chi sa davvero apprezzare i "silenzi" della vita.

L'estensione dei vigneti che si trovano a Vignui di Feltre, è di 2 ettari e mezzo su cui crescono le bacche rosse tipo Pinot Nero, Teroldego, Gamaret e Diolioner, le bacche bianche Chardonnay, Muller Turgau e Traminer Aromatico

Quattro di queste varietà fanno parte dell'IGT delle Dolomiti (Pinot Nero, Teroldego, Muller Turgau e Traminer) mentre dal 2013 il vino spumante è DOC Serenissima. 

Qualche giorno fa i due noti imprenditori agricoli bellunesi hanno avuto l'onore di accompagnare i reporter dell'emittente televisiva La 7 a visitare la loro Cantina di Montagna e i vigneti, dove è stata anche registrata un intervista ad Egidio D'Incà sulle eccellenze culinarie venete

Durante le riprese, non sono mancati gli aneddoti come quello legato alla scelta del nome dato allo spumante Metodo Classico Mat'55 - Millesimo 2009 - Sublimazione dell'Attesa.  Come hanno avuto modo di spiegare i due imprenditori vitivinicoli, questo particolare nome deriva dal fatto che entrambi i soci di Pian delle Vette sono nati nel 1955 e, nonostante i prestigiosi traguardi e riconoscimenti ufficiali ricevuti nel corso degli anni, oggi, c'è ancora chi sostiene che siano stati davvero matti a voler intraprendere questa loro avventura nel mondo del vino.

 

 

 

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"Una Montagna di vino" Storie di viticoltura eroica.

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Anche quest'anno l'Enoteca Contemporanea di Feltre promuove il territorio delle Dolomiti Bellunesi valorizzando quello che di buono e unico riescono ad offrire oggi i viticoltori della montagna bellunese

Un percorso strutturato in cinque appuntamenti dove verranno svelati i volti e le storie di otto Cantine Dolomitiche con la possibilità di degustare i loro vini di alta qualità accompagnati da ricette tipiche della cucina veneta e bellunese.

Martedì 14 novembre 2017 vi invitiamo a venire ad assaggiare alcuni dei nostri vini: il Granpasso wine of the year 2017 della Via Claudia Augusta Altinate, lo Gnomè, Scalon, Ampelusia, Traminer Aromatico, Muller Thurgau, Croda Bianca, Dumalis che saranno abbinati a prodotti tipici del territorio locale. 

Non ci saranno il Mat'55 ed il Pinot Nero che comunque potete sempre trovare all'Enoteca Contemporanea di Feltre

Oltre a questo evento Paolo Grando, titolare del locale, ha organizzato un corso - in collaborazione con la Sommelier Alessandra Dinato - per far conoscere a tutti i vini del mondo attraverso l'esplorazione di alcune tra le più significative combinazioni di luoghi e di vitigni storici

Un viaggio che partirà il 6 novembre 2017 con una prima lezione dedicata all'approfondimento dei vini dell'Australasia, per proseguire poi il 28 novembre alla scoperta dei  vini del Libano e del Sud Africa; il 13 dicembre sarà la volta dei vini americani, mentre il 24 gennaio 2018 si parlerà dei vini dell'Europa del Nord, per concludere il percorso il 21 febbraio 2018 con i vini dell'Europa Mediterranea.

E' questa la ricca e variegata proposta dell'Enoteca Contemporanea alla quale Pian delle Vette Cantina di Montagna vi invita a partecipare per scoprire non solo le nostre eccellenze vitivinicole bellunesi, ma anche l'origine e la storia dei più importanti vini provenienti da ogni parte del mondo

Per maggiori informazioni, visitate la pagina Facebook dell'Enoteca Contemporanea raggiungibile al seguente link: www.facebook.com/enotecacontemporanea/

 

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A Pian delle Vette si vendemmia!

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Quest'anno a Pian delle Vette la vendemmia è iniziata il 28 agosto 2017, in anticipo di ben 15 giorni rispetto all'anno scorso, partendo naturalmente con le basi spumanti, ovvero quelle che ci permetteranno di degustare nel 2024 uno dei nostri vini fiore all'occhiello: il MAT' 55 - Sublimazione dell'attesa.

Prima il Pinot Nero poi lo Chardonnay, questi sono i due vitigni che sicuramente ci regaleranno presto emozioni forti ed uniche.

Nel rispetto delle tradizioni vitivinicole di un tempo, la vendemmia 2017 si è svolta manualmente selezionando i migliori grappoli d'uva che sono stati raccolti in cassette di plastica e stoccati per una notte in una cella frigorifera ad una temperatura di 10°C- 12°C per evitare l'insorgere di possibili fermentazioni spontanee che avrebbero potuto compromettere la qualità finale del mosto.

Successivamente, si è svolta la pigiatura morbida dell'uva utilizzando una pressa pneumatica che ci ha consentito di prelevare il fiore mosto per garantire il massimo della qualità al nostro  futuro MAT' 55.

Infine è stato avviato il processo di fermentazione del vino che rappresenta un momento magico che determinerà il successo del nostro lavoro e, soprattutto, la qualità dei nostri vini di montagna prodotti a Vignui di Feltre, un piccolo borgo della Città di Feltre immerso nella natura ancora incontaminata del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. 

La vendemmia a Pian delle Vette Cantina di Montagna.

 

 

 

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Storia dei nomi dei vini - terza parte.

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Anche questa settimana, continua la nostra rubrica informativa dedicata alla storia dei nomi dei vini tratta dal libro Roma Caput Vini "la sorprendente scoperta che cambia il mondo del vino". 

In questo nuovo articolo vi parleremo dell'origine storica di due pregiati vini: Borgogna e Pinot Nero. 

PAGUS AREBRIGNUS - BORGOGNA.

Si deve allo storico francese Roger Dion la descrizione del percorso della vite romana nella sua avanzata verso nord. Un itinerario militare e commerciale attraverso il quale la pianta si fa letteralmente strada, approdando in alcune terre che saranno celebri per la loro produzione vitivinicola. 

Dion individua nel IV secolo d.C. il primo insediamento della vite in Borgogna, e lo fa citando un documento storico molto rilevante. Nel 312 d.C. gli abitanti di Augustodunum (Autun) e i viticoltori della Borgogna, allora battezzata Pagus Arebrignus, affidarono al retore Eumene una supplica - rivolta all'imperatore Costantino - con la quale chiedono esenzioni fiscali in ragione del pessimo stato dei loro vigneti malconci, se paragonati ai floridi impianti del bordolese: <<I vigneti del Pagus, >> attacca l'oratore, << pur essendo invidiati da tutti, sono in uno stato pietoso; sono stretti fra le cime rocciose delle colline e la pianura acquitrinosa dove la brina rovina i raccolti. In questa stretta fascia le viti sono tanto vecchie da essere esauste, ed è impossibile lavorare la terra per via dell'intrico di vecchie radici. >>

Questa rappresenta una pagina storica per l'enologia francese, che ci consente di provare come lungo la Còte d'Or (diminutivo di Còte d'Orient) i vigneti fossero già all'epoca collocati, grosso modo, nelle stesse posizioni di oggi. Quanto alla data esatta dell'insediamento della prima vite in Borgogna, non tutti i ricercatori concordano con quella indicata da Dion.

Secondo Rolande Gadille bisogna risalire ad alcuni secoli prima, come testimonierebbero alcuni ritrovamenti a Gevrey Chambertin, con reperti risalenti al 100 d.C. circa. Di più, la terra di Borgogna non ci dice.

ALLOBROGICA - PINOT NERO.

Per quanto concerne il Pinot Nero, è possibile risalire attraverso il suo nome sino al VI secolo, quando in Borgogna il vitigno è già noto, anche se non con il suo nome attuale. All'epoca i vigneti erano costituiti da piante molto vecchie sostenute da alberi, disposte senza ordine e moltiplicate per propaggine, con l'aspetto di una vegetazione inestricabile. E' la cosiddetta viticoltura per protezione.

Sappiamo, inoltre, che alle latitudini della Borgogna viene coltivato un vitigno molto robusto. E' Columella a narrare l'Allobrogica come una vite a foglie rotonde e che sopporta il freddo, il cui vino si conserva con l'invecchiamento e ama i terreni magri per la sua elevata fertilità.

La certezza che l'Allobrogica sia davvero l'antenata del Pinot Nero non l'abbiamo, anche se non sono pochi gli studiosi che attribuiscono alle parole di Columella il fatto di descrivere le foglie e il grappolo dell'odierno frutto di Borgogna.

Non mancano però teorie contrapposte: in verità il nome Pynos riferito al grappolo del Pinot Nero fa la sua comparsa solo nel XII secolo, quando si parla di Pinoz al plurale, come famiglia varietale.

Ecco l'Allobrogica reinterpretata non come un vitigno ma geneticamente come l'insieme delle uve e delle viti - selvatiche e non - coltivate in Savoia, nel Jura e poi nella Francia meridionale, oppure la tesi di Jacques Andrè e dell'ampelografo Louis Levadoux secondo i quali all'epoca romana l'Allebrogica era costituita da una popolazione di proto - Mondeuse, che avrebbe in seguito dato vita all'odierna Mondeuse e al Syrah.

In conclusione, ciò che è storicamente accertato è che la Borgogna vitivinicola nasce nel 50 a.C., fra le stesse basse colline oggi famose nel mondo e allora battezzate Pagus Arebrignus, grazie agli impianti che i romani vollero creare e sviluppare.   

 

 

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Il Pinot Nero è in fermento.

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Pinot Nero che passione! Questo è forse l'unico vitigno internazionale che ha una schiera di fan, anche se da molti viene definito un vino al femminile ma non è così.

La capitale di questo vino è in Borgogna, con qualche appendice in Oregon, ma negli ultimi anni in Italia, persino nei luoghi più impensati, sono nate macchie di questo vitigno, non certo facile da coltivare e produrre.

All'inizio degli anni Settanta uno dei pionieri è stato Enrico Vallania (vigneto delle Terre Rosse), poi è comparso il Pinot Nero di Tenuta Bagnolo dei Marchesi Pancrazi, prodotto a seguito di un fortuito errore: il vivaista fornì, al posto del Sangiovese, le barbatelle di Pinot Nero.

Sempre a partire dagli anni Settanta nasce in Alto Adige, nel territorio di Mazzon, il fenomeno che più di ogni altro segna la storia di questo vino in Italia.

Nel tempo si sono affermati diversi produttori del territorio di Mazzon: in primis Gottardi, poi Carlotto, Brunnenhof, Maso Barthenau, Haas.  Nel territorio di Appiano Toscano, in Lunigiana, Garfagnana, Mugello e Casentino, sono fioriti diversi produttori di questo vino.

E se un nuovo squillo arrivasse anche dalle Dolomiti Bellunesi, magari a partire dal Pinot Nero dell'Azienda Agricola Pian delle Vette?

Il gastronauta Davide Paolini, colui che ha scelto di mangiare con la propria testa, capace di godere dei sapori più ruspanti non accontentandosi dei luoghi comuni culinari, conduttore radiofonico su Radio 24 con la trasmissione "il Gastronauta", nella puntata di sabato 20 maggio ha recensito il Pinot Nero annata 2012 - raffinatezza ed eleganza, medaglia d'oro al BeoWine Fire di Belgrado, prodotto dalla nostra Azienda Agricola Pian delle Vette, situata ai piedi delle Vette Feltrine nell'area del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.

Ascolta la sua recensione, cliccando sul seguente link:

Il Gastronauta - Trasmissione del 20 maggio 2017

http://www.radio24.ilsole24ore.com/programma/il-gastronauta/puntate

 

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I "Vini Pian delle Vette" protagonisti al FuoriSalone di Milano.

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Grazie all'occhialeria Luxol, nata nel 1969 dalla passione di una famiglia nel cuore del Distretto Industriale dell'Occhiale a Lozzo di Cadore, Pian delle Vette sarà quest'anno presente al FuoriSalone 2017, manifestazione clou che si svolge ogni anno a Milano in concomitanza al Salone del Mobile, in scena nei padiglioni di RHO Fiera nel mese di aprile.

Il FuoriSalone nasce come iniziativa autonoma da parte delle aziende che operano nel settore dell'arredamento e del design industriale nei primi anni 80.

Con il passare del tempo, l'evento si è esteso a molti altri settori affini, tra cui l'auto motive, tecnologia, arte, moda e food.

Martedì 4 aprile è iniziata ufficialmente la Design Week, 6 giorni non stop di eventi che coinvolgeranno tutta la città.

In concomitanza con lo svolgimento del Salone del Mobile le vie del centro di Milano si stanno sempre più animando di mostre, presentazioni di nuovi brand e prodotti, installazioni e allestimenti vari, ma anche tanti party ed eventi.

Proprio in questi giorni l'occhialeria Luxol è impegnata nell'esposizione a Tortona, presso COOL HUNTER Italy Temporary Space, delle collezioni del suo neonato brand di occhiali da sole denominato T(eye)M.

Le nuove creazioni rappresentano una rivisitazione creativa e di design che accosta gli stili tipici degli anni passati a materiali sempre più all'avanguardia e di ultima generazione.

Nella giornata di domenica 9 aprile alle ore 17:30, presso lo spazio dedicato al brand T-eye - M, verrà organizzato "Icons Party", un esclusivo aperitivo che svelerà al pubblico le grandi icone del passato che hanno ispirato l'ideazione e lo sviluppo delle prime collezioni T (eye)M.

Per il brindisi di benvenuto al party, l'occhialeria Luxol ha scelto di affidarsi al vino MULLER THURGAU, Frizzante a rifermentazione in bottiglia come tradizione vuole, dal profumo intenso ed aromatico che ricorda la rosa, la pesca e l'albicocca, a cui seguono note leggere di pane e lievito, prodotto dall'Azienda Agricola Pian delle Vette di Feltre, eccellenza vinicola nelle Dolomiti Bellunesi.

L'Azienda, nata all'inizio del 2000 grazie ad un finanziamento Interreg, è stata acquisita l'8 giugno 2016 dai due imprenditori feltrini Egidio D'Incà e Walter Lira, che l'hanno saputa rilanciare come produzione e marchio.

Ciò che accomuna i due imprenditori è la passione per il proprio territorio e il desiderio di creare un modello esemplare di agricoltura, puntando sulla qualità rispettando l'ambiente

Il vigneto e la cantina si trovano a Vignui, su questi terroir crescono le bacche rosse tipo Teroldego, Gamaret e Diolioner, oltre al Pinot Nero, le bacche bianche Chardonnay, Muller Thurgau e Traminer.

Quattro di queste varietà fanno parte dell'Igt Dolomiti (Pinot Nero, Teroldego, Muller e Traminer); dal 2009 viene prodotto uno spumante metodo classico (Pinot Nero / Chardonnay 50/50) millesimato che rimane a riposo sui lieviti per 72 mesi.

Due prestigiosi risultati hanno recentemente incoronato un'eredità degna del nuovo cambio di gestione: in occasione della partecipazione al BeoWine Fair di Belgrado (la più grande fiera del settore vitivinicolo del Sud Est Europa), l'Azienda Agricola Pian delle Vette si è vista consegnare una medaglia d'oro per il Pinot Nero 2012 e una d'argento per il GranPasso del 2010. 

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We are open on Saturday from 9 to 12 and from 15 to 18.
The other days of the week we are in winery occasionally,
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